All'età di sedici anni saltai su un pullman, sul quale rimasi seduto per 30 ore, prima di sbarcare a Praga nella Repubblica ceca. Come un adolescente terribilmente timido, non ero abbastanza sicuro di essere sufficientemente schietto per fare amicizia durante il viaggio, così il viaggio l'ho trascorso da solo. Per di più, non ero in viaggio per fare amicizia. Stavo andando a vedere Michael. Non lo vedevo da quattro anni, da quella notte muta-anime del Dangerous Tour. Avevo lo stomaco sottosopra.
Faceva così freddo. Ma ero determinato ad accaparrarmi una posizione vicino alla parte anteriore del concerto del giorno seguente, così, dopo essere rimasto per poco tempo ai piedi della statua stalinista HIStory, fissandola, smarrito e sgomento, ho lasciato la comitiva. Dopo aver girovagato per le strade della città straniera per un certo numero di ore, finalmente trovai lo stadio, Letna Park; qui mi sono unito ad un gruppo di irriducibili che aveva anche l'intenzione di passare lì tutta la notte prima del concerto. Ma faceva così freddo.
Ci fu il concerto. Ero riuscito a tenere a bada tutta la mia roba durante la pericolosa corsa alle transenne, una volta che i cancelli vennero finalmente aperti. E, senza aver mangiato nè dormito, ero anche riuscito, in qualche modo, a rimanere in piedi tutto il giorno, nonostante le ondate di marea intermittente creata dal continuo movimento delle 130.000 persone dietro di me.
Così come quando siamo tutti schizzati in piedi a cantare insieme "Tom Sneddon is a cold man".
Riempii le tasche con i coriandoli che erano stati sparati dai cannoni alla fine dello show, poi - molto, molto lentamente - mi sono trascinato verso la mia tenda. La mia comprensione della moneta ceca era limitata al massimo, e la mia adrenalina era alle stelle: una giusta combinazione per il disastro. Il tipo di disastro in cui ci si trova persi e soli, di notte, nel bel mezzo di una Capitale degli anni Novanta, da poco aggiunta al Blocco Orientale (per inciso, una scelta significativa di Michael, considerando il tema socialista del progetto HIStory), indossando tutte e tre le magliette di Michael Jackson magliette per cui hai appena speso tutti i soldi, stringendo il più vicino possibile al petto anche il programma del Tour, nel tentativo di raggiungere quell'extra di calore in più.
Avevo un biglietto con il nome dell'albergo dove avrei dovuto pernottare, ma non riuscivo a pronunciarne il nome, ed ebbi il coraggio di mostrarlo a qualcuno che passava di lì, ma scrollò semplicemente le spalle e se ne andò. Dopo il baccano del concerto, tutto sembrava più silenzioso che mai.
Senza un soldo per le strade deserte di Praga, mi sedetti e mi misi a piangere. Poi una macchina si fermò.
Una donna abbassò il finestrino e bofonchiò qualcosa in una lingua straniera, e gesticolando mi disse di avvicinarsi a lei. Era la mia unica speranza. Le mostrai il biglietto. Ancora una volta, una scrollata di spalle e uno sguardo confuso. Il mio cuore sobbalzò quando mi resi conto con vero e proprio terrore che non sarei potuto tornare presto a casa, al caldo, mangiare o dormire in qualunque momento. Allora la donna, il cui volto era empaticamente rispecchiato nel mio, all'improvviso indicò la mia T-shirt (quella sopra, comunque), e disse semplicemente, "Michael", indicandomi di prender posto nel sedile posteriore dell'auto ed iniziò a guidare intorno a ciò che sembravano infinite, scure e desolate vie della città. Infine, svoltò e vidi qualcosa che riconobbi. Illuminato come un faro familiare, in tutta la sua candida gloria, c'era la statua HIStory.
Ed ai suoi piedi, il mio ritorno a casa.
Michael capiva che esiste la magia della nostalgia; che la nostalgia è un viaggio emotivo nel tempo; che la magia si manifesta attraverso la mente e le sue percezioni. Per quanto Michael amasse la magia del palcoscenico (chi può dimenticare l'introduzione alla performance del Superbowl - Michael Jackson... in tre posti contemporaneamente), così ha espresso nella sua canzone, Mind Is The Magic, "I tuoi pensieri conducono il gioco / Nelle loro magiche meraviglie / La mente nella magia sei tu".
Ed era questa magia, vera magia, con cui Michael scrisse il suo libro, Dancing The Dream, nel quale descrive come la magia derivante da un'esperienza fanciullesca osservando il guizzo di un girino sia simile all'incontro di un adulto con la maestosità di una balena che si schianta nell'oceano.
Ed è con questo cuore che regnò su Neverland. Ispirando i bambini a gustarsi ciò che lui chiamava "la giocosità della vita". Naturalmente, Michael, a Neverland riceveva moltissimi bambini malati e in fin di vita, ma un bambino che divenne particolarmente vicino, fu Ryan White. Ryan ha vissuto con l'AIDS per cinque anni, dopo che gli venne diagnosticato all'età di soli tredici anni. Egli è stato determinante affinché la gente prendesse coscienza della malattia, aiutando a far diminuire i pregiudizi ad essa associati. Ryan è morto 24 anni fa, oggi.
Un altro bambino specifico che Michael aveva aiutato, è stato al centro di una recente campagna che ha inondato Twitter e che ha creato consapevolezza sugli sforzi umanitari di Michael. E' stato l'esempio di Bela Farkas, un bimbo ungherese di 4 anni per il quale Michael ha finanziato il trapianto di fegato, e di conseguenza gli ha salvato la vita. Il motivo del riaffiorare di questa storia è stato il fatto che Farkas stesso era da poco diventato padre.
Michael non ha mai vinto il Premio Nobel per la Pace, nonostante sia stato nominato per due volte, nel 1998 e nel 2003. Per quanto mi riguarda è, ovviamente, senza esitazione, l'essere umano più degno a non averlo mai vinto. A dispetto del fatto che questo particolare riconoscimento non arricchisca il caminetto di Neverland, Michael Jackson, tuttavia, ha ricevuto una ventina di premi umanitari internazionalmente riconosciuti, così come innumerevoli altri riconoscimenti e tributi; l'iscrizione nel libro del Guinness dei Primati Mondiali per il maggior numero di enti di beneficenza supportati da una Pop Star (trentanove) , e un premio dell'industria musicale a lui intitolato, presentato annualmente per celebrare l'artista più filantropico di quell'anno. Oltre a questo, Michael istituì anche la propria fondazione di beneficenza, la Heal The World Foundation, per la quale aveva girato il mondo per raccogliere fondi - donando ogni centesimo dei proventi, ed ebbe la collaborazione dagli aerei militari per il trasporto degli aiuti umanitari destinati alle persone innocenti coinvolte nella guerra a Sarajevo. Tutto questo, senza neanche menzionare il suo costante sforzo nell'impiegare il suo talento e la sua posizione per pubblicare inni musicali il cui unico scopo è quello di favorire la pace e l'unità.
La magica verità dell'essere umano Michael Jackson. Stimolante, no?
Traduzione Federica Cambini [Un Michael da Conoscere /Tutte le Verità]
ORIGINAL TEXT:
Magic: An Article on the Magic Humanitarian, Michael Jackson
by Syl Mortilla
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