Jesse: Buon giorno. Dio vi benedica. Buona Pasqua. Benvenuti a Keep Hope Alive Radio Show del reverendo Jesse Jackson. Vi auguro una felice e gloriosa Pasqua.
Che cosa posso dirvi sul nostro ospite questa mattina. Questo leggendario cantante, ballerino, cantautore, ha una carriera alle spalle di quaranta anni. E' diventata una star a soli undici anni. Era il leader del gruppo della Motown, i Jackson Five. Uno dei gruppi più famosi di tutti i tempi. Quattro singoli progressivamente al numero uno. Chi dimentica "I Want You Back", "ABC", "Pearl Mama's" o "I'll Be There"?
Ha iniziato la sua carriera da solista. Ha pubblicato una serie di singoli di successo tra cui "Got To Be There", "Rockin 'Robin" e "Ben". Ci siamo tutti meravigliati mentre continuava a scalare la vetta senza precedenti, con i suoi tre album più venduti di tutti i tempi: "Off The Wall", "Thriller" e "Bad". Infatti, "Thriller", è l'album più venduto di tutti i tempi. Ha venduto più di cinquantuno milioni di copie in tutto il mondo. Quincy Jones, il suo produttore, ha detto alla rivista Time: "La musica nera era passata in secondo piano per un lungo periodo". E' stato proclamato come l'artista più venduto di tutti i tempi. Il cantante più premiato che il mondo abbia mai conosciuto. L'artista più popolare nella storia dello show business. E non così modestamente, l'uomo più famoso del mondo. Stiamo parlando, naturalmente, del Re del Pop.
Il nostro mondo continua ad andare avanti ma, a proposito di questo genio, i membri della Keep Hope Alive Radio Show, hanno avuto l'opportunità di intraprendere un viaggio da Gary fino alla sua massima grandezza. Ascoltate il Re del Pop condividere la storia della sua vita come solo lui può raccontare. E' con grande orgoglio e piacere che vi porto questa mattina... Michael Jackson.
Jesse: Buongiorno Michael.
MJ: Buongiorno Jesse. Come stai?
Jesse: Bene, Bene, Bene, Bene. E' bello sentirti. Molte persone in giro per l'America, e non solo, stanno ascoltando la nostra conversazione.
Michael: Sì.
Jesse: Bene, Bene.
Michael: Bene.
Jesse: Non perdetevi questa bellissima conversazione con il Re del Pop, Michael Jackson. Torniamo subito con Keep Hope Alive Radio Show e il reverendo Jesse Jackson.
Jesse: Benvenuti con il Reverendo Jesse Jackson. Oggi abbiamo un ospite straordinario... Michael Jackson. Michael ci ha permesso di fare un viaggio dal "punto zero” fino all'universo. Buongiorno Michael.
Michael: Buongiorno Jesse. Come stai?
Jesse: Bene. Ti ricordi quando ci siamo incontrati nella 47a strada, molti anni fa. Tuo padre portò te e i ragazzi all'ufficio della stazione. Ti stavi esibendo al Teatro Regio. Te lo ricordi?
Michael: Sì, mi ricordo. E' stato tanto tempo fa. Ricordo vagamente.
Jesse: Cosa ricordi di quel periodo?
Michael: Oh, ricordo un po’ quello che indossavo, pantaloni a zampa d'elefante e ricordo l'amore che mi offriva il pubblico. Il supporto delle persone a quei tempi era proprio bello, la gente nera era fantastica. Sei sempre stato molto gentile con noi.
Jesse: Bene, Bene. Forse è stata la tua mamma a cucire quei vestiti?
Michael: Sì, lei li ha fatti. Ha sempre fatto tutti i nostri vestiti. Mia madre cuciva di tutto. Tutto ciò che abbiamo indossato alla Motown, era fatto da mia madre.
Jesse: Ricordo così bene quando Julius Griffin e tuo padre si avvicinarono e mi chiesero se potevate fare un’esibizione all'Expo. Abbiamo dovuto creare uno spazio nel nostro programma per farvi esibire.
Michael: [Ride] Mi ricordo quegli spettacoli. C'erano molti afro in quel momento.
Jesse: In quel periodo facevate parte della Motown. Chi vi ha scoperto?
Michael: Beh, in verità sono stati Gladys Knight e un ragazzo di nome Bobby Taylor. Facevano parte anche loro di questi spettacoli spesso divisi in atti. Si poteva fare solo un certo numero di canzoni e poi terminare. Loro erano sempre a questi spettacoli. Ci guardavano ed erano impressionati di ciò che sapevamo fare. Barry Gordy in un primo momento non era interessato. Alla fine ci ha amato e ci ha offerto il contratto. Dopo che firmammo, poiché Diana Ross era la star più grande del momento, l'ha utilizzata come mezzo per presentarci al pubblico. Il primo album si chiamava "Diana Ross Presents The Jackson Five".
Jesse: A quel tempo, chi era il tuo artista preferito?
Michael: Oh Dio, ho amato Diana Ross e uh, ho amato e ancora amo James Brown. Tutti questi artisti ancora oggi sono i miei preferiti. Amo anche Jackie Wilson, Sammy Davis Jr.
Jesse: Ti sei ispirato molto a Jackie Wilson?
Michael: Oh, sì certo! Tutti questi artisti mi hanno ispirato molto. Non ho potuto fare a meno di essere ispirato da questi grandi artisti.
Jesse: Più tardi, ricordo che a Los Angeles eri con Suzanne de Passe che è stata la madrina del gruppo e lei ti aveva accompagnato a fare shopping per comprare un paio di jeans.
Michael: Sì! Ricordo Suzanne de Passe, era meravigliosa. Era in parte il nostro manager insieme a mio padre e Tony Jones. Li ringrazio tutti dal profondo del mio cuore.
Jesse: Era una persona meravigliosa, e lo rimane ancora oggi.
Michael: Sì. Lei è stata molto utile nei primi giorni della nostra carriera, era una vera amica. Mi manca. Non la vedo da molto. Rimane una splendida persona come Berry Gordy.
Jesse: Michael, in questo periodo che io chiamo "punto zero", gli inizi a Gary, il Teatro Regio, la riunione con Barry Gordy per la Motown, se vorresti riflettere, quali sono i tuoi ricordi di quel tempo?
Michael: Quel tempo?
Jessie: Sì, com'è stato quel periodo a Gary, al Teatro Regio, l'incontro con Gladys Knight, la Motown. Insomma, di tutto quel periodo, cosa ti è rimasto più impresso nella mente?
Michael: Quel periodo per me risalta perché ero così giovane. Avevo otto, otto o nove anni. Ricordo com'era l'ambiente, la musica che ascoltavo. Mio padre suonava la chitarra insieme a mio zio. Ogni giorno suonavano e noi eravamo a contatto continuo con la grande musica. Cominciavamo a seguire la musica. Vorrei ricordare il ritmo delle battute del tamburo. Ogni suono era registrato nella mia mente e iniziavo a farmi dei ritmi e a danzare. Io ballavo a ritmo della lavatrice. Mia madre andava al negozio all'angolo per lavare i vestiti. Ballavo a ritmo della lavatrice e la folla mi guardava. Sono piccole cose ma che ti fanno riflettere davvero.
Jesse: Beh, tua madre diceva che Jackie Wilson, James Brown e Sammy Davis erano eroi. Hai mai visto delle loro esibizioni?
Michael: Sì, loro erano miei amici. Ecco perché sono stato così fortunato. Ero solo un ragazzino, vicino a queste persone. Entrammo subito a contatto con il loro immenso talento. Erano i migliori intrattenitori al mondo. Dopo le loro grandi esibizioni, toccava a noi andare in scena. E' stato incredibile!
Jesse: Ma il fatto è che in un primo momento mi ricordo di Tito e Jermaine e tu eri così piccolo. Facevi parte dei Jackson Five. Quando ti sei reso conto che eravate degli intrattenitori anche voi?
Michael: Quando si ha una capacità speciale, non te ne rendi conto perché pensi che anche gli altri abbiano lo stesso dono che hai ricevuto tu. E' difficile accorgersene. Quando cantavo la gente era così entusiasta della mia voce. Non sapevo perché applaudivano, piangevano e iniziavano a urlare. Davvero non lo so Jesse. Solo più tardi, la gente mi veniva vicino e mi diceva che avevo un dono e un talento speciale. Ricordo che mia madre, molto religiosa, mi diceva sempre di ringraziare Dio Geova per le mie abilità. Tu lo sai che non dipende da noi, è una cosa che viene dall'alto. Siamo sempre stati a contatto con gente che ci faceva i complimenti per le nostre prestazioni. Sai, è stata una bella cosa.
Jesse: Quando hai smesso di andare a scuola?
Michael: Oh, ero molto giovane. Penso che sia stato... hmm. Penso che sia stato al quinto, quarto o quinto anno. Poi ho avuto degli insegnanti privati. Avevamo così tanti concerti e spettacoli televisivi, gli album, le registrazioni, avevamo solo tre ore di scuola. I concerti ci spostavano da uno Stato all'altro. Dopo quel momento registrammo un altro album dei Jackson Five, e poi lavorai per un mio album. Nella mia giovinezza, ero sempre occupato. Mi ricordo che lungo la strada per le sale di registrazioni della Motown, c'era un parco. Riuscivo a sentire le voci dei ragazzi e i rumori dei calci al pallone. Ricordo che andavo in studio tutti i giorni ed ero abbastanza triste perché volevo anch'io andare a giocare. Sapevo, però, di avere altre cose da fare, le registrazioni dovevano andare avanti. Provavamo tutto il giorno fino a tarda notte.
Jesse: Ritieni di esserti perso gran parte della tua infanzia? Come hai fatto a compensare questa grande perdita?
Michael: Sì, non ho avuto un'infanzia. Ma, quando non si riesce ad avere un’infanzia da piccolo, si cerca poi di compensare la perdita cercando di recuperarla. Per questo a casa mia si può vedere un parco a tema, gite di divertimento. Quello che mi piace fare in assoluto, è aiutare gli altri bambini che sono meno fortunati di me. Sapete, i bambini che sono malati terminali, che soffrono di malattie, i bambini poveri delle città inferiori, sai, i ghetti. Vorrei far vedere a questi bambini le montagne, farli divertire sulle giostre, guardare un film, mangiare un gelato... cose di questo tipo.
Jesse: Tito e Jermaine hanno cercato di darti, per quel che potevano, un’infanzia da fratelli maggiori quali sono?
Michael: Eravamo sempre in tour. Andavamo a Miami. Siamo stati così popolari. Ovunque i Jackson Five andassero, la massa accorreva al raduno. Non potevamo andare in un centro commerciale o da nessuna parte, perché le persone urlavano i nostri nomi. Potevamo divertirci solo un po’ in albergo. Facevamo la battaglia con i cuscini, nuotavamo nella piscina. Tu sai a cosa mi riferisco.
Jesse: Chi vinceva la battaglia con i cuscini?
Michael: Tito o Jackie. [Ride] Erano i più vecchi.
Jessie: Se guardiamo quel periodo che io chiamo "punto zero", quando si stava sviluppando l'artista prodigioso che è in te, fino ad arrivare al periodo della tua maturazione artistica, sapresti dirmi chi è stato l'artista che più ti ha influenzato?
Michael: La mia più grande influenza è stata quella di imparare a scrivere musica da solo. Ero entrato in contatto con i più grandi scrittori di canzoni di quel periodo. Holland e Dozier. Questi due ragazzi erano fenomenali. Sai, Lamont Dozier e Edward Holland. Questi ragazzi erano sorprendenti. Hanno scritto i più grandi successi. Erano semplicemente fantastici. Ho avuto modo di apprendere e lavorare con questi ragazzi. Mi piacciono naturalmente anche i testi dei Beatles. Amo la musica dei Beatles. Entro molto in sintonia con gli scrittori di quelle canzoni. Mi piace la loro melodia. Io amo le canzoni irlandesi. Amo le melodie inglesi. I ritmi degli africani. Sono le radici della musica. Questa è la mia musica preferita. L'Africa è la mia musica. E' l'origine. E' l'inizio della vita. Non si può evitare. E' impressa in me.
Jesse: Ti hanno influenzato tanto da accompagnare il tuo canto alla danza. Hai mai avuto un maestro di danza?
Michael: Sai una cosa, non ho mai studiato danza. E' sempre stato tutto naturale per me. Quando ero piccolo, qualsiasi tipo di musica ascoltassi mi faceva ballare. Era impossibile tenermi seduto. Ancora oggi, se mi capita di ascoltare un beat, inizierò a fare passi e ritmi in contrasto con il ritmo che sto sentendo. E' un istinto naturale. Non ho mai studiato. Fred Astaire e Gene Kelly che erano miei buoni amici, rimanevano sempre meravigliati per la mia abilità nel danzare. Quando ero un ragazzino, Fred Astaire mi diceva sempre che in cuor suo sapeva che sarei diventato una grande stella. Lo guardavo e gli dicevo: "Di cosa stai parlando?" [Ride]
Jesse: Michael, da dove proviene il moonwalk? [Ride]
Michael: Il Moonwalk è una danza. Mi piacerebbe prendermi il merito, ma non posso perché devo essere onesto con me stesso. I bambini neri dei ghetti hanno il ritmo più fenomenale di chiunque altro sulla Terra. Non sto scherzando. Ho imparato e avuto molte idee guardando i bambini nei ghetti. Hanno un ritmo perfetto. Alla fine degli anni '70 e primi '80, vedevo questi ragazzi ballare per strada e fare questo movimento, scivolavano all'indietro dando un’illusione. Ho impresso un’immagine nella mia mente di quel momento. Andai nella mia stanza al piano superiore a Encino, e iniziai a provarlo e perfezionarlo. E' comunque nata da una cultura nera, non c'è dubbio. Ecco da dove viene.
Jesse: Beh, rimanendo in questo tema, hai mai guardato Don Cornelius in Soul Train?
Michael: Oh, io amo quello show. Stai scherzando? Naturalmente l'ho guardato. E' un tipo di spettacolo che dava la possibilità di mostrare il proprio talento e cosa si poteva fare con il proprio corpo. Sono rimasto ipnotizzato dai uh, i ritmi e le danze. Naturalmente l'ho guardato [Ride]
Jesse: Michael, se guardiamo indietro, dal "punto zero" fino a salire, effettivamente si può notare che sei diventato, per molti versi, un uomo nel corpo di un bambino. Non hai mai messo un kilo in più. Come hai fatto?
Michael: [Ride] Beh, non sono mai stato un grande mangiatore, ehm... ti racconto un piccolo segreto. Mi dispiace dirlo ma, anche se apprezzo il cibo che Dio ci dona, non sono mai stato un grande mangiatore. Mia madre con me ha sempre avuto molta difficoltà in questo, mi doveva costringere per farmi mangiare. Ho un problema con il mangiare, ma io, faccio del mio meglio, e sto mangiando, lo faccio! Per favore, uh... non voglio che adesso la gente pensi che stia morendo di fame, non è così..
Jesse: Ma cosa dici...
Michael: La mia salute è perfetta in realtà.
Jesse: Hai mantenuto questo perfetto peso, la gente è gelosa di questo.
Michael:No,no. La mia salute è perfetta, mangio alimenti naturali come erbe e cose di questo tipo, sai... preferisco la medicina di Dio, invece di prodotti chimici o cose di questo tipo.
Jesse: Michael, se guardiamo indietro a questa tua carriera fenomenale, ti ricordi come tu sia riuscito ad avere questo grande successo così in fretta, qual è stato il punto più alto della tua carriera? In questa settimana ho chiesto alle persone qual è stato il punto più alto secondo loro. Potrebbe essere stato Thriller, Beat It, per te qual è stato il punto più alto?
Michael: Beh, uno dei punti più alti è stato ahm... prima del 1982, avevo fatto un album chiamato "Off The Wall", è stato un punto molto importante per me perché avevo recentemente fatto il film "The Wiz" e ho voluto allora esprimere me stesso come scrittore, sai... scrivere la mia musica, fare musica insomma. Ebbi la fortuna di lavorare con Quincy Jones. Io amo quest'uomo, lui è molto dotato. Stavo scrivendo canzoni come Don't Stop 'til You Get Enough, Shake Your Body, Billie Jean, Beat It. Tutte quelle canzoni furono scritte in quel periodo. Ahm... mi ero diciamo fissato degli obiettivi mentali su quello che volevo fare come artista, è stato un punto molto alto per me. Vinsi anche il Grammy per l'album "Off The Wall", però non ero felice. Volevo fare molto di più. Non ero contento, ehm... per il modo in cui fu apprezzato dalla gente, anche se è stato l'album più venduto di un artista solista a quel tempo, con oltre dieci milioni di copie vendute. Per il prossimo album, mi ero imposto di metterci tutto il cuore [si schiarisce la gola], solo così avrei iniziato a scrivere l'album Thriller.
Jesse: Che cosa ha dato origine a Thriller?
Michael: Scusami?
Jesse: Che cosa ha dato origine a Thriller?
Michael: Che cosa ha dato origine a Thriller? Il tempo. Ho vissuto in una zona chiamata Encino e vedevo questi segni di graffiti con scritto "Disco Sucks", "Disco is this", "Disco is that". Le discoteche erano solo un mezzo per far ballare la gente, ma erano così popolate. Volevo solo fare un grande album. Io amo uhm... l'album di Tchaikovsky, lo Schiaccianoci. E' un album dove ogni canzone è un gran pezzo. Volevo fare un album dove ogni canzone fosse un successo, ed è da questo che in parte è nato Thriller. Quell'album ha fatto di tutto, il Guinness dei Primati, è stato proclamato l'album più venduto di tutti i tempi. Avevo raggiunto un grande livello, ma ancora non ero soddisfatto, ho sempre voglia di fare di più, volevo dare ancora di più.
Jesse: E poi?
Michael: E poi arrivò il Victory tour.
[...]
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