Estratto di " The Nation in the Mirror ” (La Nazione nello specchio) pubblicato sul magazine Rolling Stone. Iss. 977/978
“Apparentemente la storia di un molestatore di bambini da giustiziare , il processo di Michael Jackson è invece una sorta di ritorno all’ovile di insipidi americani , ruffiani, truffatori, sanguisughe, intriganti e senza talento, impantanati in una disoccupazione a titolo definitivo … o dei senza carriera dell’era dell’informazione, alla ricerca di contante a qualsiasi costo. Il conduttore del procedimento è il procuratore distrettuale Tom Sneddon, il cui ruolo metaforico in questo reality show americano era quello di rappresentare il meschino cuore grigio della Nixoniana maggioranza silenziosa – l’avvelenata mediocrità , desiderosa di attaccare tutti coloro che hanno avuto la possibilita’ di fare una vacanza a Parigi.
Il primo mese o giù di lì il processo ha probabilmente presentato la collezione più compromessa di testimoni dell’accusa mai riunita in un caso criminale americano – da uno a quasi un gruppo di bugiardi condannati, venditori ambulanti di gossip o peggio. Nei primi testimoni contro Jackson, c’e’ inclusa una guardia del corpo che non ha potuto presenziare in tribunale perché era in prigione per una serie di rapine a mano armata, che includono il possesso..udite,udite..di un negozio di armi; un ex cameriera di Neverland che aveva rubato uno disegno di Elvis Presley fatto da Jackson e lo ha venduto ai tabloid per trenta dollari; un altro ex dipendente che aveva perso una causa contro Jackson e che come risultato fu condannato a pagare parte del 1.4 milione di dollari, delle spese giudiziarie.
E poi c’era la figura chiave del caso: la madre dell’accusatore, che ha dovuto invocare il quinto emendamento il primo giorno della sua testimonianza al fine di evitare l’interrogatorio incrociato per via di una denuncia contro di lei per frode ai danni dell’assistenza sociale- una testimone così completamente “immerdata” che ha imbarazzato apertamente gli stessi assistenti di Sneddon per la maggior parte dei suoi cinque giorni di testimonianza. Nelle successive sei settimane, praticamente ogni pezzo del suo caso si e’ imploso in udienza pubblica e il dramma principale del processo si trasformò rapidamente in una gara per vedere se il DA riusciva a mettere tutti i suoi testimoni sullo stand senza che nessuno di loro venisse rimosso dal tribunale in manette.
L’odio di Sneddon nei confronti di Jackson, era una vecchia vendetta altrettanto cieca e disperata, pari al “caso” di George Bush contro Saddam Hussein. Se Ahmad Chalabi fosse mai stato a Neverland, Sneddon avrebbe messo anche lui sul banco dei testimoni .
Il suo caso era una stronzata. Il caso “Stato della California contro Jackson” si è rivelato essere fondamentalmente una storia di una famiglia di bassa lega, che ha cercano di incastrare una ricca celebrità con un reato penale di molestie, come preludio ad una causa civile. “
Traduzione a cura di Simonetta Delfi e condivisa da Armonica Nunzia Essenza
ORIGINAL TEXT
Sneddon’s case against Michael Jackson was bullshit : Matt Taibbi – Rolling Stones
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