giovedì 24 dicembre 2015

Da riscoprire: “Dangerous” di Michael Jackson


Dopo i cinque concerti alla Los Angeles Memorial Sports Arena che nel gennaio 1989 chiudono la tournée di “Bad”, un record d’incassi da 4 milioni e mezzo di spettatori in 15 diversi paesi, Michael Jackson sente il desiderio di cambiare. Archivia il passato, e un decennio durante il quale ha venduto oltre 100 milioni di dischi, licenzia il manager, firma un nuovo contratto con la Sony che si dice valga 50 milioni di dollari, un record assoluto che fa impallidire i 32 milioni sborsati dalla Virgin per la sorella Janet. Anche la musica cambia.

Negli Stati Uniti si sta imponendo un nuovo stile urban che rielabora l’R&B secondo dettami moderni. Jackson fiuta l’aria che tira, vuole restare al passo coi tempi, introdurre una nuova generazione alla sua musica. Chiude amichevolmente la lunga e fortunatissima partnership con Quincy Jones e allaccia una collaborazione con Teddy Riley, preferito agli altrettanto quotati Babyface e L.A. Reid. Riley è il produttore che ha imposto lo stile new jack swing coi suoi ritmi e suoni sintetizzati, secchi, incalzanti, che strizzano l’occhio all’hip-hop. Jackson lo chiama e gli chiede di produrlo come se fosse un artista esordiente, non il re del pop. Il risultato si chiamerà “Dangerous”.

Le cronache dell’epoca descrivono Jackson alla frenetica ricerca di qualcosa di radicalmente nuovo, un ibrido fra le ritmiche contemporanee di Riley e le morbidezze melodiche del soul tradizionale. All’inizio del 1990 occupa vari studi di Los Angeles per mettere a punto il sound che sente in testa. Oltre che da Riley, che finirà per produrre metà delle canzoni dell’album, è affiancato da Bruce Swedien e Bill Bottrell, già spalle preziose in passato.
Bottrell, in particolare, è l’anima rock delle registrazioni ed è essenziale nel costruire l’ibrido funk-rock “Black or white”. Registra una guida per una parte rappata all’interno del brano che conta di affidare a qualcuno altro, ma Jackson decide di lasciarla com’è e il produttore vi appare nascosto dallo pseudonimo L.T.B. 
La canzone sarà scelta come singolo per lanciare l’album, accompagnata da un videoclip kolossal diretto da John Landis. Si stima che alla première, trasmessa in 27 paesi differenti, abbia assistito mezzo miliardo di persone.

Le collaborazioni si moltiplicano, la lista degli ospiti si fa variegata. Jackson pretende di lavorare alla vecchia maniera e i tempi si allungano. Nel pezzo scritto con Riley “In the closet” si ascolta la voce della principessa Stéphanie di Monaco, ma la canzone è stata pensata come duetto con Madonna e sarà pubblicizzata da un video di Herb Ritts interpretato dalla top model Naomi Campbell. I rapper Wreckx-n-Effect appaiono in “Drive me wild”, Heavy D in “Jam”. Gli Andraé Crouch Singers portano le voci gospel in “Keep the faith” e in “Will you be there”. Come preludio a quest’ultima viene usata una performance della Cleveland Orchestra, impegnata in una parte corale nella “Nona sinfonia” di Beethoven, ma non è accreditata, una scelta che costerà una causa milionaria. 
Un’altra causa sarà intentata da Albano per la somiglianza della canzone con “I cigni di Balaka” con “Will you be there”. 
Nell’album non mancano riferimenti al passato prossimo. “Who is it” potrebbe essere la versione scarnificata di un pezzo di “Thriller” cantato nel tipico stile singhiozzante di Jackson, mentre la partecipazione di Slash dei Guns n’ Roses in “Give it to me” rimanda a quella di Eddie Van Halen in “Beat it”. 
La stessa “Keep the faith”, composta con Siedah Garrett e Glen Ballard, strizza l’occhio a “Man in the mirror”, il successo di “Bad” scritto dai medesimi autori. “Gone too soon” è invece la cover di una vecchia ballata rivisitata per rendere omaggio a Ryan White, un giovane amico di Jackson morto a soli 18 anni a causa dell’Aids.

Jackson lavora per diciotto ore di fila, poi sparisce per interi giorni. Passa dal funk di “Jam” al gospel di “Will you be there”. Mette sotto pressione i collaboratori. A volte si presenta in studio solo per fare qualche scherzo accompagnato dall’amico Macaulay Culkin, il giovanissimo attore di “Mamma ho perso l’aereo” che appare nell’introduzione del video di “Black & white”. 
Le registrazioni si protraggono per quasi un anno e mezzo e sono incredibilmente costose: si dice che per incidere “Dangerous” siano stati spesi 10 milioni di dollari. Di sicuro è l’album dal sound più moderno del cantante, abbinato a testi sui grandi temi a lui cari: la difficoltà nel trovare e mantenere relazioni pulite, il razzismo, l’amore e la pace universale, argomenti questi ultimi riassunti in “Heal the world”, una canzone in cui echeggiano i sentimenti di “We are the world”. “Why you wanna trip on me” è invece un attacco ai critici di Jackson, già tanti e agguerriti nel 1991, a cui chiede di dedicarsi a problemi ben più importanti della sua vita privata.

Racchiuso in una copertina-collage piena di riferimenti alle canzoni, “Dangerous” esce nel novembre 1991. Darà origine a ben nove singoli, pubblicati nell’arco di due anni. Il quindicinale americano Rolling Stone scrive di “un uomo, non più un uomo-bambino, che si confronta con i suoi ben noti demoni e raggiunge la trascendenza attraverso la performance”.

L’album vende meno velocemente del previsto tant’è che nel gennaio 1992 è scalzato dalla vetta della classifica da “Nevermind” dei Nirvana, un fatto che col senno di poi sarà interpretato come una sorta di cambio di guardia fra il re del pop mainstream e i nuovi eroi del rock alternativo. 
“Dangerous” continuerà però a mietere successi ed è oggi uno dei trenta album più venduti di tutti i tempi nel mondo.


domenica 20 dicembre 2015

Syl Mortilla - BUON NATALE: GRAZIE ( per il rilascio di queste gemme di Michael Jackson)

Si mormora che il continuo fluire di materiale inedito con cui la community di Michael Jackson è stata recentemente arricchita sia frutto di una battaglia serrata fra degli accaniti collezionisti. I film e audio trapelati, contengono alcuni fra gli elementi più ambiti dalla community (così come altro di cui non eravamo nemmeno a conoscenza) - tra cui il Bad tour di Tokyo e Roma, il making di Seeing Voices, il dietro le quinte dell'intervista di Oprah, alcune scene poi tagliate da 2 Bad, la versione Addams Family del 1993 di Ghosts, il Triumph tour ad Atlanta e le prove per la seconda tappa del tour Dangerous.

Ma è stato proprio quest'ultimo a creare molte discussioni, però.

L'ultima canzone di Michael , durante le prove e prima che una controfigura prenda il suo posto , fa inizialmente pensare che lui si sieda fuori dal palco per dirigere - scegliendo inoltre di recitare i testi piuttosto che cantarli. La prima reazione quindi a questa insolita interpretazione della canzone è che si tratti di una curiosità tutta da gustare - come se Michael stesse recitando una poesia.

Purtroppo, la verità è molto più triste.

Durante una pausa e prima di riprendere la prova, si sente Michael chiamare lamentosamente Debbie Rowe dicendogli che sente dolore , il che suggerisce che in quel modo lui stia chiedendo un qualche sollievo dal dolore stesso. Michael aveva recentemente subito un altro intervento al cuoio capelluto - Il cuoio capelluto andato a fuoco durante uno spot della Pepsi un decennio prima era ancora (e lo sarebbe poi stato sino alla sua morte), motivo di pesanti ripercussioni. Michael aveva trovato conforto attraverso gli antidolorifici - per quanto il dolore fosse emotivo oltre che fisico. Un fatto con tragiche conseguenze , se si considera poi ciò che era proprio dietro l'angolo.

Il filmato è uno sguardo struggente del dietro le quinte. Certo, avevamo già visto Michael decisamente non in forma durante la seconda tappa del tour Dangerous - nonostante la sua incuranza nel voler comunque raggiungere i propri (se pur sempre rigorosi) standard professionali.

Ma nello scoprire che Michael non era nemmeno in grado di portare a termine le prove - per non parlare di un'intera tappa di un tour - improvvisamente ci apre uno squarcio di informazioni a dir poco strazianti.

Nel mio ultimo post sul blog, ho parlato della riluttanza di Michael per l'improvvisazione per via del suo desiderio di creare uno show assolutamente perfetto. Ma tale era la tristezza di Michael durante la seconda tappa del tour Dangerous, che Siedah Garrett improvvisò un entrata in scena indossando una parrucca per interpretare I Just Can not Stop Loving You, e cercando così di far ridere Michael.

Amo Siedah Garrett.

Stanco come Michael era durante la seconda tappa, e con la rabbia che provava per l'ingiustizia di quello che stava accadendo nella sua 'vita privata' (una definizione quasi farsesca quando si tratta di Michael) l'energia e l'innovazione delle sue brevi improvvisazioni di danza è comunque evidente. Fred Astaire è stato il primo a descrivere Michael un "ballerino arrabbiato" e questa rabbia non è mai stata così evidente come in questi brevi filmati e in questo momento della sua vita.

Il suo accogliere la collera, combinato alle capacità tecniche di danza instillate in lui sin da bambino (e in modo così crudele da far parte della collera) è ciò che - ironia della sorte - ha creato la condizione perfetta affinchè si formasse quel suo incredibile ed apprezzato talento di ballerino. Michael ha imparato con prove dure ed estenuanti la tecnica del suo mestiere sotto gli ordini severi di suo padre e le pressioni dei dirigenti della casa discografica. Poi, è maturato come artista, mettendoci del suo. E così facendo, ha creato qualcosa di unico, meritato e iconico - il suo orginale metodo personale. Un giorno 'La danza di Michael' sarà uno stile, rispettato come molti altri stili di ballo.

Dopo lo spettacolare successo professionale della sua infanzia, Michael Jackson avrebbe potuto né scrivere né cantare niente altro. Prima di Thriller, prima del Bad tour, il suo status di leggenda musicale era stato già indelebilmente descritto nei libri di storia. In effetti, questa è la ragione per la quale ha due menzioni nella Rock and Roll Hall of Fame. Ma l'effetto di una tale infanzia ha significato anche che Michael era condannato a non sentirsi mai soddisfatto senza l'amore di una folla.

Tuttavia, credo che Michael sia cresciuto sapendolo apprezzare - e che per questa ragione abbia iniziato a concentrare i suoi sforzi su come usare la sua fama per l'umanitarismo, piuttosto che per promuovere la sua arte.

Vorrei quindi dare il mio personale ringraziamento a chi sta portando nella nostra community queste meravigliose rarità - materiale che ci fornisce l'inestimabile dono di intuire l'umanità di Michael attraverso la sua arte.

Grazie!
Un felice Natale!

ORIGINAL SOURCE:
Happy Christmas: Thank You (For Leaking Michael Jackson Gems) by Syl Mortilla

TRADUZIONE: MJGW FORUM

sabato 19 dicembre 2015

LIBRO: Una giornata con Michael Jackson - A Day With Michael Jackson by Reginald Garcia

Annunciato nel maggio 2011, "Una giornata con Michael Jackson" mette insieme foto scattate da Reginald Garcia durante le riprese video di 'Even Though You’re Gone'  - estratto dell'album 'Goin’ Places '-  allo Gower Studios di Hollywood nel marzo 1978 ( Michael aveva 19 anni).
Rimaste a lungo negli archivi del fotografo, Garcia utilizzerà il ricavato della vendita delle 130 fotografie inedite per finanziare un suo progetto che potrebbe risolvere i problemi energetici del mondo..(ndt: ???)







SOURCE:

(10° Parte) MJ: Aneddoti-Fatti Divertenti-Curiosità...

♦ Un altro dei paradossi di Michael: una t-shirt bianca sempre strappata in mezzo alla scollatura.
Era un messaggio di sfida sotto una giacca che invia un messaggio di controllo [giacche militari]. 
Dare un sforbiciata alla sua t-shirt aggiungeva quel tocco casuale che Michael cercava sempre. 
Era un piccolo dettaglio che ha svolto un ruolo importante nello stravagante atto di magia. Voleva che il messaggio fosse: "Questo è il mio lato comune."
Le dimensioni dello strappo dipendeva dall'umore di Michael in quel preciso giorno. 
Lui stesso afferrava le forbici e tagliava. Alcuni giorni era un piccolo taglio ed altri strappava quasi tutta la maglietta.
"Le ragazze vogliono vedere un po 'di torta", diceva.
'Torta' era il soprannome per il suo petto. 
A volte si lasciava prendere la mano e diceva, "Ho bisogno di un'altra maglietta, questa è troppo rovinata”. ( strappata ) - Michael Bush


♦ Oltre all'incidente durante lo spot della Pepsi, Michael è stato in ospedale moltissime volte. E' stato ricoverato due volte per un collasso negli anni '90; rimase ferito in studio quando una cabina di registrazione, temporaneamente costruita per lui ,crollò e lo colpì alla testa; tante le volte che ha avuto ingessature a piedi e braccia; uno dei ragni più velenosi al mondo l'ha morso alla gamba (un miracolo l'ha salvato); quando aveva 22-21 anni e stava lavorando ad alcuni brani in sala d'incisione ha creduto d'avere una specie d'attacco cardiaco e fu portato d'urgenza in ospedale, ma fortunatamente si trattava solo di una piccola cavità nella cassa toracica che alcune volte gli premeva sui polmoni e gli procurava molto dolore..
Inoltre, anche a causa delle sue abitudini alimentari Michael è finito spesso in ospedale....all'epoca del Dangerous Tour, ad esempio, era ancora un severissimo vegetariano, a causa del troppo stress e lavoro, non solo si cibava di sole verdure ma molte volte rimaneva a digiuno... e la conseguenza di tutto ciò fu un urgente ricovero in ospedale e il medico poi gli raccomandò di aggiungere alla sua dieta quantità limitate di pesce e carne...


♦ "Abbiamo dovuto girare la scena del bacio 3 volte e se fosse stato per Michael saremmo ancora lì a rifarla. Era davvero molto preso da questa cosa. Gli ho detto: " Hey so che mi stai pagando per fare questa cosa, ma io sono una donna sposata". Lui pensava che fosse divertente. E' un uomo timido ma ha un gran senso dell'umorismo. Si è interessato di tutti gli aspetti delle riprese e mi ha stupito con quanta facilità lo ha fatto. - IMAN


♦ Michael adora Star Wars. Al nostro primo incontro, sono andato a New York, dove stava registrando 'Invincible', il suo album di 30 milioni di dollari..
Mi sono registrato al Waldorf Astoria, dove Michael soggiornava da una settimana. Le sua guardia del corpo gli telefonò per dirgli che stavo arrivando, ma quando ho bussato alla porta, nessuno è venuto fuori, la porta era socchiusa. Ero piuttosto nervoso e l'ho chiamato per nome. Centinaia di fotografie, piccoli giocattoli e piccole tesori, tutti i regali dai fan, eranostati sparsi in tutta l'enorme suite. Sagome di Star Wars a grandezza naturale erano in piedi e facevano la “guardia”.
Quando uscì dalla sua stanza, con i capelli tirati all'indietro e la sua pelle completamente pulita da ogni trucco, il mio cuore sobbalzò.
Ero inconsciamente convinto che avesse delle cicatrici sul viso, incluso anche deformità a causa del gocciolamento costante di menzogne ​​e calunnie.
In realtà, il suo viso è forte e sereno, e la sua pelle è bella e lucente, quasi trasparente. Lui splende con un'aura di energia. - Uri Geller


♦ "OK, ogni immagine racconta una storia. Questo è stato nel 1994, durante l'album HIStory a New York. 
Questo sono io, in costume da Babbo Natale, e il mio migliore amico (multi-Grammy) Brian Vibberts è l'elfo. Anche Michael era con noi. Voglio dire, chi non vorrebbe uscire con Babbo Natale e il suo elfo?
Portammo lì un coro di ragazzi per lavorare su alcune canzoni, e lo studio si trasformò in una sorta di festa di Natale in piena regola. Brian e io consegnammo i regali di Natale per i bambini, e penso che Michael fosse alla ricerca di una mensola per appendere sua calza. HO HO HO! "

LINK ORIGINALI - CREDITS 

Gli autografi di Michael...







mercoledì 16 dicembre 2015

'Thriller' è il disco più venduto di sempre con 100 milioni di copie - 30 milioni solo negli USA


Per molti (troppi) addetti ai lavori, l'interesse per il lavoro discografico di Michael Jackson si focalizza il più delle volte su 'Thriller'... Non si può negare che questo capolavoro importante rappresenti una pietra miliare nel campo musicale e che il successo dell'album non solo ha consolidato la sua fama a livello mondiale ma ha anche indirizzato e fatto da trampolino al percorso artistico di coloro che hanno intrapreso il suo stesso cammino .. però non si può neanche negare che Michael Jackson è MOLTO di più di un singolo album.
Spesso e volutamente si dimentica di sottolineare che TUTTI gli album e i cortometraggi di Michael sono dei capolavori! 
La sua Genialità Artistica va oltre l'impegno e il particolare talento del semplice performer perché gli ha permesso di raggiungere - meritatamente - stratosferici traguardi riservati a pochi eletti.. ed è per questo che, a sei anni dalla sua scomparsa, è ora di smettere di sottovalutare una carriera che, volente o nolente,  ha lasciato un segno indelebile nella storia del mondo dell'intrattenimento ricordandolo soltanto per le vendite di un solo Album...

detto questo, riportiamo la news di cui si parla molto in questi giorni.
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FONTE
La Recording Industry Association of America (RIAA), gli eredi di Michael Jackson, la Epic Records e la Legacy Recordings hanno annunciato ufficialmente che "Thriller" - il fortunatissimo album del Re del Pop - è il primo disco nella storia a raggiungere il traguardo dei 30 milioni di copie vendute negli Stati Uniti d'America. In questo modo mantiene anche il suo primato di disco più venduto di sempre, sfondando il tetto dei 100 milioni di copie in tutto il mondo.

Pubblicato originariamente il 30 novembre del 1982, "Thriller" è stato per circa due anni e mezzo nelle classifiche di vendita USA, con ben 37 settimane di permanenza al vertice. E' stato anche il primo disco nella storia a restare per 80 settimane consecutive nella top ten (un obiettivo centrato, poi, solo da un altro album) e a due soli anni dall'uscita aveva già venduto ben 20 milioni di copie - sempre negli USA.

A livello mondiale "Thriller" ha fatto registrare - come si diceva - oltre 100 milioni di copie smerciate ed è, a oggi, il disco più venduto della storia. E' stato al numero uno delle classifiche praticamente ovunque, inclusi Regno Unito, Francia, Italia, Australia, Danimarca, Belgio, Sud Africa, Spagna, Irlanda, Nuova Zelanda e Canada.

Il CEO della Epic records, LA Reid ha commentato così la notizia:
E' cristallino il fatto che Michael Jackson è semplicemente l'artista più grande e più importante di tutti i tempi. Non solo i suoi risultati di classifica e di vendita sono impressionanti, ma il suo talento musicale era fuori dal mondo. "Thriller" ha aperto nuovi territori ed era elettrizzante... era l'immagine della perfezione. Sono fierissimo del fatto che Michael sia un e resterà per sempre l'unico Re del Pop.

John Branca e John McClain, amministratori per conto degli eredi di Jackson, hanno aggiunto:
100 milioni di dischi e la cifra continua a crescere. Non è mai esistito un fenomeno pari a "Thriller". Michael ha aperto le dighe della sua creatività, ha esplorato le emozioni più profonde e ha varcato i  confini dell'innovazione sonora. E nel frattempo ha abbattuto alcune barriere negative nell'industria musicale e ha letteralmente unito il mondo con la sua musica: non c'è un solo posto in questo pianeta che non sia stato deliziato dalla musica di Michael Jackson. A 30 anni dall'uscita, "Thriller" continua a essere una rivelazione.

M. Jackson intervistato da Gold Magazine – 2001

Michael Jackson è il Re del Pop, l'uomo che ha fatto l'album più venduto nella storia, un uomo i cui numeri di danza e le melodie hanno incantato la gente in ogni angolo del globo, da Johannesburg a Jakarta, da Londra a Los Angeles.

Ma è anche un enigma. Una stella da bambino con i fratelli nei Jackson Five, proviene da una famiglia con un immenso talento e, come figlio più giovane, ha scolpito per se stesso la carriera solista di maggior successo di tutti loro. Egli è uno dei pochi bambini di fama mondiale che sono riusciti a diventare adulti con una fama mondiale, ed ora vuole re-inventare se stesso ancora una volta, in una stella del cinema.

Nonostante la sua fama, nonostante il fatto che egli è stato l’esecutore, la creazione e l’improvvisatore da quando aveva l'età per camminare, Jackson è timido nei confronti della pubblicità. Egli può avere orde di fans e fotografi che lo circondano ogni volta che esce in pubblico, ma lui è un uomo intensamente privato che vive con la famiglia nel suo ranch da fiaba a Neverland in California. In questa rara intervista, parla sinceramente con Magdalena, di”Gold Girl”, sulla fama, sul peso della sua celebrità fin dall’infanzia, la sua visione sui media, e il suo futuro nel cinema.


Magdalena “Gold Girl” Ti consideri di più un musicista, un artista o un imprenditore?

Michael Jackson: Probabilmente tutto quello che hai detto, perché amo divertire ed amerò sempre intrattenere. Mi piace diventare schiavo del ritmo, perché la danza è l’interpretazione dei suoni e l’accompagnamento dell'orchestra. Sai, di diventare il suono, di diventare il basso, si diventa ciò che si sente, e lo si fa con il corpo. Ma cerco di non essere totalmente coinvolto da tutto questo, in modo tale da pensare anche al futuro.
Tanti grandi artisti sono stati intrappolati in passato, hanno finito per rimanere soli, tristi e solitari. Ho sempre detto a me stesso, non voglio essere in quel modo e ho intenzione di provare e riprovare per conoscere il lato del business, per sostenere me stesso, investire i miei soldi, i miei risparmi. Chi sa cosa porterà il domani? Vorrei essere finanziariamente protetto in modo da potermi supportare.

GG: Ti piacerebbe essere ricordato come un grande artista?

MJ: Adoro il cinema e amo l'arte - e un architetto è un artista dello spettacolo, un uomo che costruisce montagne russe è un artista. Lui sa dove sviluppare i pendii, e la grande anticipazione di quando si sale ... Lui ti incita a dire, 'Oh mio Dio!' quando si arriva in cima prima di scendere. E' proprio come strutturare uno spettacolo o una danza.

GG: E’ mai stato per te un peso sapendo di essere una delle stelle che possiamo riconoscere più facilmente al mondo?

MJ: Non c'è nessun posto al mondo dove effettivamente possa andare e rilassarmi. La cosa che fa più male è il fatto che la privacy è stata portata via da te. Per usare una espressione sciocca, è come se vivessi in un acquario, ma vero. Faccio travestimenti ... Sanno tutti, che è molto difficile, molto difficile. "La gente in tutto il mondo piange, si arrabbia e si emoziona, esattamente negli stessi momenti dei miei spettacoli"

GG: Che tipo di travestimenti?

MJ: Alcuni Bat costumi, denti sporgenti, occhiali, Afros, protesi, un sacco di trucco, tutto. Giusto per sedersi tra il pubblico e vedere lo spettacolo con l’occhio del pubblico, voglio sentire come loro si sentono.

GG: Le persone ti scoprono?

MJ: Qualche volta, sì. Inizialmente, no. Poi cominciano a guardarmi negli occhi. Ho messo queste cose e poi iniziano a guardare dietro gli occhiali ... Le ragazze sono molto intelligenti, sai. Si può ingannare più facilmente un ragazzo di quanto si può ingannare una ragazza. Le donne sono in grado di riconoscermi. Conoscono il modo in cui muovi il tuo corpo, il tuo modo di camminare, il modo in cui gesticolo. 
Sento dire, 'Guarda come si muove la sua mano ', o 'Guardate il modo in cui camminava, e penso, 'Oh, no!'

GG: Se tu fossi invisibile per un giorno a Londra, cosa faresti?

MJ: Oh! Chi mi piacerebbe schiaffeggiare? Fammi vedere (ride) ... Penso che vorrei trovare uno dei paparazzi dei tabloid e prenderlo a calci nel c***, in stile moonwalk. Mi piacerebbe davvero spingerli giù, da uno di quei motorini che guidano per andare in giro, mi piacerebbe davvero, togliergli le telecamere direttamente dalle loro mani. Sono così fastidiosi. Mi piacerebbe andare da loro per prima cosa, yeah. Ti fanno impazzire. Non si può scappare da loro. È terribile.

GG: Chi ti ha ispirato di più professionalmente, e con chi ti identifichi?

MJ: Probabilmente Walt Disney, perchè quando ero piccolo sono cresciuto in un mondo di adulti. Sono cresciuto sul palco. Sono cresciuto in locali notturni. Quando avevo sette, otto anni, sono stato in locali notturni. Ho visto ragazze che facevano lo spogliarello e togliersi tutti i vestiti. Ho visto scoppiare risse. Ho visto gente vomitarsi addosso a vicenda. Ho visto adulti che si comportano come maiali. E’ per questo che oggi odio le discoteche. Non mi piace andare nelle discoteche – l’ho già fatto, ci sono già stato. Quindi, ora cerco di compensare quello che non ho fatto allora. Così, quando vieni a casa mia, vedrai che ci sono giostre, un cinema, animali.

Amo gli animali – elefanti, giraffe, leoni, tigri e orsi, tutti i tipi di serpenti. Riesco a fare tutte quelle cose meravigliose che non ho potuto fare quando ero piccolo, perché non avevo tutte quelle cose. Non c’è stato Natale. Non abbiamo dormito insieme ad un amico. Non siamo andati a scuola, abbiamo ricevuto lezioni private quando eravamo in tour. Io non sono andato in una scuola pubblica. Abbiamo provato per due settimane e non ha funzionato. E' stato molto difficile. E' difficile crescere un bambino famoso.

Pochissimi riescono a fare la transizione da stella bambino a stella da adulto. E' molto difficile. Mi identifico con Shirley Temple. L'ho incontrata a San Francisco e mi sono seduto al suo tavolo e ho pianto tanto. Lei ha detto: 'Cosa c'è che non va Michael?' Ho detto: 'Ti amo. Ho bisogno di stare più vicino a te . ' Lei, va! 'Tu sei uno di noi, non è vero?' e ho detto 'Sì.' Qualcun altro ha detto: 'Che vuoi dire?' e lei ha detto, 'Michael sa cosa voglio dire.' E io so esattamente cosa voleva dire - di aver vissuto come una stella da bambino e sono riuscito a compiere la transizione verso la fama come adulto ed è molto difficile. Quando sei una star bambino la gente non vuole vederti crescere. Vogliono che tu rimanga piccolo per sempre. Essi non vogliono che tu lavori in seguito. E' molto difficile.

GG: Dimmi di più sui tuoi interessi per i parchi a tema - quello che ti interessa di loro?

MJ: La cosa che preferisco dei parchi a tema - e ne ho una visione piuttosto ampia su di esso perché ho girato il mondo molte volte - è vedere le persone vengono insieme con le loro famiglie e si divertono. Realmente le porta a stare più vicine. Io ci vado per divertirmi, ma ci vado anche per studiare. Vado dopo l’orario di lavoro nei parchi, perché non posso andare lì durante il giorno. Sembra un po' come una città fantasma.

GG: Ho sentito che hai alcune idee per un parco a tema a Las Vegas?

MJ: Ho fatto molti progetti a Las Vegas, e penso che quello che ho fatto è che ho ampliato la popolazione. Perchè quando ero un bambino - non avevo più di otto anni - i miei fratelli e io siamo andati a Las Vegas, e a quel tempo ai ragazzi non era permesso di mettere piede in un casinò. Così siamo rimasti nelle nostre camere, ci siamo annoiati, perchè non c’era niente da fare mentre tutti gli altri giocavano.
C'era solo un posto per i bambini a Las Vegas, al momento, chiamato Circus Circus. Era un hotel il cui tema erano i clown, ricordo che ci fu un uomo al trapezio e degli scimpanzè che andavano sul monociclo. Quando sono diventato più grande, insieme ai miei fratelli, abbiamo giocato molto a Las Vegas - ci siamo esibiti tanto, molte volte - e ho pensato e detto: ' Davvero non è giusto che qui non ci sia niente per i bambini ', così ho iniziato a sviluppare un paio di idee per alcuni proprietari di alberghi. E adesso è davvero come una sorta di regno delle vacanze per le famiglie.

GG: Chi sono le persone che preferisci?

MJ: Mi piacciono le persone che hanno realmente contribuito al piacere e alla felicità del pianeta e dell'umanità, persone che hanno portato la luce - da Walt Disney a Gandhi a Edison e Martin Luther King. Queste sono persone con la luce, persone che hanno veramente a cuore i bambini, che ha riunito le famiglie, e l’amore. Questo è quello che cerco di dire nella mia musica e nelle mie canzoni. Se vai a uno dei miei concerti, i miei spettacoli, vedrai 200.000 persone ondeggianti, con le candele, dicendo: ' Noi vogliamo guarire il mondo,' e 'Ti amo '. L'ho visto in tutto il mondo, dalla Russia alla Germania alla Polonia in Africa per l'America. Siamo tutti uguali. La gente piange negli stessi momenti dello spettacolo. Si arrabbiano negli stessi momenti dello spettacolo, l’emozione è negli stessi momenti.

GG: Fred Astaire era tuo amico?

MJ: Sì. Fred Astaire era il mio vicino di casa. Io lo vedevo ogni giorno quando ero in sella al mio piccolo scooter a motore. Mi ha sempre detto, lui mi diceva sempre quando ero un ragazzino, 'Diventerai una grande stella.' Mi ha detto che pensava che io ero un’artista di spettacolo formidabile, e un grande ballerino. E lui diceva sempre, 'Tu sei il migliore ', e io gli dicevo: 'No, tu sei il migliore.'
Mi ricordo la prima volta che ho fatto il moonwalk. Fred mi ha chiamato a casa. Lui urlava al telefono, delirante. Ha detto che era la migliore performance che avesse mai visto. Ho detto: 'Oh, andiamo ! '. Egli disse, 'Michael, gli hai stesi. Sei un grande ballerino. Sei un diavolo di ballerino. ' Ho detto: 'Beh, venendo da te, non ho bisogno di eventuali premi.' Perchè ero stato nominato per un Emmy Award per tale esecuzione, che poi non ho ottenuto, ma non mi importava perché Fred Astaire disse che amava le mie esibizioni, e questo è tutto il premio di cui avevo bisogno.

GG: Se potessi lavorare con qualcuno, vivo o morto, chi sarebbe?

MJ: Se potessi lavorare con chiunque sarebbe Charlie Chaplin, che amo tanto. Inoltre, Laurence Olivier era un genio, davvero. Si tratta di due ragazzi, credo. Ed anche il re, Brando.

GG: L'anno scorso hai fatto un cortometraggio, You Rock My World, con l'assistenza di Marlon Brando. Come è stato lavorare con il maestro?

MJ: Brando è un mio buon amico. Lui è molto simile a me. Non va in molti posti. Viene a Neverland o rimane nella mia casa a Mulholland Drive, o va a Tahiti. Suo figlio ha lavorato per me per più di 20 anni, e l'altro figlio era nella mia classe alla scuola privata. È solo un gigante. Vedi, Brando è intelligente, perchè quando lavora con me, dice sempre, 'io so quali tasti spingere per ottenere l’emozione da te '. Lui mi conosce così bene. Sa come farmi spuntare fuori, in modo da dire determinare cose per avermi veramente preparato.Lui è un genio. Lui è un re. E' l'ultimo di quella generazione. È un uomo brillante, una splendida persona. Io lo amo e lui è un mio buon amico.

GG: Hai fatto un cameo in Men In Black II, è stato divertente il lavoro?

MJ: Il progetto di “The Men In Black” è stato davvero molto divertente, perché mi sono presentato come il nuovo arrivato.

GG: Era evidente dal video di Thriller che sei molto interessato alle arti visive.

MJ: Tutto quello che faccio mi piace, sia dirigermi direttamente o lavorare in stretta collaborazione con il regista - abbiamo co-diretto e trovato insieme le idee. Se si guarda Ghosts, è co-scritto da Michael Jackson e Stephen King. L'abbiamo scritto al telefono, Stephen ed io - lui è un ragazzo incredibile, è sorprendente. L'abbiamo scritto al telefono, parlando solo insieme.

GG: Chi sono le figure nel mondo del cinema che ammiri di più e perchè?

MJ: Adoro Robert De Niro. Penso che sia un attore poliedrico. Egli può svolgere qualsiasi ruolo di attore, da un comico ad un sacerdote ad un assassino psicopatico, ad un idiota a uno zio affascinante e qualsiasi altra cosa. E, naturalmente, qualsiasi grande ballerino.

GG: Chi potrebbe essere la tua attrice ideale principale, e perchè?

MJ: Un 'attrice? (ride) Tu ed io dobbiamo fare un film insieme. Facciamolo, mi piacerebbe che ...

GG: Si è parlato che vorresti andare sulla luna per eseguire un autentico moonwalk. C'è qualcosa di vero in questo?

MJ: (ride) C’è una certa verità in essa. Questa non è una diceria. È tutto quello che mi limiterò di dire.

GG: Tu hai fatto un'offerta più alta di Paul McCartney per il catalogo dei Beatles. Cosa c'era di tanto speciale?

MJ: No, non l’ho fatta, è lui che non fece un'offerta. Era in vendita, mi è piaciuto e l'ho comprato, come acquistare un pezzo d'arte.

GG: Dimmi di più sulla tua passione per la beneficenza per i bambini. Quali sono le associazioni supportate?

MJ: Beh, io ho un ente di beneficenza per i bambini che io stesso ho creato, chiamato “Heal the World”. E ogni volta che faccio un concerto o qualsiasi cosa attinente allo spettacolo, elargisco una certa somma per la “Heal the World” - sai orfanotrofi, ospedali, i bambini che hanno bisogno di un polmone o un fegato, lo troviamo, noi paghiamo la cura chirurgica. Quando sono in tour, visito molti ospedali e orfanotrofi. Andiamo a vedere bambini fino a 12 anni di età e regaliamo scatole e scatole e scatole di giocattoli, alcuni poster di Michael Jackson e accessori.

GG: Che cosa desideri realizzare nella tua vita?

MJ: Non sono mai soddisfatto. Ci sono tante strade diverse e tante diverse cose che voglio fare. Ho fatto molto, ma non credo che sia abbastanza, per questo motivo non espongo eventuali premi nella mia casa. Non vedrai mai nessun premio in casa mia, li ho messi tutti in un deposito. Perchè se ti lasci coinvolgere in tutto questo, si comincia a sentire come, 'Oh, l'ho fatto.' C'è così tanto di più, tante altre montagne da scalare.

GG: Se uno dei tuoi figli venisse da te e dicesse: 'Papà, voglio essere una pop star,' Qual' è il miglior consiglio che potreste dargli?

MJ: Il miglior consiglio che li darei che si tratta di un duro lavoro, di essere preparati, perché non è tutta gioia, per tutto il tempo. E che devi avere la pelle di rinoceronte, perché più grande è la star, più grande è il bersaglio.
La stampa scandalistica è bastarda, e devi avere la pelle di rinoceronte per affrontare questo tipo di mentalità ignorante. Lo fanno semplicemente per vendere giornali, perché è meglio vendere una cattiva notizia che una buona notizia. Semplicemente inventano. Se non hanno nulla, lo inventano. Io non sono niente di simile di come i tabloid mi hanno dipinto, niente. Nulla di simile. Sono quelli che sono pazzi. Sono ignoranti. Io dico sempre ai miei fans 'facciamo una pila di giornali scandalistici. Facciamo una grande montagna di tabloid e bruciamoli '. I veri fans che mi amano sanno che è tutta spazzatura che non è vero. Loro lo sanno. Sono intelligenti.

GG: Hai sempre voluto fare un film? Se la tua famiglia non avesse avuto successo come musicisti, ti saresti rivolto al cinema, prima nella tua vita?

MJ: Ho sempre desiderato fare cinema, ma i tour mi hanno sbarrato la strada. È per questo che voglio prendere alcuni anni facendo solo film. Mi piacerebbe avere sei grandi film dietro di me, dopo aver fatto un piccolo tour, farei più film.

GG: Che tipo di idee hai per i film?

MJ: Ho delle idee per il cinema e il movimento e la danza e le cose che le persone non hanno mai visto. Attendo con ansia di sorprendere le persone. Quindi prima di morire vorrei avviare una società di produzione cinematografica, e sono molto felice che questo è quello che stiamo facendo con Neverland Pictures. Vorrei riuscire ad avere una nuova vita e giocare e creare e scolpire.

GG: Raccontami dell'idea del lupo mannaro nel tuo film, e come è collegato al video?

MJ: Non ho ancora letto la sceneggiatura per “Wolfed” – questo è uno dei film che faremo e mi entusiasta molto. Sono così felice di lavorare con Sammy Lee (il co-autore di Music Box, che ha recentemente acquisito ''first look '' sui diritti del film dei Jackson). Stiamo facendo alcuni grandi progetti insieme per i film, e sono davvero eccitato.

GG: E ”Wolfed “sarà il primo film?

MJ: A partire da ora, il nostro programma dice che “Wolfed ” sarà il primo film. Sarà divertente. Voglio che sia veramente spaventoso. Rick Baker vuole fare tutti gli effetti visivi. Ha vinto sette premi Oscar. Rick è molto entusiasta, troppo – è stato lui che ha fatto “ Un lupo mannaro americano a Londra”. Vinse un Oscar, e disse, 'Michael, che non era niente.' Questo è niente in confronto a quello che si può fare oggi. E fece “Thriller” e mi disse : 'Non è niente '. Si può andare ben oltre questo. Ha fatto tutti i film di Eddie Murphy, Clumps e Nutty Professor e anche Men In Black. Lui ha fatto tutto questo.

GG: Allora dimmi come ti piacerebbe essere ricordato?

MJ: Come mi piacerebbe essere ricordato? Come una persona che è venuta e ha portato luce al mondo, qualche momento di evasione dalla realtà. Anche come portavoce per i bambini che sono senza voce, perchè io li amo. Io vivo per i bambini. Se non fosse per i bambini, getterei la spugna. Un bambino, un bambino - è qualcosa di stupendo. Sono piccoli geni, sai, piccoli geni. Lo sono realmente.

GG: Ti piace essere padre?

MJ: Questo è quello che preferisco. I love it. I love it. I love it.

GG: L'altro giorno ho visto prendere tua figlia mentre lei dormiva. Appena l’hai presa, ho visto la gioia sul tuo viso .

MJ: Oh, io li amo. I Jacksons hanno un sacco di bambini. Ho un sacco di nipoti. C'è ne sono un sacco !

GG: Qual è il tuo rapporto con i tuoi fratelli e sorelle?

MJ: Amo i miei fratelli e sorelle. Quando sono con loro, ridiamo. E' come una versione diversa di se stesso. Possiamo semplicemente ridere e ridere e parlare dei vecchi tempi. Non stiamo insieme, quanto ci piacerebbe. Siamo tutti impegnati. Siamo tutti nel mondo dello spettacolo. Facciamo sempre qualcosa. Se sono in città, Janet ad esempio non c’è. Se siamo entrambi qui, mio fratello è da qualche altra parte. Tutti hanno qualcosa da fare, sai.

GG: Sei un uomo di famiglia? Cosa ti piace fare con la tua famiglia?

MJ: La mia famiglia? I miei figli? Noi amiamo stare seduti insieme, parlando, all’aria aperta. Ci sediamo in riva al lago. Facciamo una passeggiata ogni giorno a casa. Ci sediamo in riva al lago e gettiamo i sassi in acqua e parliamo.

GG: Secondo te quale è la forma del più profondo amore che qualcuno può sentire? L'hai sentito?

MJ: Wow, penso che sia davvero una questione di opinione. Ho sentito la forma più profonda dell’amore? Non so quale sarebbe la più profonda ... (Lunga pausa) e domanda interessante ... (Ripete la questione un paio di volte). Io amo i miei figli molto, molto, e li guardo sempre negli occhi e glielo dico - penso sia la cosa più importante.

ORIGINAL SOURCE
Michael Jackson Interview With Gold Magazine – January 1, 2001

LINK MJGW FORUM - CREDITS

lunedì 14 dicembre 2015

"Il mito di Michael Jackson: una mano sul pacco, l'altra tesa verso il cielo" di Viviana Viviani

Definire Michael Jackson un "mito" va ben oltre l'abuso che un certo gergo giovanile tende a fare di questo termine, poiché nella sua vita quanto nella sua morte è facile trovare numerosi elementi della mitologia classica.

Basti pensare a Dioniso, giovane semidio dal capo riccioluto, capace di trascinare chiunque intorno a sè nell'ebrezza sensuale della musica e della danza, che, ancora bambino, fu fatto a pezzi e divorato dai Titani, creature feroci e fameliche non più dei colossi della stampa e del marketing. Ed il delirio dei fans a volte non sembra così diverso dal furore delle baccanti.

Basti pensare a Icaro, che vola troppo in alto per le sue ali fragili e si avvicina pericolosamente al sole, o forse ad un faretto esploso troppo presto in un spot pubblicitario, iniziando la sua caduta.

E continua a cadere come Narciso, perso nella propria immagine, nel tentativo di modificarla a suo piacimento, di armonizzarla alla percezione interiore di sé, di renderla perfetta. Per colpa di un padre violento che lo prendeva in giro per il suo naso grosso, dice la leggenda.

Il suo volto diviene così un'unità armoniosa di contrari, a metà tra maschio e femmina, tra bianco e nero, tra bambino e adulto. Un Giano bifronte dalle molte variabili. Se ciò dipenda da processi naturali quali la crescita e la malattia o artificiosi come la chirurgia plastica, ed in che misura, ormai poco importa. Senza sesso, senza razza e senza tempo, come la musica, come il mito.

Ma se per quanto riguarda la sessualità e l'etnia superare la banalità degli schemi poteva ancora essere possibile, e forse affascinante, per l'essere umano e l'artista che era in lui, la lotta contro il tempo era destinata fin dall'inizio alla sconfitta. Sia fosse tesa all'illusione dell'immortalità, che al più probabile tentativo di recupero di un'infanzia perduta. Non una vera e propria ubris, quanto un disagio dalle radici profonde, che conteneva già in sé il germe di una nemesi inevitabile. Così il tempo ha trasformato senza pietà i sogni in debiti, l'armonia in ambiguità, il genio in nevrosi, il fenomeno in mostro.

Come una sorta di Minotauro rinchiuso nel labirinto di giostre di Neverland, da lui stesso costruito e di cui non sapeva o non voleva più trovare l'uscita. Per alcuni un essere crudele in attesa di giovani vittime sacrificali, proprio come il principe di Creta. Per altri un individuo fragile, vittima della sua unicità e, come l'Asterione di Borges, perso in un'immensa solitudine.

Ora, nel momento della sua morte, al di là degli eccessi del gossip e dello sfruttamento mediatico, la reazione collettiva del pubblico più affezionato appare intrisa di religiosità laica e di spontanea credenza nel divino, di quella che non ha bisogno di dogmi né di intermediari. Tra i messaggi di addio, nei numerosi forum dedicati a Michael, la maggior parte vedono in lui un angelo volato in cielo, un'anima libera e immortale, una nuova stella che brilla nell'universo.

Così il mito resta in bilico tra umano e sovrumano, proprio come Michael stesso era un mistero di contraddizioni: tra materialismo e filantropia, immortalità e autodistruzione, innocenza e sensualità. Come quando sul palco sfidava i limiti umani della fatica e le leggi della gravità, sospeso tra sacro e profano, con una mano ad afferrare il cavallo dei pantaloni e l'altra tesa verso il cielo.

E proprio quando la morte viene a ricordarci che in fondo era soltanto uno come noi, allora siamo pronti a consacrare all'immortalità la sua arte e il suo ricordo.

Mentre i telegiornali non risparmiano i dettagli macabri delle autopsie, anche la passione del suo corpo sofferente, scheletrico e trafitto diventa motivo di catarsi.

Per chi si sente solo e diverso da tutti, per chi vorrebbe essere speciale e non lo è, per chi si strugge nel non poter tornare indietro a rivivere o cambiare la propria infanzia, o qualche altra parte del passato. Per chi semplicemente si rende conto ad un tratto che tanti ricordi della propria vita sono legati alle sue canzoni, ai suoi concerti, ai suoi passi di danza. E sente all'improvviso la mancanza di qualcuno che nemmeno conosceva o a cui da tanti anni nemmeno pensava.

Più accessibile di un Dio lontano, che giudica e forse, ma soltanto forse, e spesso a caro prezzo, salva e perdona, il mito si lascia docilmente giudicare, aiutandoci a salvare e perdonare noi stessi.

Così mentre scompare un grande artista, e per i più romantici nasce in cielo una nuova stella, sulla terra si accende un firmamento di televisioni per il funerale in diretta mondiale. L'ultimo addio, prima che nelle case le vicende umane proseguano il loro corso.

Al primo piano un uomo di 40 anni, ricorderà quando ha ballato Beat it con i compagni di scuola, e il primo bacio sulle note di Liberian girl, e lo assalirà all'improvviso tutta la vita passata, anche quella che aveva dimenticato, ma non piangerà, perché un uomo adulto non piange, o perlomeno non piange per la morte di un cantante.

Sua moglie ascolterà la radio pulendo il salotto, poi in cucina si chiederà che ne sarà ora di quei tre poveri bambini senza madre. Ma solo alle prime note di You are not alone le arriverà un nodo in gola, pensando alle sue lunghe giornate sola in casa, in attesa dell'ora di cena.

La loro figlia di 20 anni, vedrà le immagini di Michael da giovane e lo troverà bellissimo, poi piangerà pensando che lei sì avrebbe saputo capirlo, non come quel padre violento e quelle finte mogli che l'hanno abbandonato, e si addormenterà sperando di sognarlo ancora una volta.

Al secondo piano un ragazzo di 30 anni penserà che anche suo padre lo umiliava e lo considerava un debole, anche se non lo picchiava con la cinghia per costringerlo a cantare e ballare. Anche perché lui, di cantare e ballare, non sarebbe mai stato capace. Allora piangerà per Michael e per se stesso, pensando a quanto è difficile essere amati ed essere se stessi nello stesso momento.

Al terzo piano un altro penserà che ad uccidere Michael sia stato il troppo successo, e sarà felice della sua normalità e di non avere alcun talento. Poi ripenserà a quando anche lui veniva preso in giro per il suo aspetto, per il naso e per l'acne, e si sentirà fiero di essere riuscito ugualmente a crescere e a diventare un uomo.

Allora rientrerà la sua compagna, lo troverà addormentato tra il televisore e la playstation, e penserà che anche lui, come Michael, rimarrà sempre un eterno bambino. Poi ascolterà le parole di Brooke Shields e piangerà per tutti gli amici perduti, anche per quelli ancora vivi.

All'ultimo piano un uomo di 50 anni, guarderà la tv di sfuggita pensando che Jackson era soltanto un drogato, o forse peggio, perché quando girano certe voci qualcosa di vero c'è sempre. Vedrà la piccola Paris e si domanderà se suo figlio di 12 anni direbbe di lui che è il padre migliore del mondo. Si risponderà di sì, perché gli ha trasmesso i sani valori della famiglia, del lavoro e della religione. Poi gli dirà di spegnere la tv e andare a dormire, invece di perdersi dietro a falsi miti e pessimi esempi.

Allora suo figlio penserà con rabbia che non vuole diventare un uomo qualunque come suo padre. Poi chiuso nella sua stanza prenderà l'iPod e partiranno le note di Billie Jean, che fino a pochi mesi prima lui nemmeno conosceva. Azzarderà una moonwalk e inciamperà sul tappeto, poi ne tenterà un'altra e gli sembrerà così ben riuscita che gli parrà davvero di camminare sulla luna.

FONTE

I video della deposizione in Messico del 1993 di M. Jackson, provano il quoziente di intelligenza della sua musica d'autore era fuori scala.

Gli elementi per una canzone d'autore sono per alcuni, molto semplici: comporre una melodia, trovare un pò di parole,mettere in insieme in modo da dargli una forma. Per coloro che sono cantautori nel settore della musica di massa di oggi, l'assemblaggio della musica pop non necessariamente ha importanza. 

La maggior parte delle canzoni scritte dai cantautori di oggi ha il solo scopo di passare più volte alla radio, il che significa che la struttura di base della canzone è composta da melodie e parole facilmente orecchiabili. 
Ma poi ci sono alcuni cantautori che sono così portati per il loro mestiere, per i quali la canzone si crea nella mente con tutte le particolarità della composizione di struttura e di ritmo. 

Michael Jackson, il re del pop scomparso, era, naturalmente, un intrattenitore noto il cui talento era senza limiti in termini di arte. Ma era la sua conoscenza della struttura della canzone , a spingerlo ben oltre il Monte Rushmore della canzone d'autore.

E' noto che la canzone d'autore di Jackson era un suo punto di forza, ma non è mai andato nel dettaglio di come nasceva la composizione dall'inizio sino al completamento. Alla fine, e per ironia della sorte, durante una deposizione in Messico dove era stato denunciato per un plagio, spiegò con dettagli eccezionali la composizione di "The Girl Is Mine", scritta per l'album Thriller. Tenendo sempre tutto a mente, Michael Jackson non scriveva fisicamente la musica, registrava quello che era nella sua testa in un registratore. 
Ma non è così importante quello che ha detto in quell'occasione, o come fosse il processo in se, quanto la sua conoscenza sulla costruzione della canzone stessa che, mi ha colpito e mi ha fatto amare il dono che aveva ancora di più. Nel video della deposizione spiega come sentiva nella sua testa le percussioni o il basso. Aveva strutturato il ritmo da lento sino a renderlo nell'accattivante , groove (n.d.r.scanalatura del ritmo che si ripete) di The Girl Is Mine, spiega come aveva composto le linee guida della canzone, sapeva esattamente quando la sessione di basso della canzone cambiava nella sessione di bassi della tastiera, e spiega come aveva usato "le linee di contorno in contrasto con la parte principale del pezzo musicale. Può venire da una tastiera, oppure da un flauto, o potrebbe essere una parte della stringa stessa. Si tratta di creare un suono principe, che rispecchia ciò che la musica è "

Il bello è che lui non aveva nessuna formazione musicale: a parte imparare dai suoi colleghi e compagni di etichetta musicale, la Motown , o quale membro dei Jackson 5, e questo rende il suo talento da cantautore una rarità. Ed è anche giusto ricordare che aveva solo 23 anni quando ha composto quella canzone, che non era altro che il preludio a quei capolavori che sarebbero arrivati qualche anno più tardi. Da "Billie Jean", "The Way You Make Me Feel", "Leave Me Alone", "Heal the World", "Stranger in Moscow", a "Earth Song", il talento e l'abilità che Michael Jackson possedeva è un ricordarsi costante della creatività che scorreva in lui.

Anche se, ovviamente,a nessuno viene mai insegnato a comporre suoni per ottenere della musica popolare, non tutti capiscono la grandezza e l'importanza di ogni strumento musicale, la struttura, la melodia e l'arrangiamento di una canzone. Sarebbe bello se esistessero dei video dove spiega come ha composto pietre miliari quali "Billie Jean" e "Earth Song" e le altre che ho nominato prima. Non tutti possiamo nascere geni musicali , ma alcuni sono dotati di una capacità particolare per costruire o modellare . Il quoziente intellettivo musicale di Michael Jackson era una rara capacità, ma brillante ,che alcuni musicisti o cantanti, anche di formazione classica non possiedono. 

Finirò con una citazione di Michael Jackson sul come lasciare che sia la canzone a scriversi:
"Non scrivere la canzone, non scrivere nulla. Lasciate che la canzone si crei da sola. Lasciate che le le linee guida vi dicano cosa viene dopo. Lasciate che sia il pianoforte a dirvi quale tasto toccare. Lasciate che sia il basso a dirvi cosa dovete fare "

ORIGINAL TEXT
Michael Jackson’s 1993 Mexico Deposition Videos Prove His Songwriting / Music IQ Were Off The Charts

LINK TRADUZIONE 


domenica 13 dicembre 2015

(7° parte) MJ: Scritti,Citazioni,Dichiarazioni

♦ "Quando sono a casa, non mi piace vestirmi elegantemente. Indosso tutto quello che è comodo. Passa i miei giorni in pigiama. Mi piacciono le magliette di flanella, i vecchi maglioni e i vestiti semplici. Quando esco, mi metto dei vestiti più di moda, più splendenti e più eleganti, ma in casa e nello studio niente di tutto ciò. Non indosso molti gioielli , di solito non li indosso proprio , perché sono fatto così !" 

♦ " Sono stato accusato di essere ossessionato dalla mia privacy ed è vero. La gente ti fissa quando sei famoso. Ti osservano e questo è comprensibile, ma non sempre è facile. Se qualcuno mi chiedesse perché indosso gli occhiali da sole in pubblico, come faccio spesso, risponderei; perché semplicemente non mi piace dover costantemente guardare tutti negli occhi. E’ un modo di nascondere solo una piccola parte di me.
Dopo che mi ero fatto togliere il dente del giudizio, il dentista mi aveva dato una maschera chirurgica da indossare a casa per tenere lontani i germi. Ho amato quella maschera. Era fantastico - molto di più rispetto agli occhiali da sole - e mi sono divertito ad indossarla per un po’. C’è così poca privacy nella mia vita che nascondere una piccola parte di me è un modo di darmi una pausa da tutto ciò. Lo so, forse può sembrare strano, ma io amo la mia privacy, e sono una persona estremamente timida!!"

♦ Non giudicate le mie apparenze poiché il cuore rileva le evidenze come uno specchio rileva la verità...

♦ E se hai il coraggio di risalire lassù domani datti solo una possibilità. Combatti le circostanze,rialzati e fallo ancora...

♦ Vivere non vuol dire solo tramandare i geni alle future generazioni. Possiamo lasciare molto più di noi che il solo DNA.Con le parole,la musica,la letteratura e i film quelli che abbiamo visto, sentito,provato.Odio,amore e dolore,queste sono le cose che lascerò io.È per queste cose che vivo..

♦ "Non ho davvero avuto nessuna ragazza quando andavo a scuola. C’erano ragazze che pensavo che fossero carine, ma trovavo così difficile avvicinarmi a loro. Ero troppo imbarazzato - non so perché - era pazzesco. C’era una ragazza che era una mia buona amica. Lei mi piaceva, ma ero troppo imbarazzato per dirglielo. Qualche volta, per me è difficile guardare negli occhi, anche delle ragazze con cui sto, pur conoscendole bene.... I miei fidanzamenti e le mie relazioni con le donne non hanno avuto il finale felice che cercavo.... Qualcosa è sempre andato storto !!!"

♦ "Un giorno,in prima elementare,presi parte a uno spettacolo organizzato per tutta la scuola. Decisero di farmi indossare un paio di pantaloni neri con una maglietta bianca e farmi cantare "Climb Every Mountain". Alla fine della canzone,la reazione del pubblico mi sorprese. L'applauso fu scrosciante e tutti sorridevano;qualcuno si era persino alzato in piedi. Gli insegnanti piangevano e io non riuscivo davvero a crederci. Li avevo resi tutti felici. É stata una sensazione meravigliosa."

♦ " Nella mia vita ci sono state molte donne meravigliose, donne i cui nomi non significherebbero nulla e sarebbe ingiusto discutere su di esse perché non sono delle celebrità e insolite ad essere citate ... 
Io amo la mia privacy e perciò rispetto la loro... penso davvero che il matrimonio possa essere una cosa meravigliosa se è giusto per le due persone che ne sono coinvolte. 
Credo nell’ amore così tanto , come fai a non crederci dopo che l’hai provato? Credo nelle relazioni.
Un giorno, lo so, troverò la giusta donna e mi sposerò. Spesso, non vedo l’ora di avere dei figli; infatti, sarebbe bello avere una grande famiglia, dal momento che provengo da una così grande. Nella mia fantasia mi immagino con tredici figli..."


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CREDITS - NUOVI AGGIORNAMENTI..


UPDATE - Michael scrive.. - Michael writes







Aneddoto: Michael, lo spettacolo di danza e l'asta di beneficenza

Non era obbligato a farlo ...
Fossemalle Christine, Stati Uniti d'America

Il mio nome è Christine Fossemalle e ho uno studio di danza a Santa Ynez Valley. Mi piace ballare danza classica e jazz e continuo a educare i bambini. I nostri spettacoli di danza sono attività senza scopo di lucro, quindi dobbiamo sempre trovare il modo di finanziare il nostro progetto.

Nell'estate del 2003, era il momento di pianificare e preparare la prossima stagione di danza e gli eventi per la raccolta di fondi. La seconda parte della nostra serie, abbiamo deciso di dedicarla alla musica di Michael Jackson, perché ai nostri giovani - me compresa – piacevano le sue canzoni, lo stile e il ritmo. Abbiamo scelto la più famosa delle sue canzoni e preparato un discorso. Le prove iniziarono.

Poco dopo, è stato il momento di pianificare la nostra asta. Abbiamo pensato che sarebbe stato fantastico se avessimo potuto avere alcuni oggetti personali di Michael Jackson. Così è nata l'idea di scrivergli una lettera. Dopo tutto, abitava nelle vicinanze e avevamo deciso di fare uno spettacolo in suo onore, quindi perché non provare a correre il rischio?
Ho scritto circa i nostri balli della scuola, sui nostri progetti e la necessità di raccogliere fondi per questo. Non ho dimenticato di invitarlo a partecipare al nostro lavoro - nel caso in cui.. - ma in realtà non ci speravo tanto..

Con mia grande sorpresa, meno di una settimana dopo mi telefonò una donna meravigliosa che si occupava di questi eventi e disse che il signor Jackson aveva ricevuto la mia lettera e voleva contribuire alla raccolta fondi inviando un cappello Fedora autografato che potevamo vendere all'asta. E che, ultimo ma non meno importante – gli sarebbe piaciuto venire a vedere il nostro show.
Come potete immaginare, ero molto entusiasta della notizia! Quando ho saputo che Michael Jackson sarebbe venuto al nostro spettacolo, ho pensato che dovevavo lavorare e provare di più perché volevamo essere al massimo livello. La signora mi ha chiesto di mantenere il segreto della visita per evitare problemi di sicurezza. Dopo qualche tempo, è arrivato il cappello Fedora e rapidamente lo abbiamo messo al sicuro, per evitare di danneggiarlo, perché tutti volevano toccarlo.

Purtroppo, il giorno prima della visita di Mr. Jackson, la signora del suo ufficio ha richiamato dicendo che era partito per la Florida per un viaggio imprevisto e non avrebbe potuto unirsi a noi come stabilito. Certo, la delusione era profonda, ma a quanto pare, Michael aveva pensato a tutto in anticipo. Quindi, quella signora, a nome di Mr. Jackson, ha invitato tutti a trascorrere la giornata nel suo ranch di Neverland come "compensazione".

E' stato fantastico, e siamo rimasti tutti molto soddisfatti! Tuttavia, avevo bisogno di tempo per organizzare il tutto, perché più di 50 ragazze della nostra scuola di danza, volevano unirsi a noi. Poche settimane più tardi, la mattina presto, intorno alle 9:00 del mattino, siamo arrivati al suo ranch e abbiamo trascorso tutto il giorno. Abbiamo visitato lo zoo e dato da mangiare agli animali. Abbiamo guardato anche dei film nel suo teatro.
Quando arrivò l'ora di pranzo, ci accompagnarono in un bellissimo posto sotto delle magnifiche querce, dove ci aspettavano alcuni tavoli splendidamente apparecchiati. Il personale, incredibilmente cordiale, ci ha servito un delizioso pasto con i guanti bianchi.
Durante il pranzo, siamo rimasti piacevolmente sorpresi dall'arrivo a sorpresa di Mr. Jackson.
Poi siamo andati al parco di divertimenti, dove c'erano caramelle, popcorn e gelati, e abbiamo trascorso un po' di tempo nella sua galleria.
Siamo stati trattati come VIP, tutto era perfetto, e solo per noi. È stata una visita memorabile.

Eravamo tutti commossi dalla sua gentilezza. Lui davvero non era tenuto a farlo, dal momento che era già stato molto generoso nel mandare il cappello, per il quale abbiamo ricevuto 1200 dollari. Eravamo semplicemente impressionati e molto grati nei suoi confronti.

Quando venne il giorno del nostro spettacolo, filmammo le prestazioni di ogni gruppo e come segno di ringraziamento, tutti scrissero poche parole su un enorme poster di Michael che in seguito gli facemmo recapitare..
[...]
Michael ha toccato i nostri cuori con la sua gentilezza e disponibilità ad aiutare. Oggi, mi sento molto turbata quando si parla senza rispetto per il signor Jackson. Se racconto questa storia, il loro punto di vista cambia immediatamente, e sono contenta di poterlo fare in sua memoria.
Sai, in realtà, Michael non doveva farlo per noi, una piccola scuola di danza, ma l'ha fatto perchè era molto generoso e per questo non lo dimenticheremo mai.

- ORIGINAL SOURCE 
- CREDITS: MICHAEL JACKSON..SOLIDARIETÀ, GENEROSITÀ, AMOREVOLEZZA

Michael Jackson - Best Of Joy - TheMJQuotes Enhanced Acapella

sabato 12 dicembre 2015

Totò, Charles Chaplin e Michael Jackson: Geni a confronto





C’è tanta gente che si diverte a far soffrire l’umanità, noi dobbiamo soffrire per divertirla; manda, se puoi, qualcuno su questo mondo capace di far ridere me come io faccio ridere gli altri. 

 Totò – Preghiera del clown (dal film Il più comico spettacolo del mondo, 1953)





Se proviamo a chiedere in giro cosa accomuna Totò a Chaplin e a Michael Jackson le risposte variano a seconda dell’età, delle professioni, del contesto socio-culturale, dell’acutezza di osservazione, del livello di ingenuità.
L’ho chiesto a degli psicologi e mi hanno detto: “beh, forse l’infanzia”.
L’ho chiesto a degli attori e mi hanno risposto: “la mimica, la gestualità”.
L’ho chiesto ad un bambino e mi ha detto con semplicità e candore: “il cappello!”.

Probabilmente hanno ragione tutti e, forse, la risposta più superficiale è, al contempo, la più profonda.

Childhood (Infanzia)
“Durante l’infanzia Totò non ebbe mai giocattoli, neanche a Natale o il giorno del suo compleanno, mangiò sempre frugalmente e non conobbe nemmeno i piaceri più modesti. Gli abiti che indossava erano ricavati dalle gonne smesse di Anna [la madre] che aveva gusti vistosi. Una veste a fiori, rose rosse per la precisione, spinse Totò, a sette anni, a improvvisare la sua prima esibizione pubblica. 
Da quell’indumento, qua e là macchiato di cipria, la nonna aveva tratto un paio di calzoncini per il piccolo, che così conciato uscì nel vicolo per giocare come al solito con gli altri scugnizzi smaliziati e dispettosi. I pantaloni erano piuttosto larghi e, per così dire, alti di vita, per cui il bimbo somigliava disastrosamente a un clown, con un tocco di femminilità per giunta. Di fronte a quello spettacolo i monelli andarono a nozze e, facendo circolo, incominciarono a beffeggiare l’amico con frasi piuttosto pesanti.
«È arrivato o’ femminiello» urlavano e, ancora, «Guardate o’ ricchione quant’è bello!»

A Napoli, anche a sette anni, un bimbo ha il culto della virilità, e quelle offese ferirono profondamente Totò che in un moto di rabbia furibonda si strappò i pantaloni fiorati restando in mutande. Poi, guardando il suo primo pubblico, protervo e impietoso ma pur sempre un pubblico, ebbe un colpo di genio. 
Si piantò le mani sui fianchi, e muovendo le gambe magre in una specie di danza improvvisò la sua prima macchietta. Gli scugnizzi ammutolirono e dal dileggio passarono al divertimento, poi all’approvazione appassionata che culminò in un applauso fragoroso. Allora Totò abbozzò un piccolo inchino di ringraziamento e si avviò verso casa: la figuretta solitaria in mutande aveva una grande dignità e nessuno vedendola passare ebbe il coraggio di ridere” .

Totò recitò così il suo primo copione, qualsiasi altro bullo avrebbe reagito fisicamente, ma lui fu fermo con le mani e gestì il conflitto con l’umorismo. Negli artisti, in particolar modo negli attori è difficile comprendere il confine tra film e vita personale, anche in psicologia cognitiva si parla di copioni riferendosi ai ruoli che attiviamo in determinate circostanze nella nostra vita. A volte poi, si creano situazioni e coincidenze a dir poco sorprendenti. Spostiamoci un attimo dalla vita reale di Totò a quella cinematografica di Chaplin.


Il 6 gennaio 1928 a New York si proiettò per la prima volta un film di Chaplin che ottenne il primo premio all’accademia, l’attuale Oscar, quando il sonoro iniziava a soppiantare il muto. Fin qui nulla di sorprendente. In una bellissima gag Charlot equilibrista sul filo viene assalito da maliziose scimmiette che, un po’ come gli scugnizzi di Totò, lo lasciano in mutande.

Spesso leggendo contenuti, critica e biografia di Totò e Chaplin rischiamo di perdere il filo, l’equilibrio mentale che necessità uno sforzo superiore per ricordarci di chi stiamo parlando. È la vita di uno, la performance di un altro o forse il contrario? Questo è ciò che accade quando ci appassioniamo ad artisti veri, che hanno cercato di spiegarci la vita attraverso la loro espressione artistica, gente che per lo più ha vissuto un’infanzia di sofferenza.

Come affermava Totò:
"Io so a memoria la miseria, e la miseria è il copione della vera comicità. Non si può far ridere, se non si conoscono bene il dolore, la fame, il freddo, l’amore senza speranza… e la vergogna dei pantaloni sfondati, il desiderio di un caffelatte, la prepotenza esosa degli impresari, la cattiveria del pubblico senza educazione. Insomma non si può essere un vero attore comico senza aver fatto la guerra con la vita."

Ripercorrendo l’infanzia di Chaplin ritroviamo le precarie condizioni finanziarie della famiglia, due anni fra collegi e istituti per orfani sia per Charlie che per il fratello Sydney. Quando Charlie aveva dodici anni il padre morì e la madre, affetta da turbe mentali, venne ricoverata in un istituto. 
Le vicende dell'infanzia non impedirono al piccolo Chaplin di apprendere proprio dalla madre l'arte del canto e della recitazione. I primi passi sul palcoscenico li mosse assieme a lei alla tenera età di cinque anni. Nel 1896 durante una recita in un teatro di varietà Hannah [3] fu sonoramente fischiata e costretta ad abbandonare il palcoscenico; a sostituirla venne mandato in scena il piccolo Charlie che ottenne un discreto successo cantando una canzone popolare dell'epoca, 'E Dunno Where 'E Are. 

Nel 1900, all'età di undici anni, il fratello riuscì a fargli ottenere il ruolo comico di un gatto nella pantomima Cinderella (Cenerentola), rappresentata all'ippodromo di Londra, nella quale recitava anche il famoso clown Marceline. Nello stesso anno Sydney si imbarcò su una nave come trombettiere: il peso della madre ricadde così sulle spalle del piccolo Charlie. Nonostante la buona volontà, la vita era estremamente dura, Hannah fu addirittura ricoverata in ospedale con una diagnosi di depressione causata dalla denutrizione. 
Nel 1903 fu dimessa dall’ospedale ma poco tempo dopo una ricaduta ne determinò l'internamento definitivo. Un anno dopo il quindicenne Charles fu tra i protagonisti della fortunata rappresentazione del Peter Pan di James Matthew Barrie.

Peter Pan ci riconduce ai giorni nostri, ad un artista che avrebbe dovuto creare lo spettacolo più impressionante di tutti i tempi, nella stessa terra di Cinderella di Chaplin. 

Proprio a Londra si doveva tenere lo spettacolo “This is it”, è l’artista in questione naturalmente è Michael Jackson. Settimo di nove fratelli realizzò la sua prima esperienza di musicista all’età di cinque anni, cantando ad una recita scolastica e all’età di sette anni divenne il cantante del gruppo formato con i suoi fratelli: i Jackson Five. La sua storia è nota a tutti e, proprio giocando con queste parole nel 1995 realizzò HIStory  , un doppio cd formato sia da inediti che da classici del suo repertorio. E il segreto della sua storia era nascosto non tra i brani classici, ma nell’inedito Childhood. Le parole del testo descrivono il suo passato, rimasto presente e indelebile e rappresentato in un suo disegno, riproponendo un immagine di un Chaplin indifeso da lui stesso interpretato. 
Nel testo, infatti canta: Avete visto la mia infanzia? sto cercando il mondo dal quale provengo perché è un po’ che cerco tra gli oggetti smarriti del mio cuore, nessuno mi capisce pensano che siano stranezze eccentriche... perché continuo a scherzare come un bambino, ma scusate se... la gente dice che non sono a posto perché mi piacciono cose semplici... sono stato costretto a compensare per l'infanzia che non ho mai avuto...
Disegno di Michael Jackson, inserito nel cd singolo di “Scream” (1995)

L’infanzia, soprattutto se sofferta lascia sempre un’impronta e cerca soddisfacimento da adulto, riproponendosi costantemente, ricreando gli stessi contesti, in attesa che il copione si ripeta, ma con un finale differente.
Come disse Liliana De Curtis:
Le lacrime versate durante l’infanzia lasciarono una ferita aperta nel cuore di mio padre, una struggente nostalgia per quella stagione della vita che gli era stata negata.
«Sono stato un bambino povero con la voglia inappagata degli agi che non mi potevo permettere» confessava Totò. «Non so come, ma quel bambino è rimasto dentro di me: me lo porto appresso come un amico invisibile e mi diverto a regalargli ogni ben di Dio, vestiti eleganti, profumi e oggetti raffinati. Io spenderei ogni mio avere pur di rimanere piccolo: al massimo vorrei avere sette anni»
Michael Jackson nei panni di Chaplin

Gli artisti a noi cari riuscirono sublimando e con umorismo a creare delle opere d’arte, frutto di quell’energia ancora presente e investita in qualcosa di spettacolare, quasi a voler comunicare al mondo intero la conquista di un qualcosa che sembrava irrimediabilmente perduto.
Il regista russo Sergej Ejzenstejn descrivendo Chaplin affermava che: “…nonostante i suoi capelli bianchi, ha conservato uno sguardo di bambino e la capacità di considerare al primo livello il minimo avvenimento. Di qui la sua libertà nei confronti dello sguardo moralizzatore (gli occhi della morale o gli occhi del censore) e la sua capacità di vedere sotto un aspetto comico cose di fronte alle quali altri rabbrividiscono. Questa capacità è chiamata, in un uomo adulto, infantilismo. 
Pertanto, il comico chapliniano è costruito per principio su un procedimento infantile”. E vedere tutto dal punto di vista del bambino, per il regista russo significa anche giocare ed essere liberi. Ejzenstejn riporta un saggio del professor Overstritt: “Amare il gioco ed il divertimento significa, in una certa misura, che si è anche liberi. Se un uomo è giocherellone, vuol dire che per un momento scuote il peso delle convenzioni e si sottrae alle costrizioni del quotidiano (…). La vita non è che un susseguirsi di restrizioni. Nel gioco siamo liberi! Facciamo quello che ci piace. E, indubbiamente, non potrebbe esserci per l’uomo sogno più bello di quello di essere libero. Ne consegue che riconoscere a qualcuno senso dell’umorismo significa riconoscergli al contempo capacità di giocare, cosa che a sua volta prova che egli ha spirito di libertà e spontaneità creativa”.

Una chiara evidenza della presenza dell’infanzia di Chaplin si nota nella sua magistrale opera The Kid , dove i due personaggi principali hanno caratteristiche e stili molto simili che si interscambiano continuamente. Ad esempio, nella scena in cui il bambino cucina e il vagabondo è nel letto a fumare, leggendo il giornale John, il monello, sgrida Charlot e lo chiama a tavola, proprio con atteggiamenti genitoriali. Una volta a tavola, poi, i ruoli tornano alla normalità, ed è il “padre” che insegna le buone maniere da tenere a tavola al figlio, ricordandogli il momento della preghiera.

Nelle opere di Jackson l’infanzia è una costante, tant’è che i bambini sono presenti nei suoi video più o meno direttamente, ed è per loro che sono state fondate associazioni benefiche come la “Heal the world foundation”. Il bambino genuino e vivo che è in lui riesce a coinvolgere grandi registi come John Landis, l’autore di Thriller e di Black or White, che proprio nei making dei rispettivi video lo si vede giocare con il cantante prendendosi addirittura delle torte in faccia alla Stanlio e Ollio, grazie alla compartecipazione di Macaulay Culkin .

La mimica e la gestualità
La vicinanza tra Totò e Chaplin, anche cronologica è molto evidente, diversamente però si può dire degli attori e della musicalità dei loro gesti.
Michael Jackson in diversi momenti della sua carriera ricorda Totò. Già ai tempi dei Jackson Five nel video e ai concerti, ballando “Dancing machine” realizza la danza del robot che ricorda Totò-robot del 1949, un Totò che, anche con la sua scenografia rimanda all’ingresso di Michael Jackson all’History tour del 1997 con navicella spaziale alle spalle.
Altro movimento che i fan jacksoniani ricordano è quello di “Another part of me”, canzone tra l’altro inclusa nel film “The Wiz” presente a Disneyworld negli anni ’80, successivamente sospeso e attualmente restaurato e re-inserito.
Proprio in quel video-live il movimento di testa orizzontale con spalla al seguito è degno di Totò.
Ancora nel 1988 in Smooth Criminal, Michael Jackson con un trucco cinematografico, poi riproposto dal vivo, incastrando i tacchi nel pavimento, sfida le leggi di gravità inclinandosi in avanti. Il video è ambientato negli anni ’30 e proprio nel 1937 nel debutto cinematografico di Totò 'Fermo con le mani', realizza una mimica simile. 
Ma l’evidenza più grande, che io considero un tributo e un segno di rispetto per l’arte cinematografica italiana e di Totò, in particolare, lo si può palesemente riconoscere nella performance del 1995 alla premiazione dei Grammy Awards.

Il cappello
In un articolo giocoso, in onore all’infanzia, non si poteva non considerare la risposta del bambino, del bambino che è in ognuno di noi che vede la comunanza degli artisti “semplicemente” in un cappello.

Il cappello, in realtà, non rappresenta soltanto un indumento, un semplice copricapo, ma è molto di più. A volte è semplicemente una moda, altre volte no. Non si può certo parlare di moda vedendo la bombetta di Chaplin e di Totò. Forse è più l’attestazione dell’elevazione a status, della conferma che “signori si nasce”, è il simbolo, appunto di una dignità che nessun sistema politico ed economico può togliere, tutti possono indossarlo ma non tutti sono in grado di tenerlo con la stessa eleganza, un’eleganza che rappresenta la nostra dignità, la differenza tra chi può realmente indossarlo e chi no. Un detto palermitano cita: “il cappello ai porci non lo si può mettere”.

E sul simbolismo del cappello ancora una volta il cinema ci porta a Totò, al film “Miracolo a Milano” di Vittorio de Sica del 1951. In un saggio [di pubblicazione recente si parla del personaggio principale del film, Totò, che uscito dall’orfanotrofio in cui ha trascorso l’infanzia viene a contatto con due situazioni opposte: uomini e donne dell’alta società che escono dal Teatro alla Scala e i barboni della città. 
Il potere simbolico del cappello si affaccia sulla storia del film attraverso la presentazione di alcune figure che non accettano la propria condizione e cercano di distinguersi dagli altri poveri, come nel caso di una signora che si presenta con fare altezzoso usando un ombrellino bucherellato come se fosse un bastone e che cerca, nei modi e nel vestiario (un cappellino ed una sciarpetta logori), di attribuirsi uno status superiore a quello reale. Qualcosa di simile avviene anche rispetto al personaggio di Rappi, barbone scontroso che cerca di darsi un tono superiore a quello degli altri, che significativamente chiama “Straccioni”, tramite l’atteggiamento, il cappotto e la sua bombetta lisa.

Lo stesso Rappi, dopo aver venduto una latta di petrolio in città, ritorna tra i barboni, presentandosi con fare altezzoso avvolto in un cappotto con pelliccia ed un cilindro in testa fra lo stupore generale. L’incanto e la “sacralità” generati dall’abbigliamento del personaggio si rompono però all’ingresso della baracca in cui Rappi vive, il cilindro infatti è troppo alto rispetto alla porta e cade a terra. A questo punto il silenzio generale si tramuta in una fragorosa risata, come se la caduta del cappello avesse spezzato la magia generata dall’abito di lusso ed avesse riportato alla realtà il barbone che si era travestito da signore e, grazie al potere simbolico dell’abito, per un momento lo era diventato agli occhi degli altri.

Anche Chaplin la dice lunga con i suoi abiti e la sua bombetta. Descrivendo il suo personaggio, nel film Luci della città del 1931 egli afferma: “All'inizio Charlot simboleggiava un gagà londinese finito sul lastrico (…) lo consideravo soltanto una figura satirica. Nella mia mente, i suoi indescrivibili pantaloni rappresentavano una rivolta contro le convenzioni, i suoi baffi la vanità dell'uomo, il cappello e il bastone erano tentativi di dignità, e i suoi scarponi gli impedimenti che lo intralciavano sempre”.
Oltre all’oggetto in sé è il gesto che comunica qualcosa sia agli altri personaggi che al pubblico in sala, al pubblico dei concerti, a tutti coloro che riescono a coglierne il significato.

Totò nel film citato, inizialmente subisce il fascino dei vestiti degli uomini dell’alta società, applaude, come se queste dovessero essere ricompensate per lo spettacolo offerto a chi quei vestiti li può solo sognare, e per tutta risposta esse, liete del riconoscimento ottenuto, salutano il povero giovane con un sorriso, un inchino ed il gesto di togliersi il cappello prima di sparire nelle loro potenti automobili.
Il “togliersi il cappello”, in questo caso è un atto puramente formale ma è proprio tra i barboni che acquista il suo vero significato e il film si chiude con i barboni che volano via sulle scope mentre sullo schermo compare la scritta “verso un paese dove buongiorno vuol dire veramente buongiorno”, sintesi poetica di una ricerca di autenticità in contrapposizione alle ipocrisie della società (e che invece fu letta all’epoca come un’apoteosi dell’Unione Sovietica, creando polemiche enormi attorno alla pellicola).
I barboni, inoltre, tramite il cappello danno luogo anche a comportamenti di deferenza, ossia di riconoscimento dello status e del valore simbolico dell’altro, tenendo in mano il cappello davanti a coloro che ritengono superiori a loro, i quali invece non usano una cortesia simmetrica, a dimostrazione di come anche tali atteggiamenti veicolino significati sociali, in questo caso relativi alla gerarchia.

Sulla base di questo contesto il cappello a cilindro nel film diventa il simbolo dello status da raggiungere ma insieme anche degli effetti negativi della ricerca del superfluo per modificare agli occhi degli altri la propria identità per costruirne una, sociale, senza però cambiare realmente in meglio la propria condizione. 
Questo lato oscuro dell’uso sociale della moda si riassume tutto nella fuga di Rappi, inseguito da una nuvola di cilindri lungo la ferrovia dopo aver visto tutti i barboni acquisire il copricapo in cambio del quale lui li aveva traditi, vanificando il motivo scatenante della sua azione, ossia quello di distinguersi ed elevarsi rispetto agli altri. Infine, in una scena si assiste all’arresto dei barboni sottolineato dal fatto che, mentre scoprono che Totò non può più aiutarli, subiscono sulla testa i colpi dei manganelli dei poliziotti che danneggiano e umiliano il loro cappello a cilindro, simbolo principale del loro illusorio benessere.

E Michael Jackson? Pensando a lui come non si può non ricordare il modo in cui presenta il suo classico, ricordato sicuramente per le sonorità e per i passi di danza, ma non certo per il suo simbolismo. Michael presentò per la prima volta Billie Jean il 25 marzo del 1983, alla celebrazione dei 25 anni di attività della Motown, la casa discografica che allora ospitava lui e i suoi fratelli. 
Riprendendo e modificando passi di Fred Astaire integrandoli con i più moderni passi di breakdance realizzò il suo moonwalk ma fece anche qualcos’altro: indossò un cappello. Sembrava volesse dire al mondo “Attenzione adesso tocca a me!”. 
Ciò che forse non è stato colto e che, secondo me, vale la pena almeno supporre, Michael di fronte ad un pubblico di attori e cantanti di colore, che riuscivano a fatica a far valere il loro talento per via dell’obnubilamento razziale dell’epoca che relegava i neri ad uno status secondario alla fine del famoso passo di danza lancia il cappello al pubblico, in segno di deferenza, di ringraziamento e di riconoscimento del valore degli altri sia presenti in sala che in altri momenti anche futuri.

E questo è un gesto tipico dei grandi, non è raro, infatti, intravedere in Chaplin e nello stesso Totò atti simili di riconoscenza verso il pubblico alla fine di uno spettacolo.
A questo punto, presupponendo di avere risposto seppur non esaustivamente all’attore, allo psicologo e al bambino che è in ognuno di noi proviamo a trarre delle conclusioni.

Conclusioni
È insostituibile la funzione che ha la comicità nell’umanità. Attraverso di essa “vediamo l’irrazionale in ciò che sembra razionale; il folle in ciò che è sensato; l’insignificante in ciò che sembra pieno d’importanza. Essa ci aiuta anche a sopravvivere preservando il nostro equilibrio mentale. Grazie all’umorismo siamo meno schiacciati dalle vicissitudini della vita. Esso attiva il nostro senso delle proporzioni e c’insegna che in un eccesso di serietà si annida sempre l’assurdo”.

I film comici hanno un grande successo anche perché prendono di mira figure che tradizionalmente rappresentano il potere, la serietà e la grandezza dell’uomo. Persone che sono normalmente piene di dignità e di rispetto vengono ora sbeffeggiate e messe in ridicolo; si pensi, in Charlie Chaplin, ai politici (come nella scena iniziale di City Lights), all’immancabile poliziotto o al direttore del circo.
Afferma Chaplin: “Credo nel potere del riso e delle lacrime come antidoto all’odio e al terrore. Dei buoni film costituiscono un linguaggio internazionale, corrispondono al bisogno che la gente ha di humor, di pietà, di compassione. Sono un mezzo per dissipare il sospetto e il timore che hanno invaso il mondo di oggi. (…) Se solo potessimo scambiare tra le nazioni, e in modo intensivo, dei film che non parlino il linguaggio della propaganda aggressiva, ma invece quello della gente semplice, ebbene ciò potrebbe salvare il mondo dal disastro”.

Ed è la semplicità che caratterizza le opere dei nostri artisti, Michael Jackson faceva ascoltare pezzi come 'Heal the World' ai bambini, se piaceva a loro, allora il pezzo si poteva comunicare all’intera umanità. Le stesse parole le pronuncia Kenny Ortega, che ha collaborato con Jackson nella sua ultima opera rimasta incompiuta e pertanto eterna.
Ho iniziato con la fine, la fine di una preghiera di un clown, perché ritengo che la fine è soltanto l’inizio di qualcosa di più grande.

FONTE ORIGINALE

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