venerdì 26 febbraio 2016

Il Michael Jackson che non avete mai sentito


di Claudio Todesco
 26.02.2016
Un disco da rivalutare e un documentario firmato da Spike Lee che ne accompagna la ristampa. Meno popolare dei successivi "Thriller" e "Bad", “Off the Wall” fu un album fondamentale per definire l'identità del Re del Pop.

«L’anno prossimo lo daranno a me », promette Michael Jackson a mamma Katherine. È il 1980, la sua Don’t Stop ‘til You get Enough ha appena vinto un Grammy come migliore performance vocale maschile R&B, ma a Jackson non basta. Mira ai premi pop e quelli sono tutti appannaggio di artisti bianchi. Quella sigla, R&B, delimita un ghetto da cui vuole uscire. Ha tentato la fuga l’estate precedente con un disco formidabile titolato 'Off the Wall'. 
Sta sfondando il soffitto di vetro delle vendite realizzabili da un afroamericano, ma l’industria discografica si gira dall’altra parte e i grandi gruppi editoriali non lo mettono in copertina perché, dicono, con un nero i giornali non vendono, anche se è il nero di maggior successo nella storia del pop. «La musica non ha colore», ribatte lui con voce sottile, un sussurro candido e infantile che s’ascolta nel documentario di Showtime Michael Jackson’s Journey from Motown to Off the Wall, oggi incluso nella ristampa dell’album del 1979. È appropriato che a raccontare questa storia di riscatto razziale sia Spike Lee, che evita pettegolezzi e controversie e mette assieme filmati d’epoca, vecchie interviste, nuove testimonianze di discografici, produttori, musicisti, artisti, e parte della famiglia Jackson, ma non tutta perché «there are issues».

Viene fuori che Off the Wall, messo in ombra tre anni dopo dal successo extralarge di Thriller, è l’album del cuore per tanti e che senza di esso non ci sarebbero Pharrell Williams o The Weeknd. Ma prima d’arrivarci, Spike Lee racconta la storia del bambino prodigio membro dei Jackson 5 che finisce sotto l’ala protettiva di Berry Gordy Jr, esempio virtuoso di black entrepreneur che guida l’etichetta Motown secondo solidi principi fordisti. Per Michael, che ha 11 anni quando I Want You Back va in vetta alla classifica nazionale, la factory di Detroit è scuola e fabbrica. Lo descrivono attento a ogni dettaglio, mosso da curiosità inquisitiva, spugna dei segreti professionali altrui. 
Jackson cresce, la Motown gli va stretta, cerca un posto tutto suo, lontano dai fratelli e dal dispotismo di papà Joe, ma questo il documentario non lo dice. La strada maestra è tracciata dai magnifici ribelli Stevie Wonder e Marvin Gaye, che si sono affrancati dalla catena di montaggio di Gordy per diventare artisti completi, adulti, risolti. 
Il presidente della CBS Walter Yetnikoff investe di malavoglia tre milioni di dollari su quel ragazzo che fino a quel momento può vantare come maggiore successo solista una canzone dedicata a un topo.

E qui si arriva a 'Off the Wall' come rinascita e scommessa, e pure come punto fermo nell’evoluzione della black music che sintetizza i suoni del suo tempo e getta uno sguardo in avanti. Jackson viene dalla trasferta coi fratelli a Philadelphia, dov’è andato a scuola di Philly Sound dagli autori e produttori Gamble & Huff, i padri nobili della disco music. 
S’è poi trasferito a New York dove divide un appartamento con la sorella La Toya. Fa un certo effetto vederlo bazzicare lo Studio 54 e osservare con sguardo innocente l’umanità che s’affolla in quel locale, dove Bianca Jagger appare in sella a un cavallo bianco e su una parete sta appeso un quarto di luna che sniffa coca da un cucchiaino. A chi gli chiede se si sente a disagio, lui risponde che non vede segni di decadenza, che allo Studio 54 si inscena una fuga dalla realtà. 
Di quel mondo assorbe il potere trasformativo, l’esuberanza e la sensualità, giusto gli elementi che mancano ai suoi dischi precedenti. Scrive di suo pugno tre canzoni, un’altra conquista. Una fa «keep on with the force don’t stop, don’t stop ‘til you get enough». Quando l’ascolta, David Byrne pensa a Star Wars, mamma Jackson invece è preoccupata perché quella canzone sa di sesso.

A fornire una cornice musicale a questi stimoli è il produttore Quincy Jones, conosciuto sul set del musical The Wiz, rilettura in chiave urban e black del Mago di Oz dove Jackson è un memorabile spaventapasseri – contro ogni logica, in Italia arriva col titolo I’m Magic. Q ha lavorato con Ray Charles, Duke Ellington, Frank Sinatra, Ella Fitzgerald. Ha studiato composizione con Nadia Boulanger. 
La casa discografica vede in lui un jazzista senza alcuna esperienza nel pop e invece è la sponda perfetta per il desiderio di Jackson di superarsi. 
Quando Off the Wall esce, nell’agosto 1979, impazza il movimento “disco sucks”, figlio di un senso di superiorità rockista e, suggerisce Lee, di una certa dose di razzismo. Il movimento culmina in un celebre rogo di vinili di disco music organizzato da un conduttore radiofonico di nome Steve Dahl sul campo da gioco dei Chicago White Sox. 
L’album di Jackson si fa beffe dei fumi mefitici alzati da quelli come Dahl perché è già altrove: è il culmine della stagione della disco e intanto ne annuncia la fine, indicando la via da seguire nella produzione di una musica post razziale nata dalla fusione di R&B, soul, funk e pop.

Le star di oggi ascoltano 'Off the Wall' con devozione: per il creatore di Empire Lee Daniels il disco trascende le barriere sessuali e razziali, per Mark Ronson è la dimostrazione che i musicisti in carne e ossa battono sempre le macchine. Uno dei sostenitori più accesi è Questlove dei Roots, partner delle scorribande musicali di Jimmy Fallon, che interpreta il grido che apre l’album come un esuberante «Free at last!». 
Jackson lo mette nero su bianco in quel 1979, scrive che vuole cambiare identità, lasciarsi alle spalle il bambino prodigio, scioccare il mondo, mettere tutto insieme, musica e cinema e ballo. «I’ll be magic», promette, e un po’ di quella magia emerge dal documentario di Spike Lee, che dopo essersi dedicato a 'Bad' e 'Off the Wall' ora vorrebbe chiudere la trilogia raccontando 'Thriller'. 
Un risultato l’ha già ottenuto: mostra Michael Jackson non come fenomeno da baraccone, ma come fenomeno e basta.

FONTE ORIGINALE
Idee e Lifestyle del Sole 24 ORE


mercoledì 24 febbraio 2016

La statuetta di “Via col Vento” acquistata da Michael non si trova..

La star pagò un prezzo record per la statuetta ma l'Estate non sa che fine abbia fatto..

Dopo che Michael Jackson è morto improvvisamente nel 2009, i suoi esecutori testamentari hanno inventariato le montagne di beni preziosi (spesso bizzarre) che l'artista aveva lasciato. Ma uno degli oggetti più preziosi del cantante è sfuggito alla loro indagine : l'Oscar per il miglior film consegnato a David O. Selznick per il classico "Via col Vento" del 1939.
Jackson, appassionato di cinema da sempre, aveva comprato la statuetta nel 1999, pagando 1,54 milioni di dollari all'asta Sotheby (le regole nel 1940 non impediva la vendita come succede adesso), diventando l'Oscar più costoso mai venduto. (Prima dell'asta, i venditori avevano stimato il suo valore a soli $ 300.000.)

Si presume che Jackson lo custodisse a Neverland o nella casa di Los Angeles dove viveva quando è morto, ma l'Oscar non è stato trovato tra i suoi effetti personali, in base a quanto dichiarato dall'Estate. 
Qualsiasi membro della famiglia Jackson potrebbe esserne in possesso senza autorizzazione, potrebbe essere semplicemente nascosto o mal riposto insieme agli altri suoi beni, o potrebbe essere stato rubato durante il trambusto che seguì la sua morte.
 Indipendentemente da ciò, se dovesse riapparire, la Tenuta di Jackson è pronta a reclamarne il possesso..


"La tenuta non sa dove è andata a finire la statuetta di 'Via col Vento'. Vorremmo riaverla perché appartiene ai figli di Michael... " ha detto l'avvocato Howard Weitzman.
Traduzione:  MJGW FORUM

ORIGINAL SOURCE

mercoledì 10 febbraio 2016

Cara Hollywood: Michael Jackson Era Nero (e Orgoglioso)


La scelta di un uomo bianco nelle vesti di Michael Jackson in una serie TV ambientata nel 2001 è più che inquietante. E' in realtà una completa contraddizione di chi era MJ nel 2001 e per tutta la sua vita. Il 2001 era un anno, in cui se si guarda e si ascolta Jackson, lui non era altro che un uomo di colore che suonava il campanello d'allarme sul razzismo nel settore della musica. Il settore è stato scosso dalle sue denunce di atti di razzismo riguardanti gli artisti neri e, in un certo senso, ha contrattaccato MJ ancora una volta venendo ritratto come un drogato le cui accuse erano le indicative farneticazioni di un tossicodipendente, e dal 2003 un accusato di molestie su minori. 
Quest'ultima, se vi documentate sulle accuse, l'ufficio del procuratore distrettuale, i testimoni e le testimonianze di altri, non è stata altro che un'aberrazione del suo personaggio e un chiaro tentativo di infangare definitivamente la sua eredità. E' stato, se volete, l'inizio di una vera tragica fine. Eppure, non era il quadro completo della situazione.

Nel Luglio del 2001, Jackson parlò ad un pubblico in una conferenza sponsorizzata dal National Action Network del reverendo Al Sharpton. Lui fu sfacciato nel raccontare la sua verità sul razzismo che lui e altri artisti neri affrontano. Disse che lui era visto come una minaccia per aver superato i record di Elvis e i Beatles. 
Questi record non li ha soltanto superati, ma ha anche comprato e mantenuto la proprietà dei diritti alla fine degli anni 80'. Ad essere onesti, Michael Jackson è sempre stato visto come il minaccioso uomo nero, almeno, nel campo dell'intrattenimento. 
In apparenza, lo era, ma era tutto immaginario. Lui sapeva come generare il richiamo di massa. E' stato diplomatico nel modo in cui ha creato la sua immagine perchè avere il disco più venduto di tutti i tempi era qualcosa che aveva promesso a se stesso quando Off The Wall non ottenne il genere di riconoscimento che lui pensava che meritasse. 
Jackson era un talento fenomenale, ma era anche un uomo d'affari molto abile che, nella sua pelle nera, ha manovrato il miglior affare in assoluto nella storia della musica americana quando ha investito nei cataloghi Sony/ATV. Lui sapeva che questa era la ragione per cui lo hanno attaccato. Lo sapeva e lo ha detto.

In un momento di completo incondizionato essere di colore, Michael Jackson disse davanti al pubblico del National Action Network, " Conosco la mia razza. Mi basta guardarmi allo specchio. So di essere nero". Era la personificazione dell'orgoglio. E' stata inoltre una delle tante dichiarazioni che Jackson aveva fatto affermando e ribadendo la sua posizione in questo mondo da uomo di colore.

Non è difficile trovare queste prove. Google " MJ e il razzismo", e le troverete in ogni discorso, intervista e opportunità che lui ha avuto, Michael Jackson ha detto, " Io sono nero". Lo ha detto e diceva sul serio. Non si può ignorare, eppure Hollywood sta scegliendo di farlo. Loro sono " caucasici" su chi era e Usurpatori della sua eredità. In sostanza, hanno deliberatamente ignorato chi era e distorto la verità basandosi unicamente sulla depigmentazione della sua pelle a causa della malattia cutanea vitiligine. Jackson ne ha sofferto per la maggior parte della sua vita. Se volete la prova, guardate alcune foto negli archivi della Motown, si può notare il suo inizio sulle sue dita e sulle sue mani all'età di 11 anni. Eppure, ad Hollywood hanno deciso che, definiranno e spiegheranno solo la nerezza di MJ in un modo a loro più comodo e nascondendo la verità su chi era lui veramente.

Quindi, chi era Michael Jackson?
Michael Jackson era un uomo di colore che era nato in una delle città maggiormente popolate dai neri nel midwest, Gary, Indiana. 
Era un uomo di colore che ha aiutato centinaia di studenti neri a frequentare l'Historically Black Colleges e le università (HBCU) attraverso una borsa di studio alla United Negro College Fund intitolata a suo nome. 
Era un uomo di colore che a quanto pare ha realizzato da solo il più grande contributo finanziario alla Million Man March del 1995. 
Era un uomo di colore che ha una laurea ad honorem dalla mia università, l'Università Fisk, una HBCU. 
Era un uomo di colore che ha scritto una canzone per raccogliere fondi per la carestia in Africa nel 1995, e 20 anni dopo, ha fatto lo stesso per raccogliere fondi per le vittime dell'uragano Katrina, che erano - in misura sproporzionata- persone di colore.

Michael Jackson era un uomo di colore che è uscito con donne di colore, come Stephanie Mills, ma rispettava a sufficienza la loro privacy da non mettere i loro affari nella stampa e non renderle vulnerabili alle prese in giro che lui spesso aveva subito. 
Era un uomo di colore che ha sostenuto il movimento per mettere fine all'apartheid in Sudafrica ed era amico di Nelson Mandela. 
Era un uomo di colore che ha assunto la Fruit of Islam per garantire sicurezza alla sua famiglia e consigliarlo su determinate questioni. 
Era un uomo di colore che ha avuto regolarmente bambini di colore in visita a Neverland e non è mai stato accusato di qualcosa di non appropriato o di sessuale.

Ricordate quando la sua amica Elizabeth Taylor, che sarà anche descritta in questa serie, ha interpretato Cleopatra, una donna nera? MJ era un uomo di colore che ha "determinato" questo con il suo video per "Remember The Time", che era ambientato nell'antico Egitto in cui Nefertiti e Ramses erano neri, come lo erano il resto di coloro che erano parte del cast, incluso il regista, John Singleton. 
Era un uomo di colore che ha girato un "cortometraggio" in Brasile con Spike Lee, dove ha evidenziato l'esistenza dei brasiliani di colore. 
MJ era un uomo nero che ha pagato il funerale di David Ruffin dei Temptations, uno dei suoi idoli. 
Era un uomo di colore che, al momento dell'acquisto del suo enorme catalogo musicale, ha restituito al pioniere del Rock & Roll, Little Richard, i diritti della musica che gli erano stati rubati. 
Come molti di noi, Michael Jackson era un uomo di colore che ha pianto quando il Presidente Obama è stato eletto, e si dice che abbia spiegato ai suoi figli perchè era cosi importante qualcosa che gli fu detto che non sarebbe mai accaduto nella sua vita. 
Per usare le parole di un altro suo idolo, James Brown, Michael Jackson era un uomo di colore che non aveva paura con le sue azioni e i suoi discorsi di dire ad alta voce, " Sono nero e ne sono orgoglioso".

Quello che era non può essere cancellato dai numerosi tentativi di derubarlo del suo personaggio e della sua dignità. Hanno cercato di farlo mentre era in vita, e adesso, nella morte, stanno cercando di derubarlo della sua identità con questo spettacolo, e non può essere ignorato.

Non c'è nessun "interprete nero". Anche Jackson, lui stesso, pensava che fosse "stupido" scritturare un attore bianco per impersonarlo e lo ha dettagliatamente ammesso in un'intervista con Oprah nel 1993. Se Joseph Fiennes è un attore di pregio, farà le sue ricerche sul "personaggio" che è stato scelto di interpretare. Se lo farà, capirà come era MJ veramente e, si spera, si renda conto che non può interpretare questo ruolo. 
Non si tratta della più grande sfida di un attore, si tratta di un'invenzione della verità e molto probabilmente l'estremo tentativo di dipingere Michael Jackson non come il "Re del Pop", ma come qualcuno che era molto meno di uno scherzo della natura umana. 
Sono incline ad essere d'accordo con il reverendo Al, che al funerale di MJ disse ai suoi figli,
 " Non c'era nulla di strano in vostro padre. E' stato strano quello che vostro padre ha dovuto affrontare. Ma lo ha affrontato. Lo ha affrontato ad ogni modo". E sembra che anche sette anni dopo la sua morte, lo stia ancora affrontando quando in realtà non avrebbe mai dovuto.

Traduzione: Smelly Jackson

ORIGINAL SOURCE
Dear Hollywood: Michael Jackson Was Black (and Proud)

lunedì 8 febbraio 2016

Lo sbiancamento di Michael Jackson ha una spiegazione

Michael Jackson è inequivocabilmente l'artista più prolifico di tutti i tempi. Dal momento in cui imitò i passi di danza di James Brown durante l'audizione alla Motown nel 1968 , non c'era alcun dubbio che sarebbe stato una star.

Il suo lavoro, prima come leader dei Jackson 5 e poi nella carriera come solista, dimostra che questo è vero. 
Per i fan, soprattutto coloro che lo hanno seguito sempre nel bene o nel male, tutto ciò che lo riguarda richiede la stessa precisione che lui ha dedicato al suo mestiere. E in questo periodo, una TV inglese, nel decidere per la diffusione di un film, ha fatto una pesante caduta di stile.

Martedì scorso, circolava la notizia che un canale televisivo Inglese , Sky Arts, stesse producendo un film commedia "11/9 road trip" e cioè il come presumibilmente, Michael Jackson, Elizabeth Taylor e Marlon Brando , si fossero trovati in viaggio insieme per strada da New York dopo l'attacco al World Trade Center nel 2001 . La trama si basa su una storia, sulla vita della Taylor descritta nel mese di giugno 2011 su Vanity fair , certamente ricavata da una leggenda metropolitana, visto che nessuno può affermare possa mai veramente essere accaduto.

L'unico fatto innegabile sul progetto, così come descritto, è che l'attore bianco ,Joseph Fiennes, è stato scelto per interpretare Jackson, che era nero, così come è innegabile che il colore della pelle di Jackson è cambiato nel corso della sua carriera.

Per usare un eufemismo, non tutti condividono.

La maggior parte delle obbiezioni, viene dall'accusa verso l'industria cinematografica e televisiva di voler volentieri mescolare le razze. Il che non è falso. Ma per esempio, perchè Sky Arts non ha scelto un attore nero per interpretare Jackson, che si auto-identificato come un nero? Se il punto fosse mescolare razze in una sorta di discromia daltonica, perché Brando e la Taylor non sono interpretati da attori non bianchi?

Purtroppo, non è così semplice. C'è una specifica ragione per cui razza e colore della pelle sono legate a doppio filo, e qualcuno sembra non aver compreso bene questo legame nel corso della storia e vita di Jackson.

Fiennes , si è definito "scioccato" quando gli è stato chiesto di interpretare Jackson. Jackson ... è troppo, ha detto.
Tra il crescente scetticismo sulla scelta di Fiennes, ET ha avuto modo di intervistare l'attore ,Mercoledì , cercando così di capire la sua opinione in merito. E si scopre che nemmeno lui sembra convinto di essere la scelta più ovvia per interpretare la pop star.

"Sono un bianco, della media borghesia inglese ", ha detto Fiennes. "Sono scioccato, come potresti esserlo tu"

Il "tu" a cui Fiennes fa riferimento sono le persone che stanno prestando attenzione alla situazione. Ma proprio le stesse parole di Jackson, precisano un qualcosa che avrebbe dovuto avere un peso ben più importante per i critici.

Il 10 febbraio del 1993, Jackson si fa intervistare da Oprah Winfrey nel suo ranch a Neverland. L'intervista venne trasmessa live in Mondo visione, raggiungendo 90 milioni di persone in tutto il mondo e stabilendo un record per l'intervista più seguita in TV.

Gli argomenti furono ampi e improvvisati. Jackson come viene spiegato, non aveva avuto accesso alla scaletta di domande prima della diretta.
E le domande spaziarono dalla famiglia alla sua infanzia, i suoi successi, e la fama che ne seguì. Ma gran parte della conversazione, dall'inizio alla fine, venne incentrata sulla chiarire i rumors sul suo essere misterioso e sfuggente,sino alla diceria di volere che un bianco lo interpretasse..

A quel tempo, Winfrey sottolineò, girava voce che Jackson volesse essere interpretato da un ragazzino bianco, nello spot della Pepsi. Così la Winfrey lo chiese , e Jackson, sbuffando e scuotendo la testa, disse queste esatte parole:
"Questo è così stupido. Questa è la più ridicola storia assurda che abbia mai sentito. È pazzesco. Voglio dire, perché? Numero uno, è il mio volto di quando ero bambino nello spot. Io quando ero piccolo. Perché dovrei volere un bambino bianco che interpreti me? Sono un nero americano. Sono orgoglioso di essere un americano nero. Sono orgoglioso della mia razza. Sono orgoglioso di quello che sono. Sono orgoglioso e fiero di ciò che sono.

Jackson quindi, categoricamente, obbiettò al rumor , prendendo spunto dall'inno del potere nero del 1968 "Say It Loud -I’m Black and I’m Proud, ", dal suo idolo James Brown.

Ma allora perché qualcuno pensò di insinuare che Jackson avrebbe accettato di essere interpretato da un attore bianco? E, ancora più importante, perché una simile idea sembra trovare ancora spazi, più di due decenni più tardi, nonostante i desideri di Jackson?

Il colore della pelle di Michael Jackson è cambiato nel corso del tempo
Anche se i rumors si estendono ben oltre il limite della fantasia, c'è un motivo per cui accettiamo il beneficio del dubbio. Nel corso della carriera, già allora di ben 25 anni , la sua musica, il look, e i passi di danza non erano le uniche cose ad essere cambiate. Lo era anche il colore della sua pelle.

In realtà, questo è il motivo per cui è così importante prestare attenzione al momento esatto della vita di Jackson che Fiennes è stato chiamato ad interpretare. Il periodo storico del film lo colloca subito dopo gli attacchi terroristici dell'11 settembre. Ma la storia personale di Jackson , è importante anche in questo.

A metà degli anni 80, l'uomo nero che prima si presentava con una carnagione scura era improvvisamente, quasi dal nulla, ricomparso agli occhi del pubblico con un tono di pelle notevolmente diverso. Così, anche nel 1993, per non parlare del 2001, la pelle di Jackson era molto più chiara di quella che era stata nella sua gioventù. La sua pelle era dello stesso tono di qualcuno che sarebbe stato comunemente identificato come bianco, che è l'unica spiegazione per poter solo pensare ad un Fiennes come lontanamente plausibile.

Nel corso del tempo, la gente iniziò ad analizzare l' identità razziale di Jackson
Come Fiennes ammette nell' intervista a ET, Jackson era "più vicino al colore [di Fiennes] del suo colore originale."
Ma la razza è un qualcosa di più del semplice accostamento di tonalità della pelle. E questo fatto è una delle ragioni per cui i cambiamenti di carnagione di Jackson hanno fatto si che alcune persone mettessero in discussione l'autenticità della sua identità razziale.

Gli scettici non erano solo fra il pubblico in generale. Alcuni dei più stretti collaboratori di Jackson vengono annoverati fra questi, fra cui il famoso produttore Quincy Jones.

I due , lavorarono insieme sui primi tre album della carriera solista di Jackson - tra cui il leggendario Thriller, nominato a 12 Grammy nel 1984, un record assoluto tutt'ora. E durante quel periodo, dal 1979 alla fine degli anni 80, Jones fu testimone dei cambiamenti di colore della pelle di Jackson.

Nel frattempo, nel 1986, a Jackson venne diagnosticata la vitiligine , una condizione cronica della pelle che provoca la perdita della pigmentazione.

Tuttavia, in un'intervista del 2009 , e successiva alla morte di Jackson, Jones spiegò di avere una diversa opinione. Non solo non crede nella diagnosi medica , ma suggerendo anche che la trasformazione avesse avuto più a che fare con un cambiamento del modo in cui Jackson apprezzava la sua identità razziale.

"L'uomo è strano! Peeling chimici e tutto il resto", disse. "E io non lo capisco. Ma, ovviamente, non voleva essere nero."

Nel corso degli anni, Jackson subì diversi interventi di chirurgia plastica per alterare il suo aspetto.Il Dr. Wallace Goldstein, che ha lavorato per Jackson nel 1990, disse al People magazine che Jackson aveva subito dai 10 ai 12 interventi chirurgici nel giro di 2 anni.

E c'è voluta un autopsia per confermare che Jackson non aveva alcun controllo sul cambiamento della sua pelle: accaduta infatti perchè soffriva di vitiligine.

Ma nonostante questa informazione, perché, per esempio, Jones, ha pensato che il cambiamento di colore della pelle di Jackson fosse correlato con un cambiamento nel modo in cui Jackson vedeva la sua identità razziale? Beh, ha tutto a che fare con il colore della pelle che viene utilizzata per identificare identità razziali e come le identità razziali sono classificate in una gerarchia.


La razza non esiste (biologicamente) , ma esistono canoni che la definiscono socialmente
Per essere chiari, la razza, così come la conosciamo, non è reale. Vale a dire, le identità razziali non esistono biologicamente. Non esiste un gene razza.

Invece, è vero che le nostre caratteristiche, come il tono della pelle, i capelli, i lineamenti del viso, e le nostre storie familiari , sono sin dalla fine del 18mo secolo utilizzate per inquadrare gli esseri umani in categorie razziali distinte per ragioni sociali e politiche.

Il fatto che le categorie razziali siano cambiate nel corso della storia umana dovrebbe darvi un indizio sul fatto che la razza non è reale, ne tanto meno scolpita sulla pietra.

Tuttavia, ci sono alcune regole generali che vengono utilizzate per definire le identità razziali. E uno dei modi più salienti è basarsi sulle caratteristiche fisiche, compreso il colore della pelle.

Persone con la pelle più chiara, sono considerati razzialmente bianchi. Le persone con pelle più scura sono generalmente considerati neri.

Intere istituzioni, come l'istruzione ad esempio, sono state sviluppate per dare o negare alle persone l'accesso alle opportunità basate su qualcosa di semplice quanto il colore della pelle.

Quindi, uno degli altri fattori che anche lega insieme persone della stessa identità razziale è l'avere una storia condivisa di oppressione.

Ma tutta questa storia finisce per diventare fondamentale quando qualcuno segue regole proprie - il che accade molto spesso, con il cambiamento di colore della pelle di Jackson , preso quale esempio.

Non tutti gli appartenenti alla stessa razza hanno lo stesso colore della pelle. E questo è uno dei motivi dell'imbarazzante scambio di opinioni che Nancy Giles al Sunday Morning della CBS ha avuto con Jay Smooth. Smooth e Giles sono entrambi neri. Ma a causa del colore chiaro della pelle di Smooth, Giles dice che non lo è. Ops!

Che cosa significa tutto questo?
°Le persone che hanno toni della pelle simili non devono necessariamente corrispondere alle stesse identità razziali.
°Le persone con la stessa identità razziale non hanno la stessa carnagione.
°La razza non è un qualcosa di superficiale.
°Le identità razziali vengono definite da disuguaglianze di potere.

Il risultato: La scelta di Fiennes appare in tal senso molto meno che come un imitazione di Jackson e più simile alla prevaricazione eclatante di un uomo bianco nel voler interpretare un identità nera che non è la sua. E per aggiungere la beffa al danno, lo scopo non è altro che qualche risata.


Quindi cosa importa se Fiennes è "bianco o nero"? Sì.

Aggiungiamo a tutto questo, uno dei singoli più famosi di Jackson riguardo la razza, "Black or White" del 1991. Dalla sua pubblicazione, la canzone è stata spesso caratterizzata come un inno all'"armonia razziale".

Ma questo è il bello delle armonie: Nessuna nota o differenza sostituisce le altre; invece, convive armoniosamente con le altre.
Quando Fiennes, che è bianco, interpreta Jackson, che è nero, tali differenze non vengono apprezzate. Vengono invece cancellate.
Così, mentre non importa se sei nero o bianco perchè Jackson possa amarti, importa assai se sei nero o bianco quando stai cercando di impersonificare lui, la superstar.

Socialmente, quando un attore bianco che interpreta un intrattenitore nero, anche quando le loro carnagioni possono somigliarsi, il risultato non è che una prevaricazione dell'industria cinematografica, nella quale un ruolo che dovrebbe e potrebbe essere stato interpretato da un attore nero è invece dato ad un attore bianco.

Ma è anche, più semplicemente, sulla base di un fatto inconfutabile, dalle sue stesse parole, e cioè che Jackson, era un uomo di colore che non avrebbe mai approvato che Fiennes lo interpretasse.

ORIGINAL SOURCE:
The whitewashing of Michael Jackson, explained

Traduzione: MJ GOLD WORD FORUM

(8° parte) MJ: Scritti,Citazioni,Dichiarazioni

MICHAEL JACKSON: CELEBRATION OF LOVE LOS ANGELES 29 AGOSTO 2003

"Vorrei ringraziare tantissimo i miei meravigliosi fan per questo evento. Non riesco ad immaginare quanti sforzi ed energie abbiate impiegato in tutto questo. Grazie per aver realizzato questo favoloso party e per aver partecipato da oltre 30 paesi. Sono profondamente commosso e toccato dal vostro amore.

Voglio che sappiate quanto apprezzo i miei fan, non solo in occasioni come questa, ma ogni giorno della mia vita. La vostra presenza, la vostra fedeltà e lealtà mi hanno dato una grande forza nei momenti più difficili e siete stati voi ad ispirarmi nel continuare a lavorare duramente, lo devo a voi.
Col passare degli anni siamo diventati una famiglia. Siete tutti parte della mia famiglia. I miei figli sono i vostri figli e tutti i bambini del mondo sono i nostri bambini, una nostra responsabilità.
Questo è il momento in cui una persona riflette sul bambino che vivrà sempre dentro di lui e, cosa più importante, l’uomo adulto che continua a crescere intellettualmente, senza mai dimenticare la sua genuina ed infantile innocenza.
Molto di quello che vi mostrerò in futuro celebrerà la mia immaginazione giovanile che da sempre fa parte della mia persona, affiancata dalla prospettiva adulta di padre, artista e membro della nostra comunità.

Il desiderio per il mio compleanno è che voi, i miei fan, vi uniate a me per alcuni nuovi progetti per poterci dirigere insieme verso un futuro più sereno. Mi sento abbastanza giovane da guardare al futuro con grande ottimismo.

Ho creato una nuova squadra di persone generose, leali e competenti con diverse esperienze alle spalle. Lavorano in grande armonia con il vero spirito di squadra. E loro hanno voi, i fan, in cima alla lista delle priorità.
Date loro un po’ di tempo e avrete:
Un nuovo sito web ufficiale, con una grande varietà di merchandise ufficiale, una collezione di vestiti firmati "MJ" per tutte le età, un centro di comunicazione per i fans e forse una sorpresa.
Promettiamo di rendere "Neverland" più accessibile ai fan e di trovare il modo per rimanere in contatto.
Vogliamo anche il vostro input, le vostre idee e critiche.
Ogni qualvolta ho subito un’ingiustizia, voi siete stati al mio fianco e vi amerò sempre per questo. Ho lasciato gli studi di registrazione proprio alcune ore fa. Sto lavorando a nuove canzoni... nuovi cortometraggi e film... e... vedrete!
Vi prometto che vi renderò orgogliosi di essere un fan di Michael Jackson.

Prima di salutarvi, vorrei rendervi partecipi di un nuovo progetto filantropico che mi sta a cuore:
il suo scopo è di aiutare i giovani, riguarda il ruolo del mentore.
Il mondo di oggi ha molti problemi, molti dei quali sono difficili da risolvere. Richiedono soldi, potere, esperienza, mezzi e via dicendo ma ciò di cui hanno più bisogno sono le persone che hanno la volontà di affrontarli. Persone che non si arrendono prima di aver compiuto il loro dovere.
Ho fiducia nelle giovani generazioni (chi oggigiorno ha meno di 45 anni), affronteranno questi problemi e troveranno una soluzione. Soluzioni a cui nessuno ha pensato prima d’ora.
Per questo spingo tutti i giovani a ‘rincorrere i propri sogni’. Se lo fanno, molti problemi saranno risolti.

In collaborazione con gente esperta lanceremo, prima della fine dell’anno, una nuova organizzazione filantropica. Sebbene non sia in grado di potervi dare più dettagli, posso dirvi il suo nome:
‘GO FOR YOUR DREAMS..!’
Lo dico a voi per primi perché spero che vi uniate a me nel rendere questo progetto un successo mondiale. Mi renderebbe estremamente orgoglioso di voi, voi fan, sarete gli ambasciatori di "Go For Your Dreams..!" in tutto il mondo.

Per il momento spero che vi divertiate al party. La vita è fantastica! Siete i migliori, ma ricordate che il meglio deve ancora venire! Grazie infinite di nuovo. Vi amo dal profondo del mio cuore."
Traduzione: Emanuela Arezzi

PHOTO GALLERY-GALLERIA FOTOGRAFICA: 
45TH BIRTHDAY PARTY - FESTA PER IL 45esimo COMPLEANNO DI MICHAEL


(12° Parte) MJ: Aneddoti-Fatti Divertenti-Curiosità...

Frank DiLeo :
" Ci eravamo trasferiti a Los Angeles e mio figlio frequentava la scuola materna. Aveva qualche difficoltà, non era affatto contento. Gli avevano detto di portare qualcosa di suo in classe e gli chiesi: ' Dominic, che cosa hai intenzione di portare?' ... ha detto ' be', voglio portare Muscles' ( il serpente di proprietà di .Michael). Ho risposto: ' dovrai pensare a qualcos'altro, i serpenti mi terrorizzano, non voglio prenderlo ' .

1053589214rpg4L'ho raccontai a Michael e lui disse ' Sì, si che può prendere il serpente ' e io: ' Michael , sai la paura che mi fanno. Non ci penso neanche a toccare quel serpente . ' Poi mi disse : ' va bene , allora ci vado io ' ,. 'Tu?? ' chiesi io. 'Non puoi andare nella scuola di mio figlio . ' ' Sì che ci vado . '
Siamo andati ed è successo il finimondo. Mio figlio è diventato un eroe. Non potevo credere che qualcuno potesse fare una cosa del genere. Lo trovo assolutamente incredibile.
Qualcosa che va al di là di essere un cliente , un amico ...
Ma era quel tipo di persona . Era un vero uomo.
Non è lo stesso essere innocente che essere ingenuo. Michael Jackson non era ingenuo. E chiunque lo pensi non sta bene con la testa. Era una persona molto intelligente, attenta e di talento . "
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Michael ha anche creato i peluche dei propri animali domestici , i "Michael's Pets".
Chiese che per ogni unità venduta venisse donato un dollaro in beneficenza.
Da sinistra a destra:
Cool Bear, Jabbar, Jeannine, Unkle Tokie, Mr. Bill (il cane da guardia*), Louie, Bubbles, Muscles, Spanky y Suzie.

* il cane da guardia si chiama come il capo della sicurezza da quando MJ era bambino, Bill Bray.
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Seth Riggs – Vocal Coach 
Aveva molto senso dell'umorismo. Una sera mi telefonò per fare i vocalizzi alle 10 di sera. Quando arrivai nello studio dove stava registrando lui era al telefono.
Mentre entravo Michael stava dicendo: "non conosco il nome di quella ... " . Quando mi vide, mi chiamò subito : " Seth, potresti andare nello Studio A, c'è un ragazzo che sa qual'è la canzone che mi piace . " Ovviamente voleva sapere il nome di una certa canzone , "Certo !. " gli dissi.
Il ragazzo che era lì suonò la canzone che piaceva a Michael . Era "“Non piangere Liu” .Ok, è l'altra aria della Turandot . ' Nessun dorma ' è quella più conosciuta. " .

Quando tornai da lui, Michael era ancora al telefono e chiese: " Seth , come si chiama la canzone? " . Ho risposto : " Non piangere Liu ".
MJ: " Cosa?" .
IO:"Non piangere , non piangere , non essere triste ... e il suo nome era Liu . Non essere triste Liu, è della Turandot , l'opera di Puccini . Ma siccome non parlava italiano, disse: "Non so come pronunciarlo … prendi il telefono”.
Così presi il telefono e dissi , "Mi scusi, lui sta parlando di “... e cominciai a cantarla.
Dall'altra parte, una voce con accento italiano rispose: " Voce molto bella, la mantenga sempre allenata”. Subito dopo accennò una strofa e io rimasi di sasso!
IO: “ Chiedo scusa.., con chi sto parlando? “
-- “ Luciano Pavarotti “
Mi voltai verso Michael e lo vidi sul pavimento, disteso sulla schiena con i piedi sul divano che si rotolava da un lato all'altro ridendo a crepapelle.
Misi la mano sul telefono e sibilai : " Ti ammazzo , Michael . "
IO: "Mi scuso Maestro, sono le 10:20 e non avevo idea che Michael stesse parlando con lei, perché è quasi l'una di notte a New York ( dove si trovava in quel momento ) e Pavarotti rispose : "No, no, va bene. Mi raccomando mantenga sempre in forma la voce. "
IO: "Mi dispiace Maestro, se avessi saputo che stavo per salutarla, avrei prima fatto dei vocalizzi per venti minuti almeno! . "
Michael amava i momenti come quello. Amava ridere e far ridere la gente e vederli felici.

... ALTRE CURIOSITA' & ANEDDOTI - LINK Originali - CREDITS 

Il ricordo di Peter Ralston (fotografo) - FANS, AMICI, VIP ...Parlano di Michael

Ci ho pensato un bel po’ prima di condividere questa storia perché so benissimo che non c'è assolutamente nulla di profondo o significativo in essa . Quindi, mi chiedo… condividerla con voi rappresenta millanteria, ego? No, non la penso così, è che cavolo!! La mia storia è diversa, è divertente, quindi…. ecco qui:
Andy Wyeth ( nota: È stato uno dei più noti artisti americani del ventesimo secolo, talvolta indicato con l'appellativo "Pittore della gente) mi telefonò e mi chiese se quella sera potevo andare a casa sua per un drink. La “Domanda del giorno” fu : “ Chi è Michael Jackson?”

Jackson aveva appena rilasciato Thriller ed era la celebrità più famosa del pianeta, ma, sorprendentemente, Andy non aveva mai sentito parlare di lui .
Scoprì che Jackson voleva far realizzare un suo ritratto e che- attraverso una lunga catena di collaboratori- aveva mandato a Andy alcuni dati su come lo voleva. Andy si apriva molto raramente a questo genere di cose, ma la sera successiva gli portai un video (ricordate i VHS?) in cui Jackson eseguiva il suo caratteristico Moonwalk durante una cerimonia.

Andy fu quindi sufficientemente incuriosito per inviare la sua risposta- sempre attraverso questa lunghissima serie di collaboratori- e dire che si sarebbe incontrato con Jackson per vedere di mettersi d’accordo sulla realizzazione del ritratto.
Il giorno in cui arrivò Michael fu uno spasso. Viaggiava con un entourage di grandi dimensioni e doveva essere tutto “top secret”, ma la segretezza si sgretolò molto rapidamente appena entrammo insieme al Brandywine River Museum per visitare una mostra dei quadri di Wyeth .

Le cose che più ricordo di quel giorno includono una giovane donna che si trovava all’interno del museo e che, ovviamente, stava trascinando il suo fidanzato in un tour-de-force culturale obbligatorio; quando questa ragazza guardò verso di noi e si rese conto che era in piedi a tre metri di distanza da Michael Jackson , stava quasi per svenire e si sciolse in lacrime quando lui guardò , le sorrise e disse , nel suo piccolo ad alta voce , "Ciao “.
Mi ricordo di tutti i pezzi grossi che si misero a supplicarmi per avere la loro foto con Michael in modo da poterla mostrare a figli, nipoti e parenti tutti e per poterla inserire nella loro collezione di “ Walk of fame”.
Ricordo vividamente che Michael era molto timido. Era dolce, ma, più di tutto, mi ricordo che era attratto dalla fattoria di Wyeth e dai bambini. Niente di pervertito, niente di inquietante… mi ricordo di aver pensato, “ Questo ragazzo è rimasto un bambino, ha ragione su Peter Pan”.

Andy Wyeth non realizzò mai il ritratto di Michael, ma questa è la mia foto con lui. 
Traduzione: Emanuela Arezzi
LINK Originale - MJGW 

Per capire Michael Jackson e la sua pelle, bisogna andare oltre la razza


In queste giornate sempre più consapevoli, politicamente parlando, è raro imbattersi in un progetto culturale pop esplicitamente ideato per suscitare un tritacarne di commenti su Internet. Ma raro non significa mai. E la settimana scorsa, Sky Arts, un semi sconosciuto canale TV, ha visto aumentare sensibilmente la sua notorietà quando ha annunciato che Joseph Fiennes, che è un bianco, interpreterà Michael Jackson, che non era un bianco, in un prossimo film su Jackson, Elizabeth Taylor e Marlon Brando nei giorni successivi all'11 settembre.

Il progetto non si limita a suscitare un enorme e duratura polemica riguardo la pratica frequente a Hollywood del voler andare oltre la razza, scelta che ha alimentato per altro svariati stereotipi, oltre che a negare il lavori a molti attori di colore, ma sembra essere anche un affronto specifico ai desideri di Jackson: Jackson durante l'intervista con Oprah Winfrey del 1993, disse esplicitamente che non avrebbe mai voluto essere interpretato da un attore bianco.

E mentre penso che sia degno e importante discutere su tali pratiche di mescolamenti delle razze così come sui diritti con cui gli artisti descrivono la vita e la morte, il modo in cui il dibattito su questo progetto sta andando avanti sembra bloccare Jackson e la sua relazione con la propria pelle in un contorto binario bianco-nero. E come l'eccellente recente libro di Steve Knopper, "MJ: Il genio di Michael Jackson", suggerisce, il rapporto era molto più complicato della semplice implicazione: Jackson voleva essere bianco.

Il rapporto di Jackson con la sua pelle è stato complicato sin dalla sua giovane età, Knopper scrive:" I fratelli Jackson si prendevano in giro l'un l'altro senza pietà. Il naso di Michael era la fonte di numerosi soprannomi, così come l'acne di Jermaine. I Jacksons erano stati sotto lente di ingrandimento sin da quando erano molto giovani , il che significava che Michael ha passato tutta la pubertà sotto gli occhi del pubblico, un'attenzione quindi che poneva maggior controllo sulle sue imperfezioni. Nancy Leiviskä, che lavorava per MTV, portò Jermaine e Michael da un dermatologo, ed entrambi divennero vegetariani, nel tentativo di combattere l'acne attraverso la dieta. Michael poi si sottopose a delle procedure estetiche per cercare di nascondere le cicatrici dovute all'acne.

Ma il difficile rapporto di Michael Jackson con la sua pelle non era solo di carattere estetico, e non era solo una risposta alla pressione dei media. Nel 1983, Arnold Klein, il suo dermatologo, si accorse che non solo Jackson soffriva di vitiligine, condizione che lo portò negli anni allo sbiancamento della pelle, ma gli diagnosticò anche il lupus eritematoso discoide. Più tardi, Richard Strick, un altro dermatologo disse "si poteva vedere chiaramente che la malattia aveva distrutto la cartilagine del naso, il che potrebbe spiegare il ricorso alla chirurgia plastica."

Quest'ulteriore malattia è stata fonte di molto dolore fisico per Jackson; l'anno dopo a questa si aggiunsero altro problemi. Durante le riprese di uno spot Pepsi nel 1984, Jackson rimase gravemente ustionato. Dovette quindi sottoporsi ad impianti di pelle e cuscinetti sul cuoio capelluto, come parte del suo recupero. Nel tentativo di alleviare il dolore, un chirurgo plastico cercò di eliminare il tessuto cicatriziale formatosi.

Knopper scrive: "Sia per questo intervento che per tenere a bada il lupus discoide o le cicatrici dell'acne- più i suoi esperimenti continui su naso, mento, e zigomi- Klein e Debbie Rowe gli somministravano molti antidolorifici. Erano attenti a non eccedere, ricorda la Rowe . Durante le prime iniezioni di collagene, metodo usato per 'riempire' e nascondere le cicatrici dell'acne, in un primo momento non utilizzarono niente. Più tardi, veniva somministrata una piccola dose di 100 milligrammi di Demerol. "

Tutto questo per dire, che il difficile rapporto di Jackson con la sua pelle non aveva niente a che vedere con la razza. Knopper riporta anche la reazione di Jackson , alle dichiarazioni del padre Joe che sosteneva di avere bisogno di un "aiuto bianco" per facilitare le sue trattative con la CBS dopo che i Jackson 5 avevano lasciato la Motown. ""Mi capita di essere daltonico. Io non assumo colore, io assumo competenza! ", disse Michael Jackson in una risposta pubblica. "Un individuo può essere di qualsiasi razza o credo , purché io ottenga il meglio."

E Knopper esamina l'analisi culturale contemporanea sul cambiamento della pelle di Jackson:

"Era molto strano." dichiarò Greg Tate sul Village Voice nel 1987 : "Jackson emerge come una vittima della guerra in corso sulla razza in America , un altro negro impazzito perché il confronto con la sua faccia non è conforme all'ideale nordico." Alcuni osservatori hanno suggerito che MJ soffra di vitiligine, mentre dolorosamente, non hanno fatto altro che dargli una scusa per farsi un giro intorno ai confini razziali " . "Potremmo quindi dire che la sua malattia lo ha liberato dall'essere legato ad una fisicità nera", scrisse il critico Michael Awkward . "Così come ha rifiutato di limitarsi a un produttore o ad uno stile musicale, non ha voluto limitarsi ad un immagine imposta dalla genetica o dalla tradizione. Apparteneva a tutto.

Ma se anche la pelle di Jackson solleva questioni circa la mutabilità dell'aspetto razziale e la persistenza dell'identità razziale - "Sono un nero americano, sono orgoglioso di essere un nero americano, sono orgoglioso della mia razza, sono orgoglioso di chi sono ", disse Jackson durante l'intervista con O. Winfrey nel 1993 - è un argomento profondamente intrecciato anche con problemi di dolore e le pratiche della medicina. Per cui capire la questione correlata alla pelle di Jackson e come lui la viveva non è semplicemente ridursi allo scegliere un colore di pelle e a quale attore abbinarlo.

ORIGINAL SOURCE:
To understand Michael Jackson and his skin, you have to go beyond race
TRADUZIONE: MJ GOLD WORLD FORUM

domenica 7 febbraio 2016

INTERVISTE: Spike Lee racconta il Michael Jackson di "Off the Wall”

Pubblicato da ROLLINGSTONE


Un nuovo documentario sul re del pop, raccontando "Off the Wall". «Se dovessi fare un film su "Thriller", andrei da MTV per infilargli le mie due Jordan su per il culo» 


 di DAVID FEAR / 5 febbraio 2016
C’è un momento a circa un terzo del nuovo documentario di Spike Lee Michael Jackson’s Journey From Motown to Off the Wall in cui l’archivista dei beni di Jackson tira fuori una lettera giallina, stropicciata e legge ad alta voce. È scritta da Michael dopo che lui e i suoi fratelli, noti come Jackson 5, avevano lasciato la Motown, cambiando nome in Jacksons, e il futuro King of Pop si appuntava delle sue aspirazioni future: avrebbe voluto entrare nel mondo del cinema, sperimentare nuovi generi musicali e avrebbe voluto essere chiamato semplicemente MJ. Poi, verso la fine di questo grande progetto in miniatura, c’è una frase, da sola, scarabocchiata in mezzo alla pagina: “Voglio essere il più grande artista di tutti i tempi”.

Se dovesse capitare, provate a parlare di questa lettera a Spike Lee, e il regista esploderà in una delle sue risate che attraversa i muri, anche quelli della sala stampa del Sundance dove è seduto. «Per la maggior parte delle persone, questi obiettivi potrebbero non essere raggiungibili. Ma credo che possiamo dire tranquillamente che Michael ha raggiunto tutti i suoi scopi, e qualcun altro ancora». Nei primi anni Ottanta, nel momento in cui Thriller stava trasformando il ragazzo di Gary, Indiana in un fenomeno mondiale a ritmo di moonwalking, Jackson era la più grande star musicale nel mondo. Prima di questo momento, però, si era dovuto liberare delle voci che lo definivano un “cartone animato”, si era dovuto mettere in proprio e realizzare un album solista che sarebbe poi diventato uno dei punti di riferimento del pop di fine anni Settanta.

Passando in rassegna la parabola che ha trasformato il ragazzino in uomo, che lo ha fatto passare da singoli come ABC alla pubblicazione del suo album del 1979, Off the Wall, il documentario racconta esattamente come quel ragazzino brufoloso con i capelli afro e una voce angelica sia diventato l’artista che ha registrato pezzi Don’t Stop ‘Til You Get Enough, Working Day and Night, Rock With You e She’s Out of My Life. E come ha fatto con Bad 25, che parlava dell’album del 1987 di Jackson, Spike Lee ha selezionato materiale d’archivio e ha realizzato interviste ai collaboratori del cantante, ai famigliari e a personaggi famosi, da Pharrell Williams a Misty Copeland e Kobe Bryant per dipingere un quadro a 360 gradi su come MJ sia riuscito a creare un classico. «Abbiamo unito i puntini», dice Lee. «La gente si è dimenticata del fatto che Michael, oltre a tutto il resto, abbia fatto dell’ottima musica. Rappresenta la maggior parte del motivo per cui abbiamo fatto questo lavoro. È da dove è iniziato tutto».

Sdraiato sulla sedia e con lo sguardo fisso al casino del festival sulla strada più in basso, Lee parla delle ambizioni di Jackson mentre registrava quell’album seminale, di cosa vorrebbe fare se potesse parlare la prossima volta di Thriller e di come l’attitudine revisionista su come MTV abbia supportato gli artisti di colore sia da far cancellare.

Ti ricordi di aver sentito quell’album quando uscì?
Oh yeah, estate 1979. Avevo finito a maggio il college a Morehouse (college di Atlanta frequentato da Lee, ndt) e stavo per iniziare la scuola cinematografica alla NYU, ma tra una cosa e l’altra sono stato abbastanza fortunato da trovare uno stage di otto settimane alla Columbia Pictures. Quindi ero a Los Angeles quando uscì, e dovunque andassi c’era questo album.

E quando lo ascolti ora, cosa senti?
Sento qualcosa che potrebbe essere stato registrato ieri. Non suona come un album di fine anni Settanta. È ancora innovativo. Sento molta della musica contemporanea lì dentro, nonostante sia stato pensato e registrato 35 anni fa. Pharrell lo dice nel film: “La mia musica è direttamente influenzata da questo uomo e da questo album. Anche Justin Timberlake lo dice! The Weeknd lo dice! Senti molto di Off the Wall nella musica di oggi.

Come ha selezionato la gente che parla di Michael nel film? Pharrell e Questlove sono scelte scontante; l’apparizione di Kobe Bryant è stata una sorpresa.
È la prova che l’influenza di Michael è dovunque, non solo nella musica ma anche nello sport. Game respects game! [Ride]

Quando hai iniziato a scavare negli archivi…
Non voglio parlare di quello che abbiamo trovato, sveleremmo tutti i nostri segreti! La gente deve guardare e scoprirlo.

Ma possiamo parlare dell’incredibile lettera che hai trovato?
Oh sì, la lettera che ha scritto dove dice che vuole essere il più grande artista di tutti i tempi! Aveva già visualizzato dove avrebbe voluto andare, chi avrebbe voluto essere… Che percorso avrebbe dovuto fare per diventarlo. Puoi vedere che ha un piano, ce l’aveva da quando era giovane. Non si è mosso a caso, non è stato un incidente. Questa roba era stata pianificata! Dobbiamo essere chiari su una cosa, però: lui l’ha fatta succedere. Non c’è stata nessuna magia, nessun hocus pocus, nessun abracadbra. Si è sbattuto per arrivare a quel livello.

Secondo te, perché era così ispirato e così perfezionista? Pensi che sia grazie alla Motown, che era una vera fabbrica di successi?
Hanno contribuito un sacco di fattori diversi, penso. Aveva una forte etica del lavoro, presa da suo padre – l’uomo che si alzava tutte le mattine per andare al mulino e portare a casa il cibo per i suoi 11 figli. E poi, in prima persona, quando suo padre si è concentrato su di lui e sui suoi fratelli, facendoli provare giorno e notte, accelerando le loro carriere, ha capito quanto il duro lavoro potesse pagare. 
Lo stesso è successo con Berry Gordy e con l’etica lavorativa della Motown. Ma bisogna ricordare che è stato a contatto con alcuni dei più grandi artisti, sia sul piano lavorativo che personale: Stevie Wonder, Marvin Gaye, i Temptations, Diana Ross. Poi è andato in tour, e stava sul palco a guardare le performance di James Brown e Jackie Wilson. Ha visto tutto in prima persona. Quel ragazzino era una spugna!

E quando riempi gli spazi vuoti tra ABC e Off the Wall, vedi come ha assorbito tutte quelle influenze e come le ha sintetizzate nel suo lavoro solista…
È quello che cerchiamo di fare: unire i puntini. The Journey from Motown to Off the Wall — l’abbiamo chiamato così per una ragione.

È divertente sentire come le persone nel documentario dicano che non credevano che Quincy Jones fosse la persona giusta per produrre l’album. Era troppo squadrato e “jazzy”…
Come dice (il cantautore, ndt) Kenny Gamble nel film, “I talent scout… non capiscono niente!” [Ride] C’erano persone che non volevano che lui facesse quell’album, dicevano che non fosse giusto per lui. Ma la parte divertente è che, dopo che fu pubblicato, assolutamente nessuno diceva più niente! E poi tutti iniziarono a chiedere a Quincy Jones degli altri pezzi come quelli di Off the Wall. Hanno lavorato benissimo assieme, lui e Michael. Tre album meravigliosi, amico.

Alcuni membri della famiglia Jackson si fanno notare per la loro assenza. Erano contrari a questo film?
Ci sono alcuni contrasti tra chi gestisce l’eredità e la famiglia… questa è la realtà. Tutti sono stati invitati, e chi ha detto di sì è salito a bordo. È molto semplice.

Hai lavorato con Michael negli anni Novanta, giusto?
Nel 1996, sì, per i video di They Don’t Care About Us, dall’album HIStory. Perché ne abbiamo fatti due, in realtà: la versione in prigione e poi un altro, in Brasile. È stato davvero bellissimo lavorare con lui. Sono stati tra i momenti migliori che ho passato su un set. Non eravamo amici, non l’ho mai visto al di fuori del lavoro su quei video. Ma è stata una grande esperienza, sapeva esattamente cosa stava facendo.

Hai detto che si vede la felicità di Michael mentre lavora a queste canzoni. È difficile guardare queste riprese senza pensare a tutto quello che è venuto dopo?
Non è difficile per me, forse per voi lo è, ma per me no! Senza offesa, ci siamo concentrati su un periodo molto specifico della sua vita. Non guardo oltre, guardo indietro. Tutto il documentario per me vuol dire esplorare il suo approccio alla musica, non tutto il resto. Voglio ricordare alla gente che ha fatto della musica incredibile, e far capire come ci siamo arrivati. L’ho fatto con Bad, l’ho fatto con Off the Wall. E spero di poterlo farlo con Thriller!

Quindi farai un doc su Thriller?
È quello che voglio fare. Questo è il mio piano. Lo dico pubblicamente, lo farei in uno secondo. Ma non dipende tutto da me.

C’è parecchio materiale da cui attingere, non solo musicale, ma anche il modo in cui l’album ha avuto successo, l’apparizione ai Grammy, il modo in cui ha rotto la barriera dei video di colore su MTV…
Te lo dico, se dovessi arrivare a farlo, attaccherei MTV. Infilerei volentieri le mie Air Jordan su per il loro culo, credimi! [Ride] Voglio fare luce sulle cazzate revisioniste che stanno girando.

Quali cazzate revisioniste?
Che non c’è mai stato nessuno contrario il fatto di mettere la musica di Michael su MTV! Hai visto quel video di Bowie che è appena rispuntato fuori? No, dico, l’hai visto?

Sì, l’ho visto. È incredibile.
Dice la verità. Non è Spike Lee che dice «MTV non mette la musica dei neri», è David Bowie che lo dice! Senti cosa gli dice quello che lo sta intervistando, sul fatto di avere un certo pubblico, che spiega cosa funziona in America. Segue la linea del partito, quelle erano le risposte di tutte la compagnia. Tutti quei figli di puttana dicono cazzate, quando sostengono di aver accolto Michael a braccia aperte!

Chi lo dice ancora? È un fatto abbastanza noto che non volevano i suoi video, i quelli di nessun altro artista di colore… c’è ancora chi dice il contrario?
Dicono ancora che hanno accolto Michael Jackson a braccia aperte, sì, ed è una cazzata! C’è un momento nel documentario su Bad: Walter Yetnikoff (CEO della CBS records, ndr) che chiama il capo di MTV di quel tempo per dirgli «Tolgo tutti gli artisti della CBS da MTV finché non mettete in onda questo». Come si chiamava lui? È Robert qualcosa… Cercalo su Google adesso. Aspetto.

[Una ricerca su Google dopo] Robert Pittman.
[Urla] Bob Pittman! Proprio lui! La gente che sta dalla parte sbagliata prova sempre a riscrivere la storia. E non mi frega di cosa dica la gente ora, Bob Pittman e MTV erano dalla parte sbagliata! Non devi essere David Bowie per saperlo.


venerdì 5 febbraio 2016

... Quello era Michael. SOLIDARIETÀ, GENEROSITÀ, AMOREVOLEZZA

"Alla fine di maggio del 2009 ero insieme a Michael e lui stava per lasciare lo studio di Arnold Klein a Beverly Hills. La propaganda pubblicitaria stava portando grande interesse attorno a This Is It e c'era uno sciame di paparazzi all'esterno dell'edificio. Ero preoccupata per lui , non sapevo se sarebbe riuscito a lasciare l'edificio senza problemi - il giorno precedente aveva avuto una brutta esperienza, sia emotivamente che fisicamente: un fotografo aveva urlato una domanda rivolto a lui e il tono era indubbiamente offensivo, poi un altro che cercava di farsi avanti aveva fatto si che Michael urtasse la testa contro la sua macchina fotografica , il che era stato veramente spiacevole e Michael quindi, non aveva proprio alcun motivo per essere di buon umore dopo quell'episodio.

Oggi, c'era una donna, che non sapeva di Michael nello studio del medico. Era più anziana, e anche se non l'avevo mai vista prima sembrava abituata a mandar via i paparazzi , quando li vedeva vicino alle celebrità di Los Angeles. Quando ha incontrato Michael, era per lei la prima volta ed era in lacrime, quasi isterica, farneticava verso di lui in modo incoerente, e senza alcuna ragione apparente continuava a dire "per favore", come se chiedesse aiuto.

Mi vergogno un po' a dire che sembrava che avesse una crisi di nervi. Ho visto come lui era stanco quel giorno e, dopo gli eventi accaduti il giorno prima, per cui ero preoccupata per la sua sicurezza all'uscita dall'edificio. Ed era per quella ragione che praticamente non avevo ancora detto una parola: pensavo solo a come potesse uscire in tutta sicurezza. E guardando questa donna che lo abbracciava e sbraitava davanti alla sua faccia, avrebbe dovuto interromperla e dire "Mi dispiace, devo andare,"doveva pensare a se stesso e mettersi al sicuro anzi tutto..

Non Michael. Rimase assolutamente tranquillissimo, si chinò appena in avanti per guardare la signora anziana negli occhi e disse a bassa voce, bassa e intensa al punto che la ricordo perfettamente "Mi dica di cosa ha bisogno? Cosa le serve? Come posso aiutarla? "Con calma, lentamente, come se cercasse di infondere in lei una qualche forma di equilibrio. E lei nonostante tutto non rispondeva. 
Continuava a vaneggiare , incredula all'idea di aver incontrato Michael Jackson, l'uomo che la maggior parte delle persone vedeva come un inarrivabile e intoccabile; il più grande intrattenitore di tutti i tempi, che aveva superato ogni record, e aveva avuto una carriera incredibile durata 4 decenni. Non poteva credere che quest'uomo, che per lei significava così tanto, l'aveva abbracciata quando aveva chiesto un abbraccio. E quando aveva supplicato per un qualcosa che nemmeno riusciva ad esprimere, lui le aveva dato, tutto quello che una persona può volere. La trattava con amore, dignità e rispetto. Si era chinato verso di lei, aveva speso il suo tempo e dedicato se stesso, anche se non aveva idea di chi fosse quella persona isterica o di cosa volesse..

Lui non l'aveva respinta. Non aveva pensato a se stesso o quanti spintoni avrebbe preso e nonostante l'aiuto delle guardie del corpo per uscire dall'edificio, lontano dalla folla di fotografi.
Quello era Michael. "
Maria Crawford su Michael Jackson, un mese prima della sua morte.

ORIGINAL SOURCE 
Link Forum MJGW 


La storia della copertina di "Off The Wall"

Mike Salisbury: l'uomo dietro le calze bianche e il guanto luccicante
VENEZIA, California., 8 luglio 2009
Il famoso designer, Mike Salisbury, ha lavorato per i più grandi nomi e ha dato vita a molte immagini e loghi, da Halo, il videogioco più popolare del mondo, alle riviste Rolling Stone, Surfer e Playboy per non parlare del marchio O'Neill Gotcha 501 jeans Levi's (un marchio creato da Salisbury ). Mike è anche il genio dietro l’ immagine iconica di Michael Jackson in pantaloni neri, calzini luminosi e mocassini, senza dimenticare il guanto bianco che indossava. Dopo aver appreso della morte improvvisa di Jackson, Salisbury ricorda la genesi della sua immagine e il suo stile inimitabile.


Domanda: Mike, hai creato l'immagine di Michael Jackson per la copertina del suo primo album da solista di enorme successo "Off the Wall". Come sei arrivato a lavorare per Michael Jackson?
Salisbury: Ho visto Michael Jackson nel film, "The Wiz", e lo avevo trovato stupefacente. Conoscevo il suo agente (n.d.t. Freddie Demann) e l’ho chiamato per dirgli che Michael Jackson sarebbe diventato la stella più grande di tutti i tempi e che mi sarebbe piaciuto lavorare su qualcosa con lui. L’agente di Michael mi ha chiamato nel suo ufficio a Beverly Hills. Egli mi ha mostrato una bozza della copertina di un album e disse: "Questo è il suo primo album da solista. Cosa ne pensi?" Gli ho detto che sembrava un annuncio pubblicitario per il reparto bambino da Macy. "Lo so", ha risposto. "E’ schifoso".
A quanto pare nessuno ha fiducia in Michael come artista solista. "Guarda, " dissi, "Michael Jackson diventerà una star fenomenale e deve esser presentato al mondo con un look emozionante,un’immagine iconica come una stella, una stella tutta sua. Esclamai. "Vorrei pensarci e tornare con alcune idee.”.

D: Come è iniziato il processo creativo per quel progetto?
Salisbury: Commercializzando stelle di registrazione come George Harrison, James Taylor, Ry Cooder, Randy Newman, Ike e Tina, Rickie Lee Jones e la direzione artistica della rivista Rolling Stone, ha fatto sì che avessi esperienza negli affari musicali.
Mi è venuta un'idea su come presentare Michael sul mercato, ma lui aveva bisogno di essere messo in vendita con una presentazione.Non volevo abbattermi nel caso in cui il mio concetto non poteva essere rappresentato. Quello doveva essere il punto di svolta importante nella vita di un giovane artista e ho voluto creare una nuova immagine per lui, un marchio.
La maggior parte degli elementi di marketing delle copertine-musicali, sono fotografie, logo dell’artista, in genere sono tutti creati nelle sessioni verbali con l'artista. Ma ho avuto un’idea veramente buona e nessun altra idea avrei presentato.
Per Michael, avevo bisogno di qualcosa che lui avrebbe accettato, nel caso in cui altre idee gli fossero state presentate da qualcuno oltre che da me. Il mio concetto doveva essere tangibile. Si trattava di creare non solo la copertina di un album, ma uno sguardo per Michael.

D: Come ha fatto il tuo concetto a diventare visivamente tangibile?
Salisbury: Perché stavo non solo progettando e realizzando una copertina, ma stavo creando lo stile di una persona, ho disegnato quello che avevo nella mente abbozzata in diverse varianti per un illustratore di moda che non era solo bravo nella moda, ma che avrebbe potuto disegnare anche un ritratto accurato di una persona. Questo doveva esprimere il concetto e somigliare alla nostra stella.

D: La presentazione ha funzionato?
Salisbury: Sono tornato all’ufficio del manager e ho presentato il mio lavoro, lui continuava a fissarlo, guardando perplesso, con gli occhi di pollo alla ricerca di un verme. Sapevo che dovevo convincerlo e convincerlo in quel momento. È una metafora!" Ho provato a spiegare urlando, "È una metafora!" L'agente ha continuato a guardare perplesso. "È solo un ragazzo che si è appena liberato dal giogo di suo padre. "Ha appena fatto un passo per allontanarsi dai suoi fratelli maggiori. Così penso, che la copertina dovrebbe essere come una dichiarazione: il suo debutto da solista è grande come quando Sinatra entra sul palcoscenico a Las Vegas”. Si tratta di una nuova immagine emblematica creata dalla combinazione di due simboli di solito non associati insieme, cioè una metafora visiva. "

D: Quali sono i simboli che hai combinato per creare la tua metafora visiva o è solo il concetto di metafora?
Salisbury: A quel tempo, il giovane Michael faceva parte di un gruppo e portava un taglio di capelli stile afro. Ho spiegato il concetto, attraverso i disegni che avevo realizzato. "Ho fatto indossare ad un ragazzo uno smoking- uno smoking come Sinatra che si muove sotto i riflettori tra gli applausi in uno spettacolo di tutto esaurito a Las Vegas. Bianco e nero. Questo non è un grosso problema! "L'agente ha cominciato ad urlare, e stava per respingere tutta questa folle idea in aria, quando una vocina acuta dolce sussurrò: " Mi piace ".
Michael uscì da dietro una tenda pesante che nascondeva la grande porta dell’ufficio in Sunset Boulevard. "Facciamolo", disse sussurrando. E questo è quello che abbiamo fatto.

D :Da dove provengono i calzini bianchi che ha continuato a indossare con pantaloni neri e scarpe per tutta la sua carriera?
Salisbury: Michael accolse la mia idea con gioia, ma ha voluto cambiare una cosa sola: " Voglio indossare i calzini bianchi», sussurrò. "Allora devono essere calze glamour," dissi. E lo erano. Furono realizzati su misura per Michael dal famoso costumista di Hollywood Bob Mackie. Mia moglie, al momento aveva trovato uno smoking da donna di Yves St. Laurent in una boutique a Beverly Hills che era perfetto per Michael. Gli chiesi anche di indossare mocassini come quelli cheGene Kelly calzava nel film "Un americano a Parigi".
Durante le sessioni fotografiche, gli ho detto, "di tirare su i pantaloni, mettere le mani in tasca e di andare indietro come Gene Kelly, per mostrare le calze." I mocassini risultarono veramente bene con le calze bianche.

D :Beh, ha funzionato.
Salisbury: Non in un primo momento! Le prime sessioni fotografiche per me semplicemente non funzionarono. Non aveva l'energia. Non c’era nessun linguaggio figurato letterale della parete. Oppure, come si dice in musica "Nessun annuncio di valore".
Michael non si è contrariato e abbiamo rifatto la sessione fotografica in un vicolo urbano contro un antico muro di mattoni veri che avevo trovato e voilà! … off the Wall. Dopo la grande muraglia e il muro di Berlino, probabilmente è una delle pareti più famose del mondo!
Sicuramente la prima copertina aveva qualcosa di veramente speciale. Recentemente mi ha scritto un fan, commentando che gli piaceva quella particolare foto perché Michael è ripreso nel suo stato naturale, quindi, sì, ha funzionato.

D : Parlaci del guanto brillante… dopo di tutto, è il simbolo finale di Michael.
Salisbury: E’stato fondamentale per l’ulteriore sviluppo del "look". I calzini bianchi erano riusciti a richiamare l'attenzione su Michael e suoi passi di danza, c’è stata una discussione di fare la stessa cosa con i guanti. Guanti bianchi. Per me, cominciavano ad essere letteralmente come quelli di Mickey Mouse (e, naturalmente, Michael è stato un grande fan di Mickey Mouse). Michael e suoi agenti ed io, ci siamo trovati d’accordo su un unico guanto bianco di lusso.
Recentemente, c'è tutto questo gran parlare sul guanto di essere stato usato come un tentativo per nascondere la sua malattia della pelle, ma io ero presente, quando è stato creato il look e si trattava di fare una dichiarazione creativa per richiamare l’attenzione.

D :Naturalmente un altro elemento iconico dello sguardo era il cappello.
Salisbury: Io so da dove sono venute le calze, scarpe, smoking e il guanto ma il cappello era apparso dopo la mia partecipazione. Ho pensato che poiché ho fatto la sessione fotografica su Michael ispirandomi a Gene Kelly, (o Sinatra); forse era stata la fonte d’ispirazione per il cappello. Poi ho ricordato che tra i vari incontri per le sessioni della copertina mi recai nella residenza di Michael ubicata in campagna. Nell’atrio aveva una copia del David di Donatello; il David indossa un cappello inclinato verso il basso sulla sua fronte.

D: David di Donatello in bronzo ... l'ispirazione per una parte del look di Michael
Salisbury: A Michael piaceva quel look. Ricordo anche la grafica forte della statua della posizione del corpo influenzandomi per spingere ulteriormente Michael per ottenere quella posa iconica, che è la copertina originale di Off the Wall.
L'intero aspetto che abbiamo creato in quel momento era una metafora grafica del raggiungimento dell'età adulta di Michael, del suo rafforzamento come un uomo solo. Quelle immagini, la tavolozza in bianco e nero, le calze e il guanto e tutti gli altri elementi non sono altro che il marchio creato, e sono stati mantenuti in quella forma di simbolo, da Michael Jackson per tutta la sua carriera…

D : Dove è stato fatto il servizio fotografico?
Salisbury: Le prime sessioni fotografiche, su idea di Michael, sono state girate presso l'Osservatorio Griffith al Planetario di Hollywood. Michael era in ritardo e ha guidato fino alla collina, un po’ troppo veloce, si fermò di fronte al palazzo nell’area dove ci sarebbe statala battaglia del film Rebel Without a Cause (n.d.t con James Dean), ed è lì che abbiamo girato. Michael aveva solo 21 anni e stava viaggiando sulla sua nuova Rolls Royce blu.
Non avendo mai guidato per la maggior parte della sua vita, lui guidò ad orecchio, e la sua “Roller”aveva delle ammaccature che per lui erano gli indicatori o i suoi brevi suoni direzionali! Non c'era posto per cambiarsi, i minuti erano contati perché non avevamo il permesso di scattare fotografie in quel posto. Fortunatamente per noi, i bagni delle signore erano aperti, e come un vero proprio attore, corse a rifugiarcisi per indossare lo smoking. Non volevo che nella foto fosse sopraffatto dalla costruzione così abbiamo scattato le foto vicino a lui.

Qui, sotto potete vedere il mio primo tentativo di fotografia per la copertina del suo album solista. Dopo averla esaminata, ho pensato che non rifletteva il vero Michael. Era stata fatta in fretta e Michael non era così concentrato in quel incontro. Pensavo che fosse un po' troppo serio. Abbiamo dovuto girare questa scena in modo diverso. Voglio dire, questa cover dell’album era per lui solo, non per lui e suoi quattro fratelli.

Ho suggerito un altro incontro. L'ho rifatto con il fotografo Steve Harvey, con Michael in piedi contro il muro. Questo è quello che abbiamo fatto e sotto la mia direzione gli ho chiesto di essere più animato. Gli ho suggerito di sorridere, di accentuare questo movimento, quando alza i pantaloni e di agire come se stesse ballando. Michael ha veramente giocato e ha deciso con entusiasmo di fare il re-shoot. Il titolo suggerisce anche l'enormità della sua venuta fuori come un atto da solista maturo. Aveva bisogno di uno sguardo che lo avrebbe annunciato.

D: Un pensiero finale sulla storia di Michael?
Salisbury: C'è una famosa citazione di Artie Shaw: " Affrontare l’errore non è facile " Ho sempre saputo dove andare: UP. Si potrebbe continuare a cercare. Ma il successo confonde. E' stato come una droga. La maggior parte delle persone è condizionata e usata al fallimento. Non molti sono condizionati e addestrati per ciò che accade una volta che si raggiunge il successo. C’è molta, molta, confusione ...
Credo che Michael sia diventato fonte di confusione per tutti. Ha avuto così successo, e da un’età molto giovane. Non credo che molte persone sono in grado di capire che cosa fosse essere come lui, di dover continuamente re-inventarsi per mantenere il vertice. Ma lo ha fatto.
Ed io mi prendo quel piccolo orgoglio del fatto che gli elementi grafici del bianco e nero sono sempre là. La mia metafora visiva. E il futuro del pop.

"È una metafora! "È una metafora!"(…) "È solo un ragazzo che si è appena liberato dal giogo di suo padre."Ha appena fatto un passo per allontanarsi dai suoi fratelli maggiori. Così penso, che la copertina dovrebbe essere come una dichiarazione: il suo debutto da solista è grande come quando Sinatra entra sul palcoscenico a Las Vegas.”.

FONTE E TRADUZIONE: GRAZIA28 @ Mjjforum.it

Riscatto emotivo: "Don't Stop 'Til You Get Enough" di Michael Jackson

2013
Questa settimana, conosceremo la storia dietro il successo che configura la fase adulta della carriera da solista di Jackon..

Il passaggio dall'infanzia all'età adulta comporta una serie di cambiamenti, tra i quali la creazione della propria identità, e anche l'assunzione di più (almeno alcuni) responsabilità. 
Michael Jackson lo aveva presente nel 1978, mentre vedeva che la carriera con i suoi fratelli The Jackson 5 aveva ormai poco da offrire. Non solo era diventato una figura che eclissava il resto del gruppo, ma sentiva anche che quel progetto e il suo repertorio non rappresentavano le inquetudini che sentivano i suoi 19 anni.

Dopo aver partecipato come lo Spaventapasseri nell'adattamento del Mago di Oz , con protagonista da Diana Ross, Jackon ha cominciato a delineare la sua carriera da solista che aveva abbandonato. Per rompere un silenzio discografico di quattro anni, ha chiesto a Quincy Jones, direttore musicale del film, che poteva essere un buon produttore per le canzoni a cui stava lavorando. Senza esitazione, Jones ha accettato, ed i due hanno iniziato a scrivere a quattro mani le canzoni di “Off the Wall “(1979), il primo album di Jackson in cinque anni.

In mezzo a un diluvio di demo, è apparso "Don't Stop 'Til You Get Enough", un tema in perfetta sintonia con la musica da discoteca, che a quel tempo stava agonizzando. Secondo Michael stesso, la melodia è apparsa da un momento all'altro e non riusciva a smettere di canticchiare fino a farla diventare una canzone, e dato che le sue doti di musicista erano limitate, chiese a suo fratello Randy di tradurre al pianoforte quello che lui aveva in mente. Quando ha sentito la canzone, Katherine, ha cominciato subito a protestare. Lei, Testimone di Geova devota, è rimasta sconvolta dalle parole della canzone trovandole piene di connotazioni sessuali. Per allentare le tensioni familiari, presto Jackon ha dichiarato che l'interpretazione era a discrezione personale.

Sia il brano che l'album hanno rappresentato numerose vittorie per Jackson. E' stato il salto dalla etichetta Motown a quella della CBS; ha dato un'iniezione di adrenalina ad un genere che stava perdendo gradimento e gli ha permesso di mostrare al mondo che era molto di più del bambino prodigio che tutti avevano conosciuto all'inizio del decennio. Ha guadagnato il suo primo numero uno dopo sette anni (il precedente era stato con "Ben" nel 1972), e anche il suo primo Grammy Award l'anno successivo, nella categoria Best Male Performance Vocale Rock e R & B.
Solo l'inizio di ciò che sarebbe arrivato nel corso degli anni ...

ORIGINAL SOURCE: Rescate emotivo: "Don't Stop 'Til You Get Enough" de Michael Jackson

Il primo video musicale di M. Jackson e la nascita del Green Screen

Tutti sanno come l'avventura di 13 minuti piena di zombie che è il video Thriller abbia plasmato la storia della musica e ha visto la nascita di un piccolo fenomeno chiamato MTV. E Michael Jackson è stato il primo a reinventare il mezzo fin dall'inizio con il suo primo video musicale.

Uscito nel 1979, il primo video di Michael Jackson è stato "Don't Stop 'Til You Get Enough.". Nel 2014, in realtà non sembra granché. MJ balla come un duro indossando un enorme papillon e uno smoking troppo corto, con le maniche tirate su sopra il gomito. Le calze sono bianche. E quello sfondo. Wow. Si parte forte con un effetto di iperspazio e si trasforma in quello che sembrano essere cubi arancioni di gelatina . Potrebbero essere cristalli, ma è difficile dirlo perché la qualità della produzione è così essenziale.

Che ci crediate o no, questo video è stato in prima linea in un cambiamento importante nel campo degli effetti speciali. Questa è stata la nascita dell'era del green screen. E 'stata anche, per molti versi, la nascita del Re del Pop.

Gli appassionati di pellicole cinematografiche saranno pronti a sottolineare che questi tipi di effetti speciali erano in giro da decenni quando Michael Jackson decise di voler cantare e ballare davanti a una telecamera. È vero! La storia della finzione di Hollywood è davvero affascinante, ma il semplice fatto di entrare in uno sfondo con un primo piano diverso era ancora complicato nel 1970. A quel tempo, il blue screen era il massimo, ma era anche problematico. Qui è quando il green screen e un processo comunemente noto come chroma key sono entrati in gioco.

Lo schermo verde ha guadagnato in popolarità in un attimo, quando la domanda di questo tipo di effetti speciali è aumentata. Era più economico e più facile da usare della schermata blu perché non era così difficile proiettare il verde su un set, e gli schermi verdi potevano essere utilizzati anche all'esterno in quanto non si confondono con il cielo. Il green screen lavora particolarmente bene anche con la tecnologia digitale, sebbene ci siano voluti un paio di decenni prima che diventasse standard.

Quando Michael Jackson girò "Don't Stop 'Til You Get Enough." nel 1979, sia lo schermo verde che i video erano tecnologie emergenti. Ciò non significa dire, tuttavia, che fossero buoni. Come il biografo di Jackson Nelson George scriverà più tardi, "La cifra di produzione del [video era] tipica dei video a basso budget che venivano rifilati agli artisti neri alla metà degli anni 1980: riprese prima di uno schermo verde primitivo dove gli sfondi venivano aggiunti in seguito. "E 'quasi ironico che Michael Jackson sia stato poi l'artista nero che avrebbe spezzato tale convenzione, dando ai video musicali il valore di film di Hollywood, come Thriller.

Vai a vedere il primo video musicale di Michael Jackson, dall'inizio alla fine. Gli effetti speciali sono kitsch, certo, ma si vedono anche gli inizi dello stile iconico di Jackson (calzoni corti e calzini bianchi!). Come per quei passi di danza, bene, erano sempre quelli.



ENGLISH
Michael Jackson's First Music Video and the Birth of Green Screen

'Off the Wall' è stato il disco Pop perfetto by Mark Anthony Neal

Articolo di Mark Anthony Neal del 06/08/2014
I fan accaniti di Michael Jackson sanno che prima di Thriller, Off the Wall -pubblicato 35 anni fa questa settimana- è stato il suo maggior successo.



Qual'è il più grande album di Michael Jackson? La risposta aiuta a stabilire se tu sei stato introdotto a Jackson attraverso Thriller, il gioiello della corona della sua eredità commerciale, o se lo stavi seguendo da prima che indossasse il guanto di paillettes, da quando Off the Wall, l'album classico pubblicato 35 anni fa questa settimana e che rappresenta Jackson alla sua maggior brillantezza musicale e che potrebbe essere la registrazione Pop perfetta della fine del XX secolo.

Off the Wall è ricordato come la prima di una serie di collaborazioni tra Jackson e il produttore-arrangiatore Quincy Jones che dovrebbe ridefinire il Pop. Ma quando Jackson e Jones hanno cominciato a lavorare insieme sul set di The Wiz, Jones si stava focalizzando su un altro giovane vocalist maschile di colore, Luther Vandross, che aveva contribuito per "Brand New Day" alla colonna sonora di The Wiz e che è stata presente sulla registrazione di Jones del 1978, Sounds... and Stuff Like That.

Quella professionalità giovanile di Jackson ha impressionato Jones -lui stesso un veterano dello stesso circuito che ha prodotto Jackson e i suoi fratelli, nella forma dei Jackson 5- non era sorpreso, ma Jones aveva visto una certa cosa che Jackson possedeva -carisma, genio, insolenza- che avrebbe permesso loro di spingere la musica in avanti. E "You Can't Win", da The Wiz, è stato il primo frutto della loro partnership.

Off the Wall, il primo album solista di Jackson dai tempi della Motown, è stato anche il primo progetto in cui lui ha lavorato senza Berry Gordy, i suoi fratelli, i superproduttori come Gamble & Huff, e in una certa misura, il suo padre prepotente. E' stato un vero riavvio di carriera -un tentativo di crescere agli occhi di un pubblico che lo ricordava come un bambino dal volto cherubino che era invecchiato dalla sua carineria. Anche se i Jackson avevano pubblicato il loro album post-Motown di maggior successo, Destiny -che presentava hit come "Blame it on the Boogie" e "Shake Your Body (Down to the Ground)"- l'anno prima, Michael Jackson è stato inflessibile sul fatto che non volesse fare del suo nuovo album solista un Destiny 2.0.

L'etichetta di Jackson, la Epic Records, non era soddisfatta della scelta di Jones, meglio conosciuto per i suoi lavori con artisti Jazz e Blues, come Count Basie, Dinah Washington e Frank Sinatra, ma Jones stava lavorando ad un sound unico che aveva preso in prestito dalla gamma completa di musica popolare Americana, ancor più evidente nel suo album pluripremio Grammy, The Dude (1981). Come Joseph Vogel scrive in Man in the Music: The Creative Life and Work of Michael Jackson, "Off the Wall ha fatto per il R&B quello che Pet Sounds dei Beach Boys ha fatto per il Rock", in riferimento ad una prima rivoluzione sonica.

Indubbiamente, la decisione di Jackson di lavorare con Jones è stato un prodotto della sua indipendenza crescente. Off the Wall è stato rilasciato settimane prima del 21esimo compleanno di Jackson. All'epoca, lui stava vivendo nella citta di New York sotto l'occhio vigile di Diana Ross ed era presente in tutti i posti in cui si balla a notte inoltrata, incluso lo Studio 54. Jackson aveva la possibilità di vedere l'avanzata del movimento Disco, ma Jones ha contribuito a dare al suo suono una lucentezza sofisticata.

Con Jones sono arrivati altri collaboratori, che andranno a lavorare con Michael in più di un decennio, incluso il tastierista Greg Phillinganes, che ha anche servito come direttore musicale di Jackson nelle tournée; e il cantautore Rod Temperton, conosciuto per il suo lavoro con la band Heatwave, specialmente per il loro classico da luce blu nel seminterrato "Always and Forever".

Dalla traccia iniziale e singolo di apertura, la composizione di Jackson "Don't Stop Til You Get Enough" (con quella fusa precoitale all'inizio), Off the Wall è stato uno sforzo senza tempo nel puro piacere Pop. Disegnando referenze a Star Wars ("la forza") con un ritmo pulsante che può ancora muovere un sedere -o migliaia- 35 anni dopo, "Don't Stop 'Til You Get Enough" è stata un'ideale reintroduzione per Jackson, trovando posto sia nelle classifiche Pop che sulla pista da ballo. La canzone ha permesso a Jackson di guadagnare il suo primo Grammy Award da solista per la Miglior interpretazione R&B vocale maschile.

Anche "Rock With You" ha raggiunto la vetta delle classifiche Pop -notevole per un periodo in cui il tipo di produzione R&B di Off the Wall stava avendo difficoltà nel trovare un' audience nelle radio Pop a causa del razzismo appena velato e delle nozioni omofobe come "la Disco fa schifo". C'è un argomento da trattare sul fatto che "Rock With You" e la title track (una top 10 Pop hit), entrambe scritte da Temperton, sono le colonne portanti per il sound Black crossover dei primi anni '80. Infatti, quella magia di Temperton ha dato a George Benson una top 5 Pop hit l'anno successivo con "Give Me The Night".

Anche senza questi singoli di successo, Off the Wall è un ascolto senza soluzione di continuità. "Workin' Day and Night" -una metafora per il lavoro etnico di Jackson- è stata come "gelatina maleodorante" come qualunque cosa che Jackson non abbia mai registrato.
Stevie Wonder ha contribuito al passo più maturo al progetto con "I Can't Help It". La canzone è stata probabilmente un primo tratto da una sessione interrotta prima che Wonder aveva fatto con i Jackson 5 che ha prodotto anche "Buttercup".

Quel Wonder, che era al picco del suo potenziale creativo, ha contribuito con una canzone all'album di Jackson e ciò rende l'idea su quale piano gravitava Jackson, così come era il caso di Paul McCartney che ha provveduto con una piccola ballad dolce intitolata "Girlfriend". La canzone è stata un precursore di "The Girl Is Mine", primo singolo di Thriller che aveva anche la voce di McCartney. E "Girlfriend" non era nemmeno la miglior ballad sull'album; "She's Out of My Life" rimane una delle performance vocali più mature e commoventi di Jackson.
Traduzione: Simone Jackson -MJFS

ENGLISH
Michael Jackson’s "Off the Wall" Was the Perfect Pop Record