Nel giorno del sesto anniversario della scomparsa di Michael Jackson risuonano le note di "Thriller", "Black or white", "Man in the mirror" e "Smooth criminal" più di quelle dolenti di una scia di ombre mai dissipata. Sei anni dopo il Pop piange il suo Re.
Sono passati sei anni da quel 25 giugno, quando il cuore di The King of Pop, il Re del Pop in tutto il mondo, Michael Jackson, smise di battere. Se lo portò via un infarto, a 50 anni, lasciando una marea infinita di fan attoniti ai quattro angoli del Globo e una scia di ombre non ancora dissipata, oltre a debiti per oltre 400 milioni di dollari e guadagni (altrettanto milionari) post mortem, accuse e tributi.
Quella mattina Michael inizia a stare male quando a Los Angeles sono da poco passate le 10. I soccorsi arrivano nella casa di Holmby Hills, due ore dopo: troppo tardi. Dopo i tentativi del suo medico personale, Conrad Murray - conosciuto anche come Dottor Morte, poi condannato a 4 anni di carcere -, dopo le gocce, gli antidolorifici e le iniezioni di Propofol che hanno animato il dibattito per anni, causando una serie di autopsie, interminabili polemiche e una condanna. L’ambulanza corre e corre alla clinica dell'UCLA Medical Center, i medici tentano la rianimazione ma alle 14.26 Michael Jackson viene dichiarato morto.
Il 25 giugno di sei anni dopo quel dolore brucia ancora ma il mondo del Pop preferisce ricordare e celebrare il suo sovrano, le sue canzoni, i suoi balletti, i suoi spettacoli. Quelli da Guinness dei Primati per l'artista che ha venduto più di un miliardo di dischi, più di tutti gli altri. Per strada, nelle piazze, nei parchi e nelle case, nei salotti, nelle metropolitane e nelle cuffie, continuano a risuonare Thriller, Bad, Billie Jean, Beat it, Black or white, Liberian girl, Man in the mirror, Smooth criminal e We are the world, tanto per citare i brani più famosi. Titoli senza tempo, dalle mille anime. Perché solo uno come Jacko poteva (e sapeva) mescolare la malinconia del soul, all’armonia del gospel, al ritmo del funky, alla dolcezza del blues e all’energia R’n’B e del rock.
Nel giorno dell’anniversario della sua scomparsa, le note dolenti - è il 19 novembre 2003 quando la polizia di Santa Barbara spicca un mandato d'arresto per “ripetute molestie sessuali” nei confronti di un quattordicenne dando inizio a un processo che due anni dopo assolverà Jackson dalle accuse ma lascia solchi profondi sui suoi conti in banca e fiacco il suo spirito - risuonano di sottofondo. Tanto più che qualche mese dopo la morte di Jacko, Jordan Chandler, l’adolescente che lo aveva mandato sul lastrico, ritrattò la sua versione rivelando che era stato suo padre - che dopo poco tempo si suicidò in una stanza d’albergo - a spingerlo a mentire per soldi.
Cresciuto troppo in fretta, tra lo squallore e la violenza, con un padre che abusava di lui e lo sbeffeggiava per il suo viso troppo rotondo, Michael ha scalato la sua vetta un gradino dopo l’altro, dai Jackson 5 al palcoscenico tutto per lui. Fino a costruirsi un vero e proprio regno dei sogni, Neverland, il ranch di Santa Barbara fatto a misura di un uomo che dentro era rimasto un bambino. Un vero e proprio universo a sé che i tre figli hanno da poco messo in vendita per 100 milioni di dollari.
Oggi l’hashtag #6YearsWithoutMichaelJackson permette a chiunque di cinguettare il proprio Michael. Tutti si ricordano che cosa stavano facendo, quel 25 giugno. E tutti cercano le parole per testimoniare il vuoto che ha lasciato la sua morte: “Ero in vacanza in Sardegna quando l'ho scoperto e diciamo che manca davvero” ricorda londoner, “Ora vado a farmi la doccia dove le mie lacrime si confonderanno, addio” scrive pullhazza, “Ricorderò per sempre la notizia al telegiornale. Avevo nove anni e stavo sempre a guardare i suoi concerti” rievoca Mai 'na gioia, “Non esiste persona al mondo che non abbia ballato con Thriller o che non abbia provato a fare il Moonwalker” è convinta cat;. Poi c’è chi, come badass, ci tiene a mettere i puntini sulle i: “Ma ehi,le leggende non muoiono mai, giusto?”. Giusto.
FONTEMichael Jackson, sei anni dopo il Pop piange il suo Re
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