lunedì 27 maggio 2019

Michael Jackson: i dubbi sul documentario "Leaving Neverland"

Chi è l'accusatore Wade Robson
Il ballerino e coregrafo Wade Robson, che in passato ha lavorato con Britney Spears ed è apparso nelle serie "So You Think You Can Dance" su Fox, fu chiamato a testimoniare nel 2005 nel processo Arvizo, negando allora con decisione che Jackson lo avesse mai infastidito e affermando sotto giuramento che
"mai niente di inappropriato era accaduto con il Signor Jackson".
Thomas Mesereau, il brillante legale che difese Michael Jackson, scelse come primo testimone per la difesa di Jackson lo stesso Wade Robson, che ora sostiene di essere stato molestato da MJ quando era bambino.

Nel 2005, Robson - come affermato da Mesereau - era «irremovibile» sul fatto che Jackson non gli avesse mai fatto nulla di male.

Anche la madre e la sorella di Robson affermarono le stesse cose.
I Robson volarono dall'Australia per il processo. Rimasero a Neverland, e Mesereau li interrogò ripetutamente.

Mesereau, dopo la prima di Leaving Neverland, ha dichiarato:
«Trovai Wade eloquente e simpatico. Difese strenuamente Michael. Sua madre e sua sorella lo sostennero con le loro dichiarazioni. Sul banco dei testimoni, Wade fu sottoposto a un pubblico ministero accanito. Sono scioccato dal fatto che abbia assunto una posizione così diversa rispetto a ciò che mi disse e che testimoniò in tribunale».
Quando il cantante morì, il 25 giugno 2009, Robson scrisse sui social: "Michael Jackson ha cambiato il mondo e, più personalmente, la mia vita per sempre. Lui è il motivo per cui ballo, il motivo per cui faccio musica e uno dei principali motivi per cui credo nella pura bontà del genere umano.
E’ stato un mio caro amico per 20 anni. La sua musica, il suo movimento, le sue personali parole di incoraggiamento e di ispirazione e il suo amore incondizionato vivranno per sempre dentro di me. Lui mi mancherà immensamente, ma so che ora è in pace e incanta il cielo con una melodia e un Moonwalk".

L'Estate di Michael Jackson si fidò di lui e lo coinvolse nel 2012 nella lavorazione dello show del Cirque du soleil dedicato a Michael , il fortunato "Immortal", ma in seguito lo licenziò, insoddisfatta del suo lavoro.

Nel 2013 Robson, quattro anni dopo la morte del Re del Pop, affermò ex abrupto di essere stato molestato quando era bambino da Michael Jackson e intentò due cause milionarie per risarcimento dei danni morali contro l'Estate del cantante per i presunti abusi.

Nel 2017 due diversi collegi giudicanti rigettarono le accuse intentate per mancanza di prove.

Secondo il giudice della Corte Superiore di Los Angeles Mitchell Beckloff, oltre all'insussistenza del fatto, il motivo alla base del rigetto delle accuse da parte del giudice è che Robson abbia atteso troppi anni per sporgere denuncia contro Jackson, addirittura il maggio del 2013, quasi 4 anni dopo la sua morte.

Davvero singolare che, con questi precedenti ben noti alla stampa, il Sundance film festival, diretto dall'esperto Robert Redford, abbia accettato di proiettare un documentario che appare assai poco credibile, anche nella durata monstre di quasi quattro ore, in una ricerca fin troppo evidente della morbosità a tutti i costi.


La verità sul rapporto di Jackson con i bambini
Ma facciamo un salto indietro nel tempo al 1993, per capire meglio come sia nata la leggenda metropolitana della supposta pedofilia dell’artista, una brutta storia che si è autoalimentata nel tempo di veleni, sospetti e falsità, fino a distruggere di fatto la sua reputazione e, di conseguenza, la sua carriera.

Jackson fu accusato per la prima volta nel 1993, all’apice del successo, da Evan Chandler, padre di un tredicenne, Jordan Chandler.

L’amicizia tra suo figlio e il cantante fu inizialmente ben accolta da Evan Chandler, più interessato a una carriera di sceneggiatore a Hollywood che a quella di dentista.

L’uomo cercò di sfruttare l’amicizia del figlio con il Re del Pop per ottenere finanziamenti per la realizzazione di quattro film, di cui aveva già scritto le sceneggiature, ma il cantante, su suggerimento dei suoi consiglieri, non cedette mai alle continue richieste di denaro.

La prospettiva di veder sfumati i suoi sogni di gloria, unita alla gelosia per il rapporto sempre più solido tra Jordan e Michael, che l'aveva sostituito come figura paterna, convinse il dentista a mettere in piedi un piano ben congegnato per ottenere denaro dalla popstar, con l’accusa più infamante per un benefattore di bambini: quella di aver abusato sessualmente di suo figlio.

Chandler senior chiamò un avvocato senza scrupoli, Barry Rothman, per intentare una causa per la custodia del figlio e, successivamente, per intavolare una lunga trattativa con i legali del cantante, avanzando una richiesta di venti milioni di dollari per risolvere la vicenda senza intentare una causa civile.

Nel libro 'Redemption', Geraldine Huges, allora segretaria legale dell'avvocato Rothman, parlò senza mezzi termini di estorsione. "La mia posizione è che Michael Jackson sia innocente per quanto riguarda le accuse di molestie sessuali e mi baso su fatti che avvalorerò nel corso del libro", ha scritto la donna nell'introduzione del libro. "Ho visto comportamenti, ascoltato dichiarazioni e letto documenti che erano più rivolti a pianificare un elaborato piano di estorsione che a perseguire la giustizia".

La vicenda si risolse con un accordo extragiudiziario con la famiglia, di cui in seguito lo stesso Jackson si sarebbe pentito, versando un assegno da 22 milioni di dollari per chiudere in fretta la questione su pressione della sua casa discografica, che non voleva ripercussioni sul tour in corso di Jackson.

Il cantante spiegò così la sua decisione:
"Ho chiesto ai miei avvocati se potevano garantirmi che sarebbe stata fatta giustizia. Mi hanno risposto che non c'è garanzia per ciò che un giudice o una giuria possono decidere. Perciò ho deciso che dovevamo fare qualcosa per mettere fine all'incubo. Io e i miei legali ci siamo riuniti e abbiamo preso la decisione unanime di chiudere il caso".
L’avvocato dell'artista, Tom Meserau, ha confidato: “E’ vero che per lui erano spiccioli, ma fu un errore gravissimo, creò un precedente e qualcuno deve aver pensato, perché lavorare se si possono estorcere quattrini a Jackson? Michael fu consigliato male dal suo staff, la cui unica preoccupazione era quella di perdere somme di denaro, magari essere costretti ad annullare gli spettacoli per via del processo”.


Il processo Garvin Arvizo
Ancora più infamanti le accuse rivolte anni dopo da Gavin Arvizo, un tredicenne che Jackson aveva aiutato a guarire dal cancro. Arvizo accusò il Re del Pop di abusi sessuali sull'onda dell’eco mediatica creata dallo speciale televisivo Living with Michael Jackson del giornalista britannico Martin Bashir, andato in onda il 3 febbraio.

Un perfetto esempio di cattivo giornalismo, nel quale, con un sapiente taglia e cuci di immagini e di spezzoni di interviste, fu messo in cattiva luce l’ex bambino prodigio dei Jackson Five.

Il processo iniziò il 31 gennaio 2005 e terminò il 13 giugno dello stesso anno, quando la giuria emise un verdetto unanime di "non colpevolezza" per tutti i quattordici capi d'accusa. La notizia dell’assoluzione di Jackson fu data dai media in modo fugace, per loro è sempre stato colpevole e, a quanto dimostrano gli ultimi accadimenti, lo è tuttora.</b>

Michael Jackson, che ha espresso tutta la sua rabbia nei confronti delle fantasiose ricostruzioni giornalistiche sulla sua vita privata nella corrosiva Tabloid Junkie, ha dichiarato: “La tecnica che usano i giornali è molto semplice: se continui a raccontare una bugia assurda, il lettore, a un certo punto, comincerà a pensare che sia vera”.

La giornalista Aphrodite Jones seguì il processo per conto della Fox. Riteneva anche lei colpevole il Re del Pop, ma in seguito cambiò idea e scrisse nel 2007 un libro, dall'inequivocabile titolo 'Il complotto'. “Quando in quell’aula – rivela la giornalista – il giudice pronunciò per 14 volte non colpevole, guardai Jackson in faccia e mi resi conto che la sua espressione era quella di un uomo grato, soddisfatto che giustizia fosse stata fatta, perché non era colpevole. Lì cambiai idea”.

Il cantante, pur sollevato da quelle terribili accuse, ne uscì distrutto dal punto di vista psicologico e artistico. Il suo fisico non ha retto a una dose eccessiva di Propofol, la sostanza che, incautamente somministrata dal suo medico curante Conrad Murray (condannato per omicidio colposo), l’ha ucciso il 25 giugno del 2009.


L'eredità artistica del Re del Pop
Oggi, a quasi 10 anni di distanza dal tragico evento, non c’è praticamente artista r&b contemporaneo, da Pharrell Williams a Robin Thicke, da Bruno Mars a Justin Timberlake, che non si ispiri apertamente al pop visionario e senza confini di Michael Jackson.

Il suoi passi vengono insegnati nelle scuole di danza moderna, i suoi album, sia di repertorio che postumi, vendono ancora migliaia di copie e ogni anno il numero dei suoi fan cresce in modo esponenziale.

Tutti sanno che appartiene a lui l’album più venduto della storia, il capolavoro 'Thriller', con cento milioni di copie (anche se alcuni sostengono che siano in realtà 66 milioni, comunque il primato non cambia), un numero che continua a crescere di anno in anno.

Un record meno conosciuto, ma ancora più importante, è quello certificato dal Guinnes dei primati di maggior filantropo nello show business, con quasi quattrocento milioni di dollari donati in opere di beneficenza e di filantropia, in particolare ospedali e orfanotrofi.


Ci auguriamo che il prossimo 25 giugno, decimo anniversario della morte del cantante, sia un giorno in cui sarà celebrata in tutto il mondo la genialità artistica di Jackson, senza sterili polemiche su accuse che sono già state ampiamente smentite nel corso di un processo.



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