domenica 8 giugno 2014

Il Re del Pop in esilio


Il 22 dicembre 2006 il jet privato di Michael Jackson è atterrato al McCarran International Airport di Las Vegas. Diciotto mesi prima Jackson era fuggito dal suo paese natale, prendendo con sé i suoi tre figli e andando in esilio auto-imposto, cercando di sfuggire allo sciame di copertura mediatica da tabloid che aveva assistito al suo processo del 2005 per l'accusa di molestie su minori. Il processo aveva assolto Jackson da ogni accusa, ma lui era stato comunque devastato dall'esperienza - finanziariamente, fisicamente ed emotivamente - e sperava di trovare la pace vivendo all'estero, prima nel regno mediorientale del Bahrain e successivamente in Irlanda.

Il cantante probabilmente sarebbe rimasto all'estero per sempre, ma crescenti problemi legali e finanziari lo hanno costretto a tornare negli Stati Uniti, dove l'offerta di esibirsi come star in un casinò di Las Vegas prometteva un reddito costante e una casa stabile per la sua famiglia. Famoso in tutto il mondo dall'età di 10 anni, Jackson aveva sempre fatto affidamento su un reparto di sicurezza personale che seguiva ogni sua mossa, e al suo arrivo a Las Vegas il cantante aveva deciso di sostituire la squadra che lo aveva servito all'estero. I due uomini che assunse per il nuovo team erano Bill Whitfield, che aveva precedentemente servito come capo della sicurezza per Sean "P. Diddy" Combs, e Javon Beard, un membro fidato della famiglia di uno dei collaboratori di Jackson.

Per i successivi 2 anni e mezzo Whitfield e Beard hanno lavorato come team di sicurezza personale di Jackson, stando al suo fianco quasi 24 ore al giorno, spesso facendo da unici guardiani tra il mondo esterno e il sempre più isolato Re del Pop. Durante quel periodo hanno finito per conoscere un uomo tranquillo e un padre amorevole, molto diverso dalla figura rappresentata nei tabloid, e hanno avuto un posto in prima fila per osservare la sfilata infinita di problemi che avevano spinto Jackson a vivere una vita di clausura dietro le porte della sua villa a Las Vegas. 

Bill Whitfield: Prima di lavorare per il signor Jackson, il mio lavoro principale era sempre stato la gestione delle minacce esterne - stalker, paparazzi, quel tipo di cose che sapevo come affrontare. Ma ciò su cui il signor Jackson era davvero paranoico, la cosa per cui sentiva di avere più bisogno di noi, era la protezione dalle persone che erano già nella sua vita. Ci voleva lì in modo da poter nascondere i suoi movimenti ai suoi avvocati e manager. Voleva che fossimo un cuscinetto tra lui e la sua famiglia. Nessuno della sua famiglia aveva il permesso di andare oltre il cancello anteriore senza preavviso, con l'eccezione della signora Jackson, sua madre. Se lei si presentava le aprivamo il cancello e lei entrava dritta in casa. Lei poteva venire senza preavviso, tutti gli altri dovevano avere un appuntamento, e questa era una situazione molto delicata da gestire.

C'erano fan che passavano in continuazione. Venivano, facevano il giro dell'isolato, si fermavano, guardavano in giro, andavano via. In questo particolare giorno, dovrebbe essere stato ai primi di febbraio, abbiamo visto un PT Cruiser color amaranto andare avanti e indietro davanti alla casa. Aveva i vetri oscurati, quindi non potevamo vedere chi fosse. Questa vettura ha fatto il giro dell'isolato forse quattro volte e ed è andato via. Il giorno dopo è arrivato lo stesso PT Cruiser e ha accostato davanti al cancello. Javon è rimasto nel trailer a guardare i monitor. Sono andato giù al cancello per vedere che cosa fosse.

Sono arrivato e c'era il padre di Michael Jackson, Joe Jackson, che stava uscendo dalla macchina. Ho messo la mano attraverso il cancello per stringere la sua e ho detto: "Come va, signor Jackson?"

Non mi ha stretto la mano. Mi ha guardato e ha detto: "Tu probabilmente sei uno di quelli che mettono gli aghi nel braccio di mio figlio." Non ho risposto. E lui: "Sono qui per vedere Michael."
Ho detto, "OK", l'ho lasciato lì e sono tornato in casa per parlare con il signor Jackson. Era nella sua stanza, ad ascoltare musica ad alto volume. Ho bussato alla porta e lui è venuto fuori, e io ho detto: "Signore, fuori c'è suo padre."
E lui: "Ha un appuntamento? E' sul calendario?"
"Non credo, signore."
"No, no, no. Sto lavorando. Non posso essere disturbato quando sono in fase creativa. Digli che deve tornare indietro e prendere un appuntamento."
Sono tornato verso il cancello, pensando 'Accidenti, devo andare a dire a quest'uomo che deve prendere un appuntamento? Per vedere suo figlio?' Uh-uh. Non potevo farlo, dovevo improvvisare qualcosa. Sono andato giù al cancello e gli ho detto che il signor Jackson era occupato, ma se fosse tornato domani mi sarei assicurato di far sapere a suo figlio che voleva vederlo. Poi gli ho dato il mio biglietto da visita. Lui non l'ha preso e mi ha urlato contro: "Non mi serve il tuo maledetto numero! Se non fosse stato per me, nessuno di voi bastardi avrebbe un lavoro! Io sono quello che ha iniziato questa merda!"

La nostra conversazione era finita, io me ne sono andato. Se ne stava lì sul marciapiede, urlando a nessuno in particolare. Alla fine è entrato nella sua piccola macchina e se n'è andato. A quel punto, ho cominciato a chiedermi in che tipo di situazione ci saremmo trovati. Non avevo firmato per questa parte, avere a che fare con la famiglia.

Javon Beard: Mr. Jackson e Elizabeth Taylor erano vecchi amici e lei avrebbe festeggiato il suo 75° compleanno in un resort al Lake Las Vegas, questo posto da tappeto rosso. I suoi collaboratori avevano sentito che il signor Jackson viveva qui ora, e hanno chiesto al suo manager se voleva partecipare. Naturalmente il signor Jackson voleva andarci perciò, circa due settimane prima dell'evento, siamo venuti a saperlo ed è iniziata l'organizzazione.

La prima cosa che il signor Jackson ha fatto è stata chiamare Roberto Cavalli, lo stilista, perché creasse un abito su misura per lui per la festa. Cavalli ha preso subito un volo e io l'ho prelevato dal MGM Grand, l'ho portato a casa, e lui e il signor Jackson hanno iniziato a progettare questa cosa nuova per la festa.
Il signor Jackson era ossessionato da ogni dettaglio. Ha fatto arrivare anche il suo hair-stylist e il suo truccatore. Una volta visto questo sapevamo che stava davvero prendendo sul serio questo evento. Avevamo lavorato per lui per oltre un mese, e questo era la prima volta che ci ha detto: "Assicuratevi di indossare vestiti nuovi." Non solo vestiti, vestiti nuovi. "Pulite le auto e lucidatele. Assicuratevi che le vostre scarpe siano lucide come specchi." Non aveva mai fatto una cosa del genere prima. Questa era la prima volta che saremmo usciti in pubblico, in un luogo dove sapevamo che ci sarebbero stati i paparazzi e la stampa. Così ogni giorno il signor Jackson diceva, "Voi ragazzi dovrete essere al massimo, voglio che tutti appariamo alla grande".

Whitfield: Siamo andati al centro commerciale un paio di volte, sgattaiolando dentro e fuori sotto mentite spoglie. Siamo andati da Tiffany, da Hallmark. Ha scelto alcuni regali, un biglietto d'auguri. In macchina lo sentivamo parlare di quanto era eccitato, ci stava contagiando solo perché eravamo intorno a lui. Era la prima volta che lo vedevamo così.

Il giorno della festa è stato di buon umore tutto il giorno. Era contagioso, erano tutti eccitati in casa. "Ehi, Mr. Jackson è di buon umore!" Tutti eravamo su di giri, l'intera atmosfera era cambiata. Noi del team di sicurezza ci controllavamo a vicenda, assicurandoci che fosse tutto a posto. Abiti stirati, scarpe lucide, anche le nostre armi brillanti. Caspita, stavamo alla grande.

Beard: Ci stavamo preparando a camminare sul tappeto rosso con Michael Jackson, era surreale per noi. Siamo bodyguard, ma anche fan. Come si fa a non esserlo? Avremmo scortato il Re del Pop alla festa di compleanno di Elizabeth Taylor. Questo era il top, prima classe.

Whitfield: Eravamo pronti per andare, le vetture erano nel vialetto, tutto pronto per la partenza e il signor Jackson ci stava mettendo una vita a prepararsi. Mentre aspettavamo, sono uscito per fare il pieno a uno dei veicoli. Sono tornato e mi hanno aperto il cancello e sono entrato sul lato destro del viale circolare. Il cancello si stava chiudendo dietro di me. Stavo uscendo dalla macchina e la porta era solo circa mezzo metro dalla chiusura, quando tutto ad un tratto - BAM! - c'è stato questo schianto. Mi sono voltato e ho visto questo Mercedes SUV grigio a tutta velocità nel cancello.
Questo ha iniziato a traballare riaprendosi, come fa una porta del garage quando non riesce a chiudersi. La Mercedes si è buttata in avanti, rigandosi attraverso l'apertura, e poi ha iniziato a procedere sul lato sinistro della strada. Stavo pensando che fosse qualche squilibrato che avrebbe schiantato la sua auto contro la casa. Ho tirato fuori la mia arma e sono corso verso la macchina.

Beard: Ero in garage, in attesa di chiudere dietro il signor Jackson che stava scendendo. Ho sentito lo schianto e ho alzato gli occhi e ho visto Bill tirare fuori la pistola. Il boss stava entrando attraverso la porta del garage in quello stesso momento. Ho gridato, "Mr. Jackson! No!" L'ho afferrato e l'ho spinto di nuovo in casa, chiudendolo dentro. Era terrorizzato, diceva, "Che sta succedendo? Va tutto bene?"

Whitfield: Tutto sembrava muoversi a velocità supersonica e a rallentatore allo stesso tempo. La Mercedes si è arrestata facendo stridere le gomme proprio di fronte alla porta principale. Mi sono messo fra la macchina e la casa e ho puntato la mia pistola verso il conducente. Avevo il mirino laser puntato dritto sul suo petto e l'unica cosa che mi passava per la mente era 'chiunque sia sta per essere colpito'.

Il conducente si è chinato e con la coda dell'occhio ho visto questa donna sul sedile del passeggero. Questo mi ha destabilizzato, non mi aspettavo di vedere una donna. Poi l'autista ha alzato la testa e ho visto chi era e mi sono bloccato. 'Porca puttana', ho pensato. 'E' suo fratello. Questo è Randy Jackson'. Ero solo a una frazione di secondo dal premere il grilletto. Tutto quello che riuscivo a pensare era la follia che avrebbe scatenato se avessi sparato quel colpo. Potevo vedere i titoli dei giornali: il fratello di Michael Jackson ucciso dalle guardie del corpo del Re del Pop.

Randy ha rotto il finestrino e ha gridato, "Toglimi quella pistola dalla faccia prima che chiami la stampa."
La stampa? Quella era l'ultima cosa di cui il boss aveva bisogno. Mi sono avvicinato alla finestra e ho detto, "Mr. Jackson, non può stare facendo questo".
"Sono qui per vedere mio fratello", ha detto.
"Non così. Le sarei grato se tornasse fuori dal cancello. Torni fuori e io informerò il signor Jackson che qui".
"Io non mi muovo fino a quando non vedo mio fratello!"

Beard: Ha iniziato a urlare, imprecando, parlando di tutta questa roba sui soldi che gli doveva e che non se ne sarebbe andato senza.

Whitfield: Ho lasciato Javon e gli altri a controllare Randy e sono entrato in casa per parlare con il signor Jackson. "Suo fratello Randy si è schiantato contro il cancello," gli ho detto. "Lui dice che è qui per vederla per alcune questioni finanziarie e non se ne andrà finché non le avrà parlato."
Mr. Jackson ha alzato le sopracciglia per un momento. Poi ha fatto una smorfia e ha distolto lo sguardo. "Sbarazzati di lui", ha detto.
Sono andato giù a cercare di parlare con Randy di nuovo. Lui non si sarebbe mosso.

Beard: Ho avuto l'idea di bloccare Randy con uno dei furgoni, portare il capo fuori attraverso l'ingresso laterale, salire in una macchina diversa, e poi sgattaiolare via. Ma il signor Jackson non ha voluto. Ha detto: "Capirà come seguirci alla festa di Liz e causerà una gran confusione; lei non lo merita."

Whitfield: Dopo circa 30 minuti sono andato in casa e ho detto al signor Jackson ancora una volta che Randy non se ne andava. Mr. Jackson è stato lì seduto per un momento, poi ha fatto un sospiro e ha detto: "Ok, me ne vado a letto."
E' andato al piano di sopra, ha chiuso la porta e non è più uscito.

Beard: Questo ci ha distrutto. Eravamo devastati, per il signor Jackson e per noi stessi. Ero fiero di lavorare per lui e volevo la possibilità di farlo in pubblico, per mostrare alla gente che lavoravo per Michael Jackson. Avevamo vestiti nuovi di zecca; eravamo molto eccitati. La festa di compleanno di Elizabeth Taylor? Mi stai prendendo in giro! Sono solo un ragazzo normale. Era solo la natura umana, eravamo eccitati.

E il signor Jackson? Erano due settimane che faceva progetti, era molto importante per lui. Perciò per lui annullare tutto e andare a letto? E' stato un momento in cui abbiamo capito, va bene, questa famiglia ha qualche reale potere su di lui. Aveva scombussolato tutta la sua serata.
Dopo questo evento il signor Jackson non ha lasciato la casa per tre giorni. Non lo abbiamo sentito, niente telefonate, nessuna comunicazione, niente. Ha praticamente chiuso.

Whitfield: Un paio di settimane più tardi si è presentata l'intera famiglia - tutti loro. Intorno a mezzanotte siamo usciti sul davanti e abbiamo visto un gruppo di persone in piedi fuori dal cancello. C'erano un sacco di volti familiari. Sembravano tutti tranne Randy e Marlon. Per un attimo è stato come guardare qualche tipo di reunion speciale di Jackson.

Beard: Avevano tutti cappelli e occhiali da sole. Sembravano in incognito, questa grande famiglia di personaggi famosi in piedi sul marciapiede nel mezzo della notte, e la tranquillità tutto intorno.

Whitfield: Ho camminato fino al cancello, ho chiesto loro che cosa facevano a quell'ora della notte. Hanno risposto: "Abbiamo sentito che nostro fratello sta male, siamo venuti per essere sicuri che sia tutto a posto".

Ho detto loro che non avevo visto alcun segno che il signor Jackson non stava bene. Mi hanno detto che volevano vedere loro stessi e non se ne sarebbero andati finché non l'avessero fatto. Così ora ero in difficoltà. Avevamo precise istruzioni da Mr. Jackson di non infastidirlo, ma allo stesso tempo non potevamo lasciare l'intera famiglia Jackson in mezzo alla strada all'una di notte senza che il tutto si trasformasse in una scenata, e neanche questo il signor Jackson avrebbe voluto.

Ho detto loro di aspettare. Sono tornato in casa, suonando il campanello. Quando il signor Jackson è venuto alla porta, ho detto: "Signore, la sua famiglia è là davanti e insiste per vederla".
Lui non era contento. Era incazzato, e vedevo benissimo che era incazzato con me perché non gestivo la situazione da solo. Dissi: "Hanno sentito che lei era malato e vogliono sapere se sta bene."
"Sto bene, sto bene", ha detto. "Dì loro che sto bene."
"Signore, non se ne vanno fino a quando non la vedono".
E' stato in silenzio per un momento, poi ha detto: "Ok, li vedrò, ma non li voglio in casa."
"Posso portarli nel trailer della sicurezza, può parlare con loro là. "
"Bene. Ma parlo solo con i miei fratelli. "
Poi ha chiesto se c'era Randy. Ho detto che non l'avevo visto. "Bene," ha detto. "Io non voglio vedere Randy."
Sono tornato alla porta e ho detto, "Mr. Jackson vuole vedere solo i suoi fratelli".
Questa voce da dietro ha detto: "E io?"

In un primo momento non riuscivo a vedere chi fosse. Poi ho capito che era Janet.
"Mi dispiace, signora. Ha detto solo i suoi fratelli". Lei non era felice di questo.
I fratelli sono entrati. Li ho scortati verso il trailer e sono entrati. Poi ho chiamato il signor Jackson e lui è venuto giù e e si è unito a loro. Hanno chiuso la porta e hanno parlato per circa 20 minuti. Mr. Jackson è uscito per primo ed è entrato direttamente in casa. Non aveva detto nulla. I fratelli sono usciti e si sono diretti verso il cancello, e questo è tutto. Di che cosa abbiano parlato non lo so.

Beard: Erano venuti a causa di un rumor che avevano saputo che il fratello era malato, ma il signor Jackson non era malato. I bambini lo erano. Già nel mese di gennaio avevano avuto tutti il raffreddore. Erano stati presi accordi per vedere un medico privato nel suo ufficio una sera, dopo l'orario di lavoro. La receptionist in quell'ufficio aveva fatto trapelare la storia che Michael Jackson era venuto e la famiglia ne aveva sentito parlare. A loro sembrava sospetto. Avevano sentito che era stato visto andare in uno studio medico nel bel mezzo della notte, e volevano assicurarsi che stesse bene.

Whitfield: Questa era la difficoltà di essere Michael Jackson e cercare di spostarsi in giro per il mondo. Solo portare i suoi figli dal medico richiedeva giorni di programmazione e di lavoro in anticipo. Dovevi usare ogni precauzione e bastavano 15 secondi davanti alla persona sbagliata, tipo un'addetta alla reception ficcanaso, e tutto ad un tratto hai questi rumor che circolano.

Paris non stava meglio, il suo raffreddore non andava via e il signor Jackson era preoccupato che le venisse l'influenza. Non potevamo andare al pronto soccorso, e il signor Jackson non si fidava a tornare in qualche strano ufficio. Voleva un medico che venisse a casa. Quindi è stato detto di cercare un medico privato che visitasse a casa. Mi è stato dato un nome e quando avrei dovuto aspettarlo.

Nella notte della visita questa BMW 745i color argento ha accostato sul vialetto e un signore alto e magro è uscito. Indossava un camice medico azzuro. Si è avvicinato al cancello e si è presentato. "Sono il dottor Conrad Murray," ha detto. "Sono qui per una visita."
Gli ho detto che era atteso, gli ho aperto la porta e gli ho indicato doveva doveva parcheggiare il suo veicolo. E' entrato, ha parcheggiato ed è uscito dall'auto.

Avevo un accordo di riservatezza ad attenderlo. Prima di tirarlo fuori gli ho chiesto se sapeva chi doveva visitare. Ha detto di no. Gli ho detto che doveva firmare l'accordo prima che potessi permettergli di andare dentro. Ha detto 'certamente'. L'ho tirato fuori, lui ha guardato l'intestazione del documento e ha visto il nome di Michael Jackson. Le sue sopracciglia si sono alzate e lui mi ha guardato come se chiedesse 'Davvero?'

Gli ho fatto un cenno del capo. Ha firmato. Abbiamo raggiunto la parte anteriore della casa e ho suonato il campanello e abbiamo aspettato. Ho potuto vedere la sagoma di Mr. Jackson attraverso il vetro mentre veniva verso di noi. Ha aperto la porta e io ho detto, "Mr. Jackson, questo è il Dr. Murray. Dottor Murray, questo è il signor Jackson."
Traduzione a cura di 4everMJJ-MJFS

ORIGINAL TEXT
The King of Pop in Exile - Michael Jackson’s personal security guards describe his final days.

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