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"Un milione di occhi su di me definisce la mia paura più grande. Questa musica che mi circonda definisce ogni mia lacrima. Basta chiudere gli occhi ed ascoltare, la musica mi appare perchè sono solo un uomo, un uomo nello specchio." MJ
domenica 4 dicembre 2016
'Big Boy' - sentite la prima registrazione da lungo persa dei Jackson 5
Registrata nel 1967 per One-derful! Records, la canzone non è mai stata pubblicata ed è stata quasi completamente dimenticata.
Dal 1968, la prima registrazione commercialmente disponibile dei Jackson 5 è stato il 45 giri di Big Boy che il gruppo ha fatto per Steel Town records e pubblicata nel gennaio di quell'anno. Il precedente luglio, tuttavia, hanno fatto la stessa traccia per la One-derful! Records di Chicago, suonando tutti i loro stessi strumenti all'etichetta Tone Studios. Michael, che allora aveva solo otto anni, ha cantato da solista.
Questa sessione è stata del tutto dimenticata fino al 2009, quando il chitarrista Larry Blasingaine l'ha portata all'attenzione di Jake Austen, uno scrittore del Chicago Reader che stava cercando una storia riguardo alla Steeltown da pubblicare. Austen ha poi contattato Eric D. Leaner, uno dei quattro fratelli che ha ereditato i master della One-derful! da loro padre Ernie, e Leaner ha iniziato a cercare il nastro perduto.
" Fino a quando Jake Austen non mi ha chiamato per spiegare che c'era potenzialmente una demo perduta dei Jackson 5, e che se l'avevamo sarebbe stata il santo graal delle registrazioni dei Jackson, non avevamo nessuna idea di averla in nostro possesso " dice Leaner. " Ho chiesto a mio cognato Herb Newkirk di vedere se poteva trovarla con poca speranza visto che avevamo già passato in rassegna i nastri da cima a fondo. Un paio di giorni più tardi mi ha chiamato ed ha detto " Cognato, l'ho trovata! "
Ora, un 45 giri dell'originale Big Boy è disponibile per le prime 500 persone che ordineranno un abbonamento alla One-derful! Collection, un compendio ( sette cd o 12 dischi in vinile ) di soul, funk e gospel che l'etichetta ha pubblicato dalla sua fondazione nel 1962 al 1971. L'intero set contiene 47 tracce - 57 delle quali non sono mai state pubblicate. Verrà rilasciato il 28 ottobre attraverso la Secret Stash Recordings e può essere preordinato qui. " Big Boy", come è stata registrata dai Jackson 5 per One-derful! Records, può essere ascoltata in streaming per la prima volta nel link sotto.
Hear the Jackson 5's Long-Lost First Recording 'Big Boy'
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NOTA STORICA:
30-01-1968 - Esce il primo singolo effettivo dei Jackson 5, "Big Boy", registrato con l'etichetta 'Steeltown Records'. Questa è la prima registrazione in studio del bambino-prodigio Michael Jackson, il primo studio di registrazione conosciuto da Michael e dai suoi fratelli.
Dopo la scuola in un pomeriggio di novembre del 1967, Michael, 8, Marlon, 10, Jermaine, 12, Tito, 14, e Jackie, 16, stretti nella Volkswagen di famiglia con il loro padre alla guida, attraversarono il confine di stato vicino a Chicago West Englewood e si fermarono davanti allo studio di registrazione Sunny Sawyer sulla West 69.
In una lunga singola sessione il gruppo registrò quattro canzoni. "Big Boy" è del sassofonista Eddie Silvers, che all'epoca suonava in un gruppo chiamato 'Soul Merchants' e lavorava come direttore musicale al Chicago R & B label One-derful Records.
Anche se nel suo libro 'Moonwalk' Michael ricorda di essersi sentito frastornato nell'indossare delle grandi cuffie e di cantare in uno studio con musicisti adulti, era tutt'altro che impreparato. Oltre alle esaustive prove fatte a casa , esibizioni amatoriali e concorsi di talento, i fratelli si esibivano nei locali notturni di Chicago e di Gary.
Nonostante la professionalità dei ragazzi, la sessione fu estenuante, in parte perché la 'dead track ' della Ampex significava che dovevano fermarsi più spesso per mixare e liberare spazio sul nastro. Le ore passavano e i ragazzi erano stanchi. "Ricordo di aver guardato l'orologio: erano circa le 10:00 / 11:00 di notte e loro erano ancora lì dopo essere stati a scuola in precedenza", dice Bridgeman. "Ho lasciato lo studio per prendere dei panini perché non mangiavano da non so quando. Erano stati troppo impegnati con la registrazione per fermarsi a mangiare."
Il lato B contiene "You've Changed" di Gary Jerry Reese, unico brano dei Jackson 5 con etichetta Steeltown ad essere registrato di nuovo per la Motown. Venne trasmesso per la prima volta presso una stazione chiamata WWCA. Anche se i Jackson 5 erano felici per l'evento, non fu un successo perché ritenuto non interessante da altre stazioni radio. In una vecchia intervista, il co-fondatore della Steeltown Records, Gordon Keith, stima che "Big Boy" ha venduto più di 60.000 copie.
Inutile dire che questo singolo è ora valutato in più di $1.000 ed è un vero gioiello per i collezionisti.
Quando la famiglia ascoltò la trasmissione di quella prima registrazione per la prima volta, Michael ricorda che erano seduti in salotto, stupiti. "Poi, quando finì, abbiamo riso tutti e ci siamo abbracciati l'un l'altro. Sentivamo che c'eravamo riusciti. Questo è stato un momento incredibile per noi in famiglia . Sento ancora quell'emozione quando ci ripenso ".
30 NOVEMBRE 1982 - 30 NOVEMBRE 2016
34 ANNI FA USCIVA “THRILLER” DI MICHAEL JACKSON, L’ALBUM PIÙ VENDUTO DI TUTTI I TEMPI
Ancora oggi al primo posto dei Guinnes dei Primati, è il disco simbolo del sodalizio di Jackson con Quincy Jones, pietra miliare della discografia moderna e dell’era dei videoclip.
Sembra incredibile, ma 34 anni fa, il 30 novembre del 1982 in Italia, e il 2 dicembre altrove, usciva l’album che cambiò per sempre il destino dell’industria discografica mondiale.
Il titolo era "Thriller", e il suo protagonista, l’allora ventiquattrenne Michael Jackson, era un bel ragazzo nero, dai tratti e dal timbro vocale delicati e dal talento quasi soprannaturale. Oltreoceano, dove nei quindici anni precedenti tutti lo avevano visto crescere, artisticamente e fisicamente, sotto i riflettori, Michael era già l’idolo di tre generazioni, ma in Italia, dove il grande pubblico ne aveva sentito parlare qualche anno prima grazie alle hit tratte da "Off The Wall" (“Rock With You”, “Don’t Stop ‘Til You Get Enough”), era una vera e propria scoperta.
Fu "The Girl Is Mine", il duetto con l’ex Beatles Paul McCartney scritto dallo stesso Jackson, a debuttare nelle radio. Poi arrivò l’album e il successo fu immediato: giorno dopo giorno, i ragazzi di tutto il mondo consumavano quel disco in vinile dall’elegante copertina che mostrava Michael con uno splendido cucciolo di felino, scoprendo nuove sensazioni a ogni ascolto. Jackson, che alle canzoni magiche di "Thriller" (che originariamente doveva chiamarsi “Starlight”) aveva lavorato oltre due anni, sapeva bene che il mondo era pronto per qualcosa di grandioso.
L’occasione perfetta fu il Motown 25: yesterday, today and forever, galà televisivo organizzato dal pioniere della discografia afroamericana Berry Gordy per celebrare il venticinquesimo anniversario della Motown, l’etichetta “nera” di Detroit.
Michael accettò di prenderne parte con i fratelli, i Jackson 5, a condizione che gli venisse concesso di esibirsi anche sulle note del suo nuovo singolo Billie Jean nonostante fosse pubblicato da un colosso discografico concorrente, la CBS Epic/Sony. Terminato un nostalgico medley al fianco dei fratelli, partirono le note di Billie Jean e in Michael si accese un fuoco mai visto prima che lasciò tutti i presenti in sala e il pubblico a casa senza fiato. Era la prima volta che Michael Jackson si cimentava nel passo di danza che avrebbe contraddistinto il suo stile da quel momento in avanti: il “moonwalk”.
L’indomani del Motown 25, scoppiò la febbre di Thriller, e le nove canzoni che lo componevano – quattro delle quali, “Wanna Be Startin’ Something”, “The Girl Is Mine”, “Beat It” e “Billie Jean”, erano scritte e composte dallo stesso Jackson - divennero le più ascoltate in tutto il pianeta. L’era dei video era appena cominciata, basti pensare che furono proprio il video di "Thriller", un vero e proprio mini-film diretto da John Landis (“The Blues Brothers”, “Un lupo mannaro americano a Londra”), insieme ai clip di Billie Jean e Beat It, a dare linfa vitale al neonato canale televisivo Mtv.
115 milioni di copie, 8 Grammy Awards, numerosi primati certificati dal libro dei Guinness: "Thriller" è sempre stato, ed è ancora oggi, l’album più venduto di tutti i tempi. E il secondo atto di quella che presto sarebbe diventata la trilogia record (“Off The Wall” del ’79, “Thriller” dell’82 e “Bad” dell’87) nata dal sodalizio artistico di Michael Jackson e il leggendario produttore Quincy Jones.
“Thriller” è il disco che più di tutti ha sdoganato il soul/pop afroamericano e, complici l’abilità di Jackson nella composizione di melodie capaci di abbattere le barriere stilistiche tra soul/funk, pop e rock (indimenticabile è l’assolo di chitarra di Eddie Van Halen in “Beat It”), le contaminazioni tra generi, da allora una colonna portante del music-biz.
Lo ricordiamo oggi, nel 34esimo anniversario della sua pubblicazione, con un pizzico di rinnovata incredulità per la scomparsa prematura di Michael Jackson e di nostalgia per un altro artista chiave di quel miracolo discografico che ci ha lasciato di recente, Rod Temperton, l’autore di “Thriller”, di “Baby Be Mine” e della struggente ballata che chiudeva “Thriller”, “The Lady In My Life”.
FONTE
Ancora oggi al primo posto dei Guinnes dei Primati, è il disco simbolo del sodalizio di Jackson con Quincy Jones, pietra miliare della discografia moderna e dell’era dei videoclip.
Sembra incredibile, ma 34 anni fa, il 30 novembre del 1982 in Italia, e il 2 dicembre altrove, usciva l’album che cambiò per sempre il destino dell’industria discografica mondiale.
Il titolo era "Thriller", e il suo protagonista, l’allora ventiquattrenne Michael Jackson, era un bel ragazzo nero, dai tratti e dal timbro vocale delicati e dal talento quasi soprannaturale. Oltreoceano, dove nei quindici anni precedenti tutti lo avevano visto crescere, artisticamente e fisicamente, sotto i riflettori, Michael era già l’idolo di tre generazioni, ma in Italia, dove il grande pubblico ne aveva sentito parlare qualche anno prima grazie alle hit tratte da "Off The Wall" (“Rock With You”, “Don’t Stop ‘Til You Get Enough”), era una vera e propria scoperta.
Fu "The Girl Is Mine", il duetto con l’ex Beatles Paul McCartney scritto dallo stesso Jackson, a debuttare nelle radio. Poi arrivò l’album e il successo fu immediato: giorno dopo giorno, i ragazzi di tutto il mondo consumavano quel disco in vinile dall’elegante copertina che mostrava Michael con uno splendido cucciolo di felino, scoprendo nuove sensazioni a ogni ascolto. Jackson, che alle canzoni magiche di "Thriller" (che originariamente doveva chiamarsi “Starlight”) aveva lavorato oltre due anni, sapeva bene che il mondo era pronto per qualcosa di grandioso.
L’occasione perfetta fu il Motown 25: yesterday, today and forever, galà televisivo organizzato dal pioniere della discografia afroamericana Berry Gordy per celebrare il venticinquesimo anniversario della Motown, l’etichetta “nera” di Detroit.
Michael accettò di prenderne parte con i fratelli, i Jackson 5, a condizione che gli venisse concesso di esibirsi anche sulle note del suo nuovo singolo Billie Jean nonostante fosse pubblicato da un colosso discografico concorrente, la CBS Epic/Sony. Terminato un nostalgico medley al fianco dei fratelli, partirono le note di Billie Jean e in Michael si accese un fuoco mai visto prima che lasciò tutti i presenti in sala e il pubblico a casa senza fiato. Era la prima volta che Michael Jackson si cimentava nel passo di danza che avrebbe contraddistinto il suo stile da quel momento in avanti: il “moonwalk”.
L’indomani del Motown 25, scoppiò la febbre di Thriller, e le nove canzoni che lo componevano – quattro delle quali, “Wanna Be Startin’ Something”, “The Girl Is Mine”, “Beat It” e “Billie Jean”, erano scritte e composte dallo stesso Jackson - divennero le più ascoltate in tutto il pianeta. L’era dei video era appena cominciata, basti pensare che furono proprio il video di "Thriller", un vero e proprio mini-film diretto da John Landis (“The Blues Brothers”, “Un lupo mannaro americano a Londra”), insieme ai clip di Billie Jean e Beat It, a dare linfa vitale al neonato canale televisivo Mtv.
115 milioni di copie, 8 Grammy Awards, numerosi primati certificati dal libro dei Guinness: "Thriller" è sempre stato, ed è ancora oggi, l’album più venduto di tutti i tempi. E il secondo atto di quella che presto sarebbe diventata la trilogia record (“Off The Wall” del ’79, “Thriller” dell’82 e “Bad” dell’87) nata dal sodalizio artistico di Michael Jackson e il leggendario produttore Quincy Jones.
“Thriller” è il disco che più di tutti ha sdoganato il soul/pop afroamericano e, complici l’abilità di Jackson nella composizione di melodie capaci di abbattere le barriere stilistiche tra soul/funk, pop e rock (indimenticabile è l’assolo di chitarra di Eddie Van Halen in “Beat It”), le contaminazioni tra generi, da allora una colonna portante del music-biz.
Lo ricordiamo oggi, nel 34esimo anniversario della sua pubblicazione, con un pizzico di rinnovata incredulità per la scomparsa prematura di Michael Jackson e di nostalgia per un altro artista chiave di quel miracolo discografico che ci ha lasciato di recente, Rod Temperton, l’autore di “Thriller”, di “Baby Be Mine” e della struggente ballata che chiudeva “Thriller”, “The Lady In My Life”.
FONTE
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Frigoriferi solidali: nuove armi contro lo spreco alimentare e la povertà
Ogni anno in tutto il mondo 1/3 del cibo prodotto finisce nella spazzatura, mentre oltre 800milioni di persone soffrono la fame. Un dato sconcertante che si traduce in un notevole danno ambientale, se consideriamo lo spreco di risorse, il consumo di energia legato alle operazioni di smaltimento, nonché l’aumento delle emissioni di gas serra e dunque dell’inquinamento. Da una parte gli eccessi della società dei consumi, dall’altra una massa di persone denutrite che invocano una migliore redistribuzione: lo spreco alimentare è una vergogna ormai intollerabile, a cui i governi e nel loro piccolo le persone comuni devono trovare al più presto valide soluzioni.
Il nostro Paese non è immune da questo problema, basti pensare agli ultimi dati Eurostat, secondo i quali in Italia ogni cittadino getta al macero 100 Kg di cibo all’anno, con una perdita calcolata in 13 miliardi di euro. D’altro canto una persona su dieci soffre di povertà alimentare e non può permettersi un pasto regolare, mentre aumenta anche la povertà assoluta, perché secondo l’Istat gli individui classificati in tale condizione sono saliti a quattro milioni e 598 mila, il dato più alto dal 2005.
A fronte di una situazione globale così drammatica, fortunatamente sono sorte dal ba
sso numerose e originali iniziative anti-spreco, che nel loro piccolo stanno dando risultanti interessanti. Ci riferiamo ad esempio ai frigoriferi solidali, curati da associazioni di volontariato che provvedono a fornirli di alimenti in eccedenza, prossimi alla scadenza o non più eccellenti dal punto di vista estetico (ma sempre buoni), raccolti da ristoranti, forni, bar o comuni cittadini e messi gratuitamente a disposizione della popolazione indigente o di chiunque ne voglia beneficiare. Con questa idea semplice e geniale si impedisce che una grande quantità di cibo venga destinata alla pattumiera, consentendo ai più bisognosi di soddisfare le proprie esigenze alimentari. In sintesi, si tratta di una pratica utile e sostenibile, che riduce l’impatto ambientale e i costi di smaltimento dei rifiuti, dando una mano ai cittadini in difficoltà economica, colpiti dalla grave crisi di questi ultimi anni.
La prima città in Europa a sperimentare i frigoriferi solidali (o sociali) è stata Berlino, che già dal 2014 ne ha piazzati due in un cortile di un condominio del quartiere di Kreuzberg. Un’iniziativa scaturita dal progetto portato avanti già negli anni precedenti dai “Foodsaver” – un gruppo di volontari che in collaborazione con imprese, supermercati e cooperative si è attivato per salvare dalla spazzatura il cibo in eccedenza – replicata poi in modo proficuo in altre parti della città.
Risale invece a poco più di un anno fa la prima esperienza spagnola, promossa dall’Associazione umanitaria dei volontari di Galdakao, nei Paesi Baschi. Dopo circa un mese di lavoro che si è reso necessario per ottenere l’utilizzo del suolo pubblico e tutte le autorizzazioni, lo scetticismo iniziale della popolazione è stato ben presto superato dal successo dell’iniziativa, che ha portato nella piccola cittadina spagnola (29mila abitanti) sita nei dintorni di Bilbao il primo frigo della solidarietà.
Circondato da un recinto di legno, questo prezioso distributore di alimenti gratuiti ha fatto la felicità di individui indigenti e non solo, perché chiunque può accedervi. Vi troverete sia la persona che fatica a mettere insieme un pranzo con una cena, sia l’operaio che lavora nei dintorni e magari vuole gustarsi un gelato durante una pausa. L’obiettivo infatti non è solo quello di aiutare le persone in difficoltà economica che fanno fatica a nutrirsi regolarmente, ma più in generale di evitare lo spreco di cibo con tutte le sue conseguenze negative. Grazie al lodevole operato dei numerosi volontari che provvedono a rifornirsi da supermercati, ristoranti, bar e comuni cittadini, sorvegliando giornalmente sul corretto funzionamento dell’apparecchio, si recupera così il valore della produzione del cibo, non più merce di scarto ma bene prezioso.
Le regole del funzionamento del frigo sono poche e chiare: no a carne, uova e pesce crudo; i prodotti in scatola o lattina devono recare bene in evidenza la data di scadenza, mentre in quelli preparati in casa deve comparire un’etichetta con indicato il giorno di preparazione. Sono poi i volontari a controllare ogni giorno la corretta conservazione del cibo, in linea con gli obiettivi di questa associazione senza fini di lucro, che attualmente assiste circa 110 famiglie in stato di necessità, distribuendo 3 mila Kg di alimenti al mese.
L’esperimento basco ispirato dall’esempio tedesco è stato prontamente replicato: dopo Galdakao anche la città di Murcia, nel sud della Spagna, si è dotata di un frigo solidale, permettendo così a ristoranti, supermercati, bar e altri esercizi di concedere una seconda chance al cibo in eccedenza, per la gioia di indigenti e semplici curiosi. Dal Vecchio Continente possiamo poi spostarci in terre più lontane, per vedere come questa innovativa idea si stia diffondendo anche in Paesi con alto tassi di povertà. È il caso del Brasile, dove i frigoriferi della solidarietà sono stati posizionati a Goias, grazie anche all’interessamento dell’imprenditore Fernando Barcelos. Li trovate ai bordi delle strade in vari quartieri cittadini, accessibili ogni giorno 24 ore su 24 e dotati delle stesse regole di quelli tedeschi e spagnoli.
Anche in questo caso fornai, ristoratori, baristi, altri commercianti e semplici cittadini possono depositarvi le eccedenze alimentari, che saranno poi ritirate gratuitamente dalle persone interessate. Un successo testimoniato dai risultati: difficilmente capita che i frigoriferi solidali restino pieni!
Restando in Sudamerica, nei primi mesi del 2016 l’iniziativa della condivisione delle eccedenze alimentari tramite questi democratici strumenti è approdata anche in Argentina, più precisamente a Tucuman, quale frutto del progetto Heladera Solidad, volto a garantire l’accesso al cibo a tutti i cittadini in difficoltà economica. Il primo frigorifero solidale nella terra delle Pampas è gestito dai proprietari di un negozio di frutta e verdura, Muna Muna, che invitano i cittadini a ritirare liberamente solo quanto necessario.
Perché il cibo non si butta via ed è per tutti, come recitano gli slogan dell’iniziativa. Tucuman è stata solo la prima città: l’esperimento si è diffuso presto in altre città del Paese, dove sono stati installati nuovi apparecchi che coniugano la lotta allo spreco alimentare con quelle contro la povertà e per la tutela dell’ambiente.
Per chiudere questa sommaria rassegna ci trasferiamo infine in India, dove nella città di Kochi si è attivata la proprietaria del tea shop Pappadavada Minu Pauline, che ha posto di fronte alla propria attività un frigorifero destinato ai clochard e alle persone più povere. Funzionante 24 ore su 24 è rifornito con le eccedenze alimentari da vari esercizi commerciali della zona e dalla stessa ideatrice dell’iniziativa, che ogni giorno pone ben 50 porzioni di cibo in questo dispensatore di beni di prima necessità, accessibile veramente a tutti.
Purtroppo sul fronte dei frigoriferi della solidarietà non abbiamo nulla da segnalare in Italia. In attesa di buone nuove ci possiamo consolare con le numerose App nostrane volte a combattere lo spreco alimentare, pratiche e facili da utilizzare. Tra le più interessanti ci limitiamo a citare Last Minute Sottocasa, Ratatouille, MyFoody, Breading, e S-Cambia cibo. Anche la tecnologia può dare il suo contributo per la lotta alle disuguaglianze e il rispetto dell’ambiente.
Marco Grilli
Il nostro Paese non è immune da questo problema, basti pensare agli ultimi dati Eurostat, secondo i quali in Italia ogni cittadino getta al macero 100 Kg di cibo all’anno, con una perdita calcolata in 13 miliardi di euro. D’altro canto una persona su dieci soffre di povertà alimentare e non può permettersi un pasto regolare, mentre aumenta anche la povertà assoluta, perché secondo l’Istat gli individui classificati in tale condizione sono saliti a quattro milioni e 598 mila, il dato più alto dal 2005.
A fronte di una situazione globale così drammatica, fortunatamente sono sorte dal ba
sso numerose e originali iniziative anti-spreco, che nel loro piccolo stanno dando risultanti interessanti. Ci riferiamo ad esempio ai frigoriferi solidali, curati da associazioni di volontariato che provvedono a fornirli di alimenti in eccedenza, prossimi alla scadenza o non più eccellenti dal punto di vista estetico (ma sempre buoni), raccolti da ristoranti, forni, bar o comuni cittadini e messi gratuitamente a disposizione della popolazione indigente o di chiunque ne voglia beneficiare. Con questa idea semplice e geniale si impedisce che una grande quantità di cibo venga destinata alla pattumiera, consentendo ai più bisognosi di soddisfare le proprie esigenze alimentari. In sintesi, si tratta di una pratica utile e sostenibile, che riduce l’impatto ambientale e i costi di smaltimento dei rifiuti, dando una mano ai cittadini in difficoltà economica, colpiti dalla grave crisi di questi ultimi anni.
La prima città in Europa a sperimentare i frigoriferi solidali (o sociali) è stata Berlino, che già dal 2014 ne ha piazzati due in un cortile di un condominio del quartiere di Kreuzberg. Un’iniziativa scaturita dal progetto portato avanti già negli anni precedenti dai “Foodsaver” – un gruppo di volontari che in collaborazione con imprese, supermercati e cooperative si è attivato per salvare dalla spazzatura il cibo in eccedenza – replicata poi in modo proficuo in altre parti della città.
Risale invece a poco più di un anno fa la prima esperienza spagnola, promossa dall’Associazione umanitaria dei volontari di Galdakao, nei Paesi Baschi. Dopo circa un mese di lavoro che si è reso necessario per ottenere l’utilizzo del suolo pubblico e tutte le autorizzazioni, lo scetticismo iniziale della popolazione è stato ben presto superato dal successo dell’iniziativa, che ha portato nella piccola cittadina spagnola (29mila abitanti) sita nei dintorni di Bilbao il primo frigo della solidarietà.
Circondato da un recinto di legno, questo prezioso distributore di alimenti gratuiti ha fatto la felicità di individui indigenti e non solo, perché chiunque può accedervi. Vi troverete sia la persona che fatica a mettere insieme un pranzo con una cena, sia l’operaio che lavora nei dintorni e magari vuole gustarsi un gelato durante una pausa. L’obiettivo infatti non è solo quello di aiutare le persone in difficoltà economica che fanno fatica a nutrirsi regolarmente, ma più in generale di evitare lo spreco di cibo con tutte le sue conseguenze negative. Grazie al lodevole operato dei numerosi volontari che provvedono a rifornirsi da supermercati, ristoranti, bar e comuni cittadini, sorvegliando giornalmente sul corretto funzionamento dell’apparecchio, si recupera così il valore della produzione del cibo, non più merce di scarto ma bene prezioso.
Le regole del funzionamento del frigo sono poche e chiare: no a carne, uova e pesce crudo; i prodotti in scatola o lattina devono recare bene in evidenza la data di scadenza, mentre in quelli preparati in casa deve comparire un’etichetta con indicato il giorno di preparazione. Sono poi i volontari a controllare ogni giorno la corretta conservazione del cibo, in linea con gli obiettivi di questa associazione senza fini di lucro, che attualmente assiste circa 110 famiglie in stato di necessità, distribuendo 3 mila Kg di alimenti al mese.
L’esperimento basco ispirato dall’esempio tedesco è stato prontamente replicato: dopo Galdakao anche la città di Murcia, nel sud della Spagna, si è dotata di un frigo solidale, permettendo così a ristoranti, supermercati, bar e altri esercizi di concedere una seconda chance al cibo in eccedenza, per la gioia di indigenti e semplici curiosi. Dal Vecchio Continente possiamo poi spostarci in terre più lontane, per vedere come questa innovativa idea si stia diffondendo anche in Paesi con alto tassi di povertà. È il caso del Brasile, dove i frigoriferi della solidarietà sono stati posizionati a Goias, grazie anche all’interessamento dell’imprenditore Fernando Barcelos. Li trovate ai bordi delle strade in vari quartieri cittadini, accessibili ogni giorno 24 ore su 24 e dotati delle stesse regole di quelli tedeschi e spagnoli.
Anche in questo caso fornai, ristoratori, baristi, altri commercianti e semplici cittadini possono depositarvi le eccedenze alimentari, che saranno poi ritirate gratuitamente dalle persone interessate. Un successo testimoniato dai risultati: difficilmente capita che i frigoriferi solidali restino pieni!
Restando in Sudamerica, nei primi mesi del 2016 l’iniziativa della condivisione delle eccedenze alimentari tramite questi democratici strumenti è approdata anche in Argentina, più precisamente a Tucuman, quale frutto del progetto Heladera Solidad, volto a garantire l’accesso al cibo a tutti i cittadini in difficoltà economica. Il primo frigorifero solidale nella terra delle Pampas è gestito dai proprietari di un negozio di frutta e verdura, Muna Muna, che invitano i cittadini a ritirare liberamente solo quanto necessario.
Perché il cibo non si butta via ed è per tutti, come recitano gli slogan dell’iniziativa. Tucuman è stata solo la prima città: l’esperimento si è diffuso presto in altre città del Paese, dove sono stati installati nuovi apparecchi che coniugano la lotta allo spreco alimentare con quelle contro la povertà e per la tutela dell’ambiente.
Per chiudere questa sommaria rassegna ci trasferiamo infine in India, dove nella città di Kochi si è attivata la proprietaria del tea shop Pappadavada Minu Pauline, che ha posto di fronte alla propria attività un frigorifero destinato ai clochard e alle persone più povere. Funzionante 24 ore su 24 è rifornito con le eccedenze alimentari da vari esercizi commerciali della zona e dalla stessa ideatrice dell’iniziativa, che ogni giorno pone ben 50 porzioni di cibo in questo dispensatore di beni di prima necessità, accessibile veramente a tutti.
Purtroppo sul fronte dei frigoriferi della solidarietà non abbiamo nulla da segnalare in Italia. In attesa di buone nuove ci possiamo consolare con le numerose App nostrane volte a combattere lo spreco alimentare, pratiche e facili da utilizzare. Tra le più interessanti ci limitiamo a citare Last Minute Sottocasa, Ratatouille, MyFoody, Breading, e S-Cambia cibo. Anche la tecnologia può dare il suo contributo per la lotta alle disuguaglianze e il rispetto dell’ambiente.
Marco Grilli
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