Michael Jackson ha avuto una vita straordinaria, piena di successi straordinari. Le folle che si vedono ai suoi concerti, riprese prima dall’alto e poi in primi piani, impressionano, non solo per le quantità e per quello che potrebbe essere considerato (una volta visto da vicino) come comune “fanatismo”, ma anche per quello che si può percepire che Michael Jackson come persona, al di là della star, era in grado di dare alle persone: prese una per una, riprese una per una, guardate una per una.
I fan di Michael Jackson, in un certo senso, iniziavano a sembrarmi (a essere) invero un po’ diversi dai fan di altre star: diverso era Michael Jackson. Diverso era lui nei loro confronti, diverso il loro rapporto, diverso il contatto umano che si percepisce riusciva a stabilirsi fra loro.
Iniziavo insomma ad accorgermi e finanche proprio a credere di un rapporto veramente speciale tra Michael Jackson e i suoi fan. Nessuno mai, ora iniziavo a vedere, aveva mostrato tanta semplice e umana considerazione verso i propri fan come persone.
Non vi erano (non trapelando) in Michael Jackson snobismo (e, se c’era, evidenziava ancor più, per contrasto, la sua – di fondo – semplicità nel rapportarsi all’altro), fastidio, impazienza di andarsene e di essere lasciato in pace dai suoi fan.
C’erano semmai empatia, una specie di calore che usciva, si diffondeva e tornava andando sempre nei due sensi, facendomi sembrare infine tutto questo sostanzialmente come una grande, grandissima gratitudine reciproca. Così grande che non aveva mai fine… Come un amore vero, che dura per sempre, nonostante talora gli umani dubbi, i problemi, le avversità.
Michael Jackson sembrava proprio voler avere un contatto vero, e oltre che spirituale, anche fisico, con i suoi fan.
Nei contatti, al di fuori dei concerti, si percepisce, vedendolo e ascoltandolo, non una qualche specie di “sfioramento” quale adorazione irrazionale, come si è più soliti immaginare, del fan verso la star: una fugace stretta di mano, un vedere mani imploranti toccare un petto, una spalla, della star che, dal suo canto, simile a una divinità, sopporti desideri e gesti che vengono solo dagli altri, dal di fuori, e che perciò, per loro natura, venendo solo da una parte, ed essendo subiti dall’altra, rimangano in qualche modo distaccati: lontani anche quando vicini. Rimangano appunto fuori.
Certamente c’era anche qualcosa di questo: inevitabilmente. Ma c’era anche qualcosa di diverso. Michael Jackson va incontro agli altri, desidera spontaneamente, ricambia: è umano (sia pure straordinario) davanti a un altro umano.
Ed ecco allora che i fan, che già lo amano sulla scena come cantante, come ballerino, come attore, come bel ragazzo, come entertainer, lo amano sempre – e forse ancor più – fuori dalla scena, come persona umana, quando lui va incontro a loro: e proprio per questa ragione.
Michael Jackson – che i veri fan chiamavano semplicemente Michael – abbracciava coloro i quali lo abbracciavano, carezzava loro la testa, i capelli, le guance, le mani, diceva – a loro che gli dicevano 'Ti amo, Michael'. – 'Ti amo anch’io.' Oppure, ancor più spesso, gli diceva: ' E io ti amo ancora di più.'
Tiene lo stesso atteggiamento un po’ con tutte le persone che incontra: che siano belle, brutte, ricche, grasse, povere, gialle, nere o bianche. In un video amatoriale, Michael Jackson è in un parcheggio sotterraneo, ovviamente scortato da uomini della sicurezza: sta per ripartire.
Ma qualcuno è riuscito a a raggiungerli. Prima di salire sull’automobile una ragazza è proprio lì, che guarda Michael Jackson, chiaramente emozionata. Si scambiano un abbraccio; un’altra ragazza gli dice (si trovano evidentemente in Germania): Michael, la Germania ti ama! E lui: E io amo la Germania!Io amo la Germania!
Come se due amici, uno dei quali restasse nel proprio paese e l’altro ripartisse dopo un soggiorno di lavoro o di vacanza, nel salutarsi, si dicessero queste due sole cose: Il mio paese ti ama! E io amo il tuo paese! Non so, mi sembra il massimo e rispettoso riconoscimento dell’uno all’altro e viceversa, nonché un bellissimo congedo.
A me questa frase ha fatto un certo effetto. Mi è sembrata una frase molto bella.
Sono quelle piccole cose che fanno una felicità e che pur nella loro piccolezza, siccome sono felici, si ricordano per sempre: Michael Jackson sembrava – pur nella sua vita per forza di cose del tutto straordinaria, così ricolma di cose “grandi” – saperlo.
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