Reportage pubblicato sulla rivista tedesca "Hoerzu" nel 1992
Di Sabine Wagner
Lui è sempre in fuga. Nonostante ciò Hoerzu lo ha incontrato . Faccia a faccia. Un bambino di 33 anni. Immensamente ricco. E immensamente triste. Un incontro spettrale nel buio.
Brühl, vicino a Colonia, Phantasialand (= parco giochi). Alle 06:30 gli ultimi visitatori lasciano il parco, le pesanti porte si chiudono dietro di loro. In silenzio, un piccolo gruppo di dipendenti si riunisce di fronte alla falsa Porta di Brandenburgo. Da qualche parte un walkie-talkie gracchia. All'esterno, è riunita una grande quantità di giornalisti, aggrappati alle porte. Le loro macchine fotografiche mirano a noi come armi. Se Dio avesse deciso di scendere sulla terra in questo momento, non potrebbe essere più eccitante. Ma per oggi, egli ci invia uno dei suoi alieni rappresentativi: tra pochi minuti, arriverà Michael Jackson,la megastar più timida degli Stati Uniti .
06:45: Un convoglio di automobili arriva lentamente, composto da tre Mercedes 500 SEL nere, un furgone rosso scuro e un bus. Tutte hanno finestrini con vetri oscurati e targhe inglesi. Coloro che desiderano incontrare il fantasma della scena pop normalmente si trovano in un vicolo cieco. Nessun pubblico, niente interviste. Desiderare autografi non è consentito. I manager e le guardie del corpo - dodici massicci persone di colore - proteggono Jackson e le cicatrici dei suoi otto interventi di chirurgia plastica dalla curiosità eccessiva. Perfetti e spietati. Anche brutali, se necessario.
L'uomo che riesce sempre a stregare i suoi milioni di fan si trova improvvisamente di fronte a me. In persona. Ogni sosia sembra più realistico del vero Re del Pop. I pantaloni di velluto neri sono appesi ai suoi piccoli fianchi. Il naso è a punta, le piccole labbra sono dipinte con un colore abbinato alla camicia rossa da uniforme, sotto la quale le spalle leggermente sollevate sembrano molto vulnerabili. Riccioli sottili sfuggono dal cappello nero sul viso. Le sue guance sono pallide. Occhiali da sole a specchio impediscono di guardarlo negli occhi.
E' accompagnato da 90 tra uomini e donne del suo staff, tra cui sempre molti bambini. Per circa quattro ore Michael Jackson visita il parco di divertimenti. Mi siedo due file dietro di lui durante uno spettacolo che dura circa 45 minuti. Abbastanza vicino per osservarlo: si massaggia il collo, offre caramelle di menta piperita, ridacchia ad alta voce, applaude spontaneamente, spiega i trucchi magici ai suoi compagni e calma i bambini quando si spaventano a causa delle urla provenienti dal palco.
La domanda sorge spontanea: questo 33enne, di cui si dice che sia stato privato dell'infanzia dal padre ossessionato dalla carriera, ha bisogno della compagnia dei bambini al fine di compensare l'infanzia che gli è mancata? Risposta o semplice coincidenza: lasciando il teatro, indossa una giacca rossa e bianca. Il retro di questa giacca mostra un'immagine di Peter Pan, il ragazzo che non voleva crescere.
Nel frattempo, ha iniziato a piovere a dirotto. Una macchina elettrica porta la stella attraverso il parco. Improvvisamente mi trovo di fronte a lui. Chiaramente spaventato da questa vicinanza inaspettata mi fissa. Un'espressione indifesa è dipinta sul suo volto mascherato da pupazzo . E mi scopro incapace di rivolgermi a lui. Trascorrono secondi senza parole, con estrema lentezza. Poi le sue labbra abbozzano un sorriso teso. Una guardia del corpo mi prende il braccio e mi butta da parte: "Stai lontano! A Michael non piacciono queste cose! "La sua diffidenza mi segue . Due ore più tardi: Jackson è sfuggito al suo staff ed è visibilmente allegro. Nella pioggia battente il fotografo e io lo seguiamo attraverso il parco. Lo raggiungiamo alla vecchia giostra. Allegramente, gira e rigira nella luce. Tutto solo per Michael Jacskon, che siede su un'altalena in alto. E per me, che siedo in una gondola sotto di lui. I suoi piedi, che si muovono meccanicamente a tempo con il valzer della giostra, penzolano vicinissimo a me.
Poco dopo il nostro giro, accade un miracolo: l'uomo, che apparentemente usa un disinfettante al posto del dopobarba, viene verso di me. Le sue dita sottili, longilinee stringono con cura la mia mano. La mia pelle è visibilmente più scura della sua. Doverosamente prende la penna e scrive il suo nome sul CD che gli offro ...
Entusiasmo stridulo a qualche metro di distanza: fans in delirio aggrappati al recinto. Con orrore si copre le orecchie con le dita, e corre all'interno della `casa magnetica' ( una delle attrazioni). Lo seguo e sto accanto a lui. E vedo la verità. La sua pelle è più liscia di quanto mi aspettassi. Le sue guance sono ora febbrilmente rosse. No, davanti a me non c'è un mostro di silicone con problemi psicopatici, ma un bambino a cui è stato chiesto troppo. Un bambino al culmine della fama, lontano miglia e miglia dalla felicità.
Tutto ad un tratto, parla con voce enfatizzata: "La gente urla così forte, mi spaventano ..." Per secondi, non mi sento considerata, il suo sguardo è fisso su un punto della parete davanti a lui . Solo la testa è leggermente inclinata nella mia direzione. "I bambini ti amano", dico semplicemente , tanto per dire qualcosa . "Ma perché urlano, allora? Non mi piace , mi fa paura ", ripete. E poi, faccio la domanda : "Perché sei così infelice ?" La risposta esce a fatica: "Io non sono mai solo ...". Dopo aver detto questo, rimane in silenzio e si allontana un po' da me. Come usciamo dalla casa, le guardie del corpo si mettono tra me e lui, con la disapprovazione sui loro volti: siamo stati vicino al loro padrone. E mentre la mega stella scompare in un negozio di souvenir, veniamo frettolosamente allontanati. Nella notte, vediamo Michael Jackson ancora una volta. Verso le 01:00, una sagoma scura con il cappello appare alla finestra illuminata della sua suite d'albergo. Assolutamente inosservato. I suoi fan sono andati a dormire molto tempo fa, sull'erba, avvolti dai loro sacchi a pelo, davanti all'albergo. Gli dei non dormono, gli dei si svegliano da soli.
ORIGINAL TEXT
The people are screaming so loud, they frighten me …
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