sabato 12 dicembre 2015

Mina: Michael Jackson, un bambino d’oro e di paura

TRATTO DA "LA STAMPA" DEL 27 GIUGNO 2009

Se ne è andato un bambino. Che, probabilmente, non è mai stato veramente felice. Un bambino di cinquant’anni. Che non trovava pace nella continua ricerca di modificarsi per unificarsi a un modello che, forse, nemmeno lui aveva ben chiaro.
Tante facce, troppe facce e nessuna definitiva, nessuna serena. Se ne è andato un bambino.
E con lui se ne è andato il suo talento. Adesso, quelli della musica «dotta», sia classica che jazz, riusciranno a valutare il suo lavoro più serenamente.

Lo avevano soprannominato il re del pop. Termine vagamente derisorio se non dispregiativo col quale si usa definire la corrente musicale di carattere commerciale. Ma lui immagino che ne andasse fierissimo. Era esattamente quello che voleva. Arrivare diritto al cuore di tutti. E il bambino che se ne è andato, lì è arrivato e lì rimarrà.
Nonostante la sua storia personale molto dura. Un padre violento che lo segnerà e atterrirà per sempre togliendogli dalla faccia e dal cuore anche il più piccolo segno di spensieratezza. Michael lo aveva dolorosamente svelato prima nella sua autobiografia Moonwalk, poi ne aveva parlato, fino ad arrivare alle lacrime, nell’intervista televisiva di Martin Bashir, nel 2003, dove raccontò che il padre, durante le prove o le sessioni di registrazione, ad ogni errore lo picchiava con la cintura o con qualsiasi altra cosa gli capitasse sotto tiro.
Una notte, mentre lui dormiva, il padre piombò nella sua stanza da letto dalla finestra indossando una maschera terrorizzante e urlando a squarciagola. Da allora Michael soffrì di incubi e visse nel terrore che qualcuno lo rapisse.

Non c’è bisogno di scomodare Sigmund Freud per capire che da quel lungo trauma non è mai guarito. Le cifre della sua carriera sono fantasmagoriche, le più alte in assoluto sia come numero di spettatori che come numero di dollari percepiti. Eppure il bambino se ne è andato lasciando un mare di debiti. Un mare di chiacchiere. Un mare di delicati problemi legali. Un mare di parassiti. Un mare di enigmatica equivocità.
Ma la musica, purtroppo o per fortuna, la musica non prende in considerazione alcuna piccolezza terrena, la musica rimane al di sopra delle teste dei suoi portatori, la musica svincola dalla storia umana. E il bambino che se ne è andato lascia dietro di sé l’oro della sua arte e il disegno animato delle sue sembianze fisiche.

FANS, AMICI, VIP ...PARLANO DI MICHAEL

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