Quattro anni dopo, stando a quanto riporta The Hollywood Reporter, aveva fatto causa agli eredi del cantante chiedendo che gli fosse riconosciuto il 15% dei guadagni fatti dal cantante nell'ultimo anno di vita e un pezzo degli introiti del film concerto "This is It", tra le altre cose, per una causa che era cominciata lo scorso 14 maggio per terminare, con un accordo tra le parti, solo cinque giorni dopo, come dichiarato in un comunicato stampa congiunto pubblicato sempre dal sito americano.
Perché era partita la battaglia legale
La nota stampa congiunta, pubblicata da THR recita: "I tenutari patrimoniali di Michael Jackson e l'ex manager di Michael Jackson Tohme Tohme confermano che hanno amichevolmente trovato un accordo riguardo la loro causa che era in corso presso la Corte Suprema di Santa Monica. Gli eredi riconoscono il suo impegno e lavoro per conto di Michael.
L'accordo confidenziale segna la risoluzione a una disputa contrattuale lunga quasi dieci anni".
Le parti però non danno ulteriori informazioni riguardo i termini finanziari dell'accordo. Tohme sosteneva di essere stato assunto dal cantante nel 2008 per tentare di evitare un pignoramento al Neverland Ranch con un contratto che prevedeva il 15% dell'indennizzo totale.
La difesa aveva sostenuto la non regolarità dell'accordo, spiegando che quell'accordo era inapplicabile, spiegando, ad esempio, che Tohme non aveva una regolare licenza quando firmò per il cantante, sottolineando come fu licenziato prima del fatidico 25 giugno del 2009 quando Michael Jackson fu trovato senza vita a causa di un'overdose di propofol.
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