sabato 29 novembre 2014

Federica Bosco (scrittrice e sceneggiatrice italiana): THE KING IS DEAD - Parlando di Michael..

26 giugno 2009
E’ morto Michael Jackson, era il mio idolo, avevo una vera e propria adorazione per lui.
Da ragazzina mettevo il body da danza sotto i vestiti perchè mi dicevo: se lo incontro ballerò Beat It per lui!
Ho ancora la cassetta di Thriller l’ho sentita un miliardo di volte, la mia preferita era Human Nature, sognavo di sposarlo, compravo qualunque giornale parlasse di lui e piangevo quando lo vedevo alla tele.
Credo fosse la persona più sola del mondo, una famiglia di merda, un padre mascalzone, violento e bastardo e nessuno che lo amasse veramente.
Non ho mai creduto alle accuse di pedofilia, sono convinta che fosse terribilmente infantile, che i bambini fossero gli unici con cui riuscisse a comunicare perchè erano puri come lui, mentre la madre del bambino in questione aveva fatto di tutto per riuscire ad estorcegli soldi e costringere il figlio a confessare il falso.
Che schifo di mondo.
E’ morto perchè era dismorfofobico, solo, disperato, e malato.
Era un mito, una stella, il miglior ballerino del mondo e nonostante tutto, la persona più triste e sola del mondo.
Non riesco a crederci.
Scusate, ma sono veramente la più triste.



28 giugno 2009
.... non ho fatto altro che guardare e riguardare video tutti i giorni e piangere come una fontana.
Datemi della matta, ma ha veramente rappresentato tutta la mia infanzia e la mia adolescenza e quando dico che avevo veramente una cotta pazzesca per lui a 12 anni mi potete credere, lo amavo sì come si amano i cantanti famosi, ma in maniera veramente ossessiva, come le groupies dei Beatles, pensando davvero che un giorno avrei potuto conoscerlo, spendevo un occhio della testa per giornali con interviste anche di un unico trafiletto, una volta perfino 4.500 lire nell’81 cosa che fece incazzare a morte mia madre che tanto si incazzava per qualunque cosa!

Chiamavo Videomusic per richiedere i video anche se non mi cagavano mai e guardavo Thriller con i lucciconi agli occhi ..(vabbè a 12 anni, poi dopo me ne sono fatta una ragione giuro!)

2 giorni fa ho cercato di contattare la mia amica delle elementari con cui condividevo il mio pseudo fidanzato, dopo 22 anni che non la vedo e non la sento, è la prima persona con cui ho voluto immediatamente condividere questo enorme dispiacere, insieme ai nostri ricordi di una vita fa (che poi è un errore da non fare mai perchè apre dei vasi di Pandora tali da richiedere 16 anni di analisi Lacaniana!) ma non ci sono riuscita, nè elenchi telefonici, nè internet, eccetto per una sua foto in un sito tipo Flicker fatta da un ragazzo spagnolo a cui ho lasciato un messaggio alla “Chi l’ha visto” che deve averlo inquietato parecchio perchè non ha risposto.

La cosa buffa è che lei ha avuto la stessa idea e mi ha scritto subito per dirmi la stessa cosa ”ciao chicca volevo solo condividere con te lo sconcerto per scomparsa di Michael Jackson”.
Ovviamente lei ha fatto meno fatica a trovarmi, ma comunque son passati 22 anni e questa cosa c’è rimasta nel cuore.

Ho letto il link che 'Smemo' ha lasciato dove lo stronzetto confessa di non essere mai stato molestato, ma di aver agito così a causa di suo padre che, “stanco di essere povero” lo ha obbligato a dichiarare il falso e che ora che M. è morto, devastato dal Rimorso, ha deciso di dire la verità.
Non voglio e non posso commentare.

Comunque considerato il rapporto decisamente infantile e insano che ho con la morte per cui, quelli che amo, non possono e non devono mai morire, (anche se la vita mi ha costantemente provato il contrario), ho pensato che, dato che lui non mi conosceva e non mi ha mai fatto neanche gli auguri per Natale, non è che il mio quotidiano cambi più di tanto, (cambierebbe se per Natale ricevessi una sua cartolina!) e visto che il fatto che non scrivesse nuove canzoni non mi ha mai deluso perchè mi bastavano quelle vecchie, ecco… posso decidere che non sia morto?
Farò finta che non lo sia, anche perchè morire per un cocktail di farmaci quando carampane come Liz Taylor, Liza Minnelli e catorci come Keith Richards e Ozzie Osbourne hanno nelle vene tracce di sangue che scorre nell'alcol, non so, è proprio assurdo.
[..]


ESSERE Michael Jackson o una Crisi d'Identità - TNZ


12 Ottobre 2010
Considerato che nessun essere umano e che può vivere alla luce del sole vorrebbe provare a vivere nelle scarpe di Michael Jackson, tutti coloro che possono vivere alla luce del sole vogliono capire:" come ci si sente ad essere Michael Jackson?" L'articolo fornisce uno spaccato esclusivo attraverso questa materia esistenzialistica.

FANTASMI CIBERNETICI DI MICHAEL JACKSON: NON CE N'E' MAI ABBASTANZA!
La gente è stupida.
Perché mai Michael Jackson dovrebbe essere in una chat-room?
Non credi che sia sin troppo occupato?
E' MORTO !!! " da (c)Childhood

Considerato il fatto che il signor Jackson è temporaneamente morto e riposa in pace certamente, un buon numero di Michael Jackson fa buona pratica quotidiana di navigazione nel web e nei blog. Se vi capita di fare una ricerca con il nome "Michael Jackson" su myspace, facebook o qualsiasi altro social, otterrete più di 500 Michael Jackson (a parte Peter Pan, Appleheads, Jokers ecc) con cui siete invitati a fare amicizia . Arrivati al 100mo Michael Jackson fra la nostra lista di amicizie ,siamo venuti a patti con l'idea dell'esistenza di una sorta di concorso, per salire al rango generale e più accreditato, dell'essere il primo e vero Michael Jackson , rispetto ad altri ed eventuali Michael Jackson della lista stessa e anche se e probabilmente, siamo un pò preoccupati del fatto che il Michael Jackson al 100mo posto possa aver commesso un suicidio (mediatico) poco dopo che avevamo deciso di dedicargli il nostro ultimo commento. Riposa in Pace , Michael!
Speriamo e ancora che l'abbia fatto per suoi motivi personali, e non certamente per il nostro involontario voler uccidere l'umorismo. In ogni caso, anche se ci sono rimasti solo poco più di 499 Michael Jackson fra cui scegliere, questi si riproducono con una velocità demoniaca, Senza rivali in autenticità l'un l'altro. Pertanto, la domanda stessa suggerisce, naturalmente: ma e dopo tutto, che significa?

Significa che il fantasma cibernetico di Michael Jackson non riesce ancora a trovare la pace?
Significa che il servizio di PR di Michael Jackson è impegnato a riprodurre virtualmente dei Michael Jackson che i fan possano adorare e a cui credere?
Significa che almeno uno di questo account appartiene al vero Mr. Jackson?
Significa che abbiamo a che fare con una qualche forma di sindrome dell' "ESSERE MICHAEL JACKSON"?
Analizzando questa Terra di Michael e di miele,ci lasciamo coccolare dall'idea che così come per il denaro, di Michael Jackson non ce n'è mai abbastanza. E siamo anche abbastanza inclini a volerla vedere in questo modo.


ANALIZZIAMO QUESTO. IL VIRUS DEL MARKETING DI MICHAEL JACKSON

Ogni mattina, con il peso del dover approvare ogni Michael Jackson che seguiamo, ci difendiamo a malapena dalla tentazione di voler sapere come deve essere " ESSERE MICHAEL JACKSON". Giusto per raccogliere un pò di applausi ed ovazioni, per agguantare un pugno dalle miglia delle parole di amore indirizzate a Sua Maestà. Nessuna critica, nessuna disapprovazione, cogliamo giusto un pò il senso filosofico ed i significati espressivi della CRISI DI IDENTITÀ DI MASSA. Tuttavia, nell'intento di esplorare ci tuffiamo in riflessioni interiori alla ricerca di scoprire il vero perchè di questo fenomeno.
Perché il Mondo ci tiene così tanto a simulare, il formalmente andato, Mr Jackson in un modo così e sempre infantile? Copiando la sua firma e simulando il suo aspetto? E' perchè al Mondo manca Mr Jackson?.
La domanda è: Mr Jackson, manca al Mondo?
Quante persone condivideranno il loro amore per un virtuale Michael Jackson? 10.000? Quanti condivideranno il loro amore per 100 Michael Jackson? Un milione? Questo matematica elementare ci spinge a vedere la clonazione dei Michael Jackson all'interno del web, come un astuta mossa di marketing . Michael Jackson diventa un virus del marketing, non un essere umano.
Allo stesso tempo però, altrettante motivazioni tipiche dell'essere umani finiscono per far supporre nella credenza illimitata di un soprannaturale. Da un lato, le persone la prendono abbastanza ragionevolmente: Michael Jackson NON POTREBBE ESSERE nel web , ma d'altra parte, e nel proprio io interiore sperano: PERCHÉ NO? E così facendo cedono nel seguire ogni amico abbastanza strano da poter essere Michael Jackson ,sul web. Queste contraddizioni esistenzialistiche sono insormontabili e il credo è altrettanto irragionevole (come la religiosità) e tutto ciò è l'incubatrice ideale per la propagazione del virus di Michael Jackson. Categoricamente, marketing.

Tuttavia, e a dispetto del prolifico semestre dei Sockpuppets ( Pupazzi fatti di calzini :D) di Jackson, in realtà gli affari sembrano realmente non seguire questa tendenza. La stragrande maggioranza dell'esercito di milioni di fan di Mr. Jackson nega la sua esistenza(nel web) e quindi non è psicologicamente pronta per la sua resurrezione. Anche a considerare in percentuale l'ipotesi più ottimista, i cosiddetti hoax-believers , non superano il 5% dell'intera platea. 
Così ammettiamo il fatto che non c'è abbastanza pubblico per un lavoro a tempo pieno come “la MISTIFICAZIONE DA MANICHINI o MORTE SIMULATA PER GRADI„. E anche apprendendo questo, è abbastanza chiaro, che non c'è tempo da sprecare “PER LAVORARE E GIOCARE„ perché quello è il tempo, che è appena sufficiente per “LAVORARE E LAVORARE„. 
Quindi, il SERVIZIO STAMPA della MISTIFICAZIONE non fa che continuare a pasticciare come ha fatto ostinatamente e sino ad ora, giusto giusto rottamando di volta in volta la data del ritorno. Ma questa sarebbe una soluzione veramente diabolica, perché anche un pubblico perfettamente scaldato tende nel tempo a raffreddarsi.



continua...
TRADUZIONE COMPLETA



martedì 25 novembre 2014




Oggi, solo dopo 5 mesi dalla realizzazione di INVINCIBLE, Michael Jackson è Invisibile… il suo nuovo album è scomparso dalle classifiche mondiali.
La situazione è piuttosto inusuale per il Re del Pop, un artista i cui album sono sempre stati oggetti scottanti in termini di promozione per almeno due anni dopo la loro realizzazione.

Oggi, solo 5 mesi dopo la sua realizzazione, INVINCIBLE è diventato invisibile. Ha venduto la sconvolgente cifra di 5 milioni di copie in meno di 3 mesi, un record in così poco tempo, persino per gli stantard di Michael Jackson.

Ma dopo aver gioito di un lancio di successo, il migliore di Jackson, INVINCIBLE improvvisamente è scomparso dalle classifiche ed è diventato notizia del passato.
Ma ci sono ragioni dietro il fallimento di INVINCIBLE? Come è possibile che un album di successo con un così grande potenziale abbia improvvisamente smesso di essere promosso?

LA VERITA’
La ragione per cui INVINCIBLE non è più prodotto da Sony Music è perché la casa discografica sta combattendo con Michael Jackson su questioni finanziarie.

Alcuni anni fa, come anticipo sui pagamenti dell’imminente vendita di INVINCIBLE, Michael Jackson negoziò un prestito da Sony Music, una transazione comune tra artisti e case discografiche. Per poter validare il prestito, Michael Jackson ha messo la sua proprietà del catalogo ATV Music Publishing (che include anche le 251 canzoni dei Beatles) come garanzia.

Il catalogo ATV Music è stato comprato da Michael Jackson nel 1985. Nel 1995, è stato integrato con il catalogo Sony Music Publishing per diventare l’ATV\Sony Music Publishing. Quando ha fuso il suo catalogo ATV con Sony, Michael Jackson ha intascato una somma stimata sui 95 milioni di dollari.
Oggi, Sony Music sta pressando Michael Jackson di restituire il prestito che ha preso loro. E hanno i mezzi per farlo. Il problema è che Sony Music sta simultaneamente impedendo a Michael Jackson da ripagare i soldi che deve sabotando la promozione dell’album INVINCIBLE, la maggiore fonte di entrate di Jackson per estinguere il debito.

Nel frattempo, INVINCIBLE ha venduto 5 milioni di copie nel mondo. Sony Music necessita di raggiungere i 7 milioni di copie prima che possano fare soldi sulle vendite dell’album. Come per Michael Jackson, per recuperare gli esorbitanti costi di registrazione dell’album nella sua parte del denaro generato dalle vendite dell’album. Questo significa che non ci sono state possibilità di ottenere soldi da INVINCIBLE fino adesso. In modo da generare soldi per Sony Music e Michael Jackson, l’album INVINCIBLE necessita di fare oltre 7 milioni di copie. Non dovrebbe essere difficile per il Re del Pop raggiungere la meta.
Thriller ha venduto 52 milioni di copie, Bad 25, Dangerous 26 e HIStory, un doppio CD, 14 milioni di copie. Comunque, INVINCIBLE non è più venduto. Tranne negli USA, dove Sony Music non sta spedendo più di quello che posso vendere, in altre parti del mondo, incluso il mercato Europeo, Sony Music sta ricevendo massicci ritorni da Gennaio.
In Germania, Francia e in UK, i maggiori mercati d’Europa, i commercianti stanno restituendo le copie non vendute di INVINCIBLE a centinaia. Nessuno si aspettava comunque che la promozione dell’album finisse così improvvisamente.


Ma perché Sony dovrebbe sabotare un album per cui ha pagato? E perché devono affossare il loro artista più venduto?

Semplicemente perché possono ottenere la metà dell’ATV Music Publishing di Michael Jackson, facendo così. Se Michael Jackson non riesce a rimborsare il debito, la sua parte di proprietà in condivisione del catalogo ATV Music Publishing cadrà nelle mani di Sony Music. Sony\ATV Publishing è attualmente la terza società di pubblicazione musicale nel mondo. I soldi che genera e rappresenta vanno oltre il debito di Michael Jackson alla Sony o delle possibili entrate generate dall’album INVINCIBLE.
Inoltre, un catalogo musicale è più facile da gestire che un artista con forti opinioni in come la sua carriera debba essere amministrata.

Sony Music sta così cercando di sabotare l’album INVINCIBLE. Ma è importanche per la casa discografica che la manovra non sia ovvia. È essenziale per Sony Music che il pubblico e i media non si accorgano del fatto. La cattiva pubblicità è una minaccia di cui hanno paura.

Lo scopo della nostra associazione RENDETE INVINCIBLE VISIBILE è per far rendere conto alla gente della situazione tra Michael Jackson e Sony Music. In quanto fans di Michael Jackson, stiamo guardando impotenti l’uccisione dell’album INVINCIBLE. Finora.
Diversa da precedenti faide tra compagnie discografiche ed artisti (Prince contro Warner, George Michael contro Sony Music, etc…), quella di Michael Jackson contro Sony Music è differente, nel sonso che l’artista vuole che il suo album sia venduto e pronto per essere promosso, ma la casa discografica no.
INVINCIBLE è l’ultimo album di Michael Jackson con Sony Music, nonostante tutto quello che dica la casa discografica. Questo è l’ultimo album con loro.

C’è una cronologia di fatti che documentano la faida tra Sony Music e Michael Jackson con esempi dettagliati...

CONTINUA... 

ENGLISH
BACK IN 2002….WHY INVINCIBLE BECAME INVISIBLE….

lunedì 24 novembre 2014

Testimonianza di Doug Lewis, che ha fatto parte della troupe del video “Scream”

Avrei dovuto farmi avanti con questo anni fa ... è stato il mio piccolo segreto per troppo tempo, ma ora rompo il mio silenzio e rendo pubblico il fatto che anche a me Michael Jackson ha tenuto la mano...

L'incidente ebbe luogo presso gli Universal Studios durante le riprese del video musicale, Scream, con Michael e sua sorella Janet. Non troppo tempo prima avevo incontrato Michael mentre lavorava alla messa in scena e alle prove del Dangerous Tour.

Sia Mark Romanek, il regista di Scream, che Tom Foden, lo scenografo, erano intransigenti perfezionisti. E' stato un vero piacere lavorare con entrambi su numerosi progetti. Nel mondo del cinema, lavorare con persone con le idee chiare è molto meglio che lavorare per coloro che non hanno il quadro d’insieme. In questo particolare caso stavo lavorando con il settore artistico guidato da Tom Foden. Gli altri membri del settore artistico includevano Dana Garman, Richard Berg, Jamie Vickers, Paulie Pietsch, Mark Brooks, solo per citarne alcuni.

E’ possibile che il video Scream sia stato il video più costoso mai realizzato, credo che il totale del bilancio di produzione e post-produzione è stato vicino a 8,3 milioni di dollari. E posso dirvi che il settore artistico ne ha avuto una buona parte, forse la metà. I set occupavano tre enormi palchi agli Universal Studios di Los Angeles, con oltre una dozzina di set piazzati in questi tre palchi. 
Una volta iniziate le riprese, il mio ruolo è stato di 'camerinista sul set' (il camerinista è l’incaricato, in teatri e studi di posa o televisivi, del servizio e dell’assistenza agli attori nei camerini, ndt) , fondamentalmente il 'rappresentante del reparto artistico' che rimane sul set in ogni momento come il 'volto' del reparto artistico. Per la natura stessa del suo ruolo, il camerinista sul set interagisce strettamente con l’artista, mentre è sul set.

È stato un lavoro pazzesco, non c'è dubbio. Tre palchi, più di una dozzina di set, venti giorni di riprese.
Il primo giorno di riprese ci dovevamo presentare alle sette di mattina, tranne Michael che è stato trattenuto fino a metà pomeriggio. Poi il tempo di pettinarlo e truccarlo, portarlo sul set e prima di poter iniziare erano le 16:30. E’ diventato subito chiaro che si sarebbe girato di notte per i successivi venti giorni. Era anche chiaro che a Michael piaceva così... cioè lavorare di notte.
Infine ci mettiamo al lavoro. Michael fa il suo ingresso e Mark gli spiega la scena. Il primo filmato che giriamo con Michael è di lui che balla su uno dei molti sfondi bianchi che si vedono nel video. 
Michael trova la sua posizione, a circa due metri dalla macchina da presa, fa un paio di riprese, poi accenna che il pavimento (linoleum vinile bianco) era sdrucciolevole. Entro con i miei strumenti, una lana fine di acciaio inox, uno straccio e una bottiglia di 'liquido speciale', strofino un po’ il pavimento con la lana e faccio un passo indietro. 
Mark esce da dietro la macchina da presa, guarda la mia opera quindi chiama Tom, prima mi chiede se abbiamo perso l’effetto 'lucido'. Io dico di no, dò una spruzzata veloce con il liquido speciale e si asciuga in un baleno. 
Quando mi alzo dalla mia posizione in ginocchio Michael mi sorride e dice: "Mi ricordo di te dalla prova generale del tour". Io dico: "E’ vero", e lui mi chiede come stanno i miei bambini, io dico, "Stanno benissimo". E poi tutto è tornato alla normalità, Michael fa il suo pezzo e noi abbiamo iniziato bene.

Come previsto, l’orario di convocazione è stato spostato dalle 7 di mattina alle 4 di pomeriggio e abbiamo lavorato ogni notte fino alle 4 o alle 6.
Nelle ultime ore dell'ultima notte di riprese ci siamo trasferiti sul set 'zen'. Questo è stato l’ultimo giorno, l’ultimo set, l’ultima serie di riprese. Il settore artistico aveva apportato gli ultimi ritocchi al set prima che Michael prendesse il suo posto sul podio zen al centro del set. Michael ha contemplato la scena e ha commentato la bellezza del set . Era molto rilassato ed era ovvio che gli piacesse stare seduto nel mezzo di questo tempio provvisorio.

Quando Mark ha chiesto che un pezzo di soffitto venisse tagliato, ho preso una scaletta, sono salito in cima e ho iniziato a tagliare. In un momento sfortunato la sega portatile mi è scivolata e ha amputato un terzo del mio dito anulare sinistro. Senza dire una parola, ho preso lo straccio nella mia tasca posteriore, ci ho avvolto il mio dito, sono sceso dalla scala ed ho lasciato il set. Uscendo ho superato Tom e gli ho mostrato quello che è successo. Tom mi ha scortato fino al bordo del set e mi sono steso sul cemento. 
Non ci è voluto molto tempo prima che la troupe al gran completo formasse un semicerchio intorno a me e mi guardasse. I ragazzi masticavano il loro chewing-gum. Erano le 3 del mattino. Ok?
All'improvviso la folla si è aperta ed è apparso Michael. Sta lì per un momento, piegato su di me, guardando giù. Guarda la mia mano sinistra sollevata in aria e poi mi guarda. Poi, all’improvviso, è in ginocchio al mio fianco destro, prende la mia mano destra e la tiene nella sua. Mi guarda dritto negli occhi e mi dice quanto fosse dispiaciuto, continua a ripetere quanto gli dispiace, i suoi occhi si sono riempiti di lacrime e mi ha tenuto la mano fino a quando è arrivata l'ambulanza e mi ha portato via.

La settimana successiva ero a casa in convalescenza e iniziarono ad arrivare i doni da parte di Michael e Janet, cose raffinate e belle: saponi di qualità, un accappatoio, dell’incenso, un biglietto. Comunque, questa è la mia storia. Anche a me Michael Jackson ha tenuto la mano. Michael, se leggi questo, grazie per esserti preoccupato per me.


domenica 23 novembre 2014

PHOTO Invincible Era : Michael citato in giudizio nella causa Jackson vs Avram

Michael citato in giudizio nella causa Jackson vs Avram (promoter concerti del Millennio)









Ho sentito questo..parlando di vigne..Stiamo perdendo Michael Jackson di nuovo?

di Liza Amisu

Questo articolo è stato originariamente pubblicato sul Michael Jackson Academic Studies Online Journal il 29 agosto 2014, il giorno del 56 ° compleanno di Michael Jackson.


Andando dalla fortezza tedesca di Ehbreitstein verso l'antica città di Trier( e non solo) vi è una valle serpeggiante chiamata Mosel, che ospita alcuni tra i vigneti più belli del mondo. Le coltivazioni di vigneti circondano le porte(della città) e lungo il percorso dalle strade tortuose.
Le case (raccontate) nelle fiabe dei Fratelli Grimm sono adorne come una calligrafia ornamentale. Mi ricordano il Neverland Valley Ranch. Perché? Beh, quando si è vicini al compleanno di Michael Jackson diventa quasi impossibile scrivere qualcosa su di lui. Lui è l'eroe caduto così come pure lo sono i cantastorie.
Una lezione che ho imparato da Michael Jackson: studiare assolutamente tutto e ogni cosa. Non esiste nulla che si possa definire un informazione inutile. Ascoltare e imparare, sempre. Coltivare la sete di conoscenza e nutrirsene. E proprio grazie a questa curiosità ho parlato con una enologa locale per capire il suo patrimonio unico( al mondo).


Mi ha insegnato il rapporto fra le vigne e la valle, i vigneti e i produttori di vino, il patrimonio simbiotico del luogo. Aveva la grazia di una starlet della classica Hollywood e una saggezza che può venire solo da anni di esperienza. Mi ha raccontato come ogni fase del processo di vinificazione sia strettamente vincolata alle altre, come in un abbraccio armonico: l'uomo prende dalla natura e, a sua volta custodisce il bosco che circonda la valle. Mi ha spiegato che i turisti venuti nella regione, contribuivano a creare un fondo destinato a preservare l'ambiente.
Vi chiederete che cosa questo abbia a che fare con la popolarità e musica di Michael Jackson. Beh, l'arte di Michael Jackson, come la cultura della produzione del vino in questa splendida valle, è in serio pericolo. Le nuove generazioni di viticoltori hanno scelto di abbandonare le aziende a conduzione familiare, con centinaia di anni di storia, perché spesso non riescono a far quadrare i conti, e c'è poco spazio per investire.
Non ho potuto fare a meno di cogliere un parallelo con le parole che diceva Michael Jackson, con la musica che ha fatto e i cortometraggi che ha prodotto. E' stato l'arterfice di tutto il suo lavoro - dalle sue esibizioni live (e la coreografia) al suo abbigliamento, l'aspetto e il messaggio di amore e di speranza. Anche lui è stato l'artefice delle sue lotte e ha costruito il suo business, parlando delle tribolazioni di ogni persona, delle persone colpite, ostracizzate, maltrattate. Non era in dovere. Ma lo ha fatto ed è stata un incredibile mole di lavoro.



sabato 15 novembre 2014

Michael Jackson: Studio dell'Indole contro le Caricature


Considerando quanto è vasta la famiglia MJGlobal e quanto siano istantanei i collegamenti in tutto il mondo attraverso i siti di social media, come Facebook e Twitter, su internet, siamo diventati il più grande gruppo di impatto.

Attraverso i nostri feed, arriva e tutti i giorni, una miriade di articoli e notizie su Michael Jackson , e niente ci emoziona di più del leggere le storie che parlando di come Michael Jackson e la sua arte erano, e di come sia riuscito a cambiare e influenzare la vita di molti bambini . E' ampiamente noto che Michael sentiva che la sua missione su questa terra era di aiutare i bambini malati e bisognosi in tutto il mondo. Oltre alla fenomenale "We are the World" che ha saputo sfamare (con i suoi introiti) e secondo il Dr. Wayne Dyer" metà del pianeta", Michael ha trascorso tutta la sua vita cercando di promuovere un cambiamento. Ha sostenuto la ricerca sulle vaccinazioni, ha contribuito con milioni di dollari e opere di carità, ha visitato innumerevoli reparti pediatrici oncologici, orfanotrofi e cliniche, ha finanziato e supervisionato con oltre 2 milioni di dollari, gli aiuti inviati a Sarajevo.
Quello che riusciva a toccare più da vicino, meglio dei giocattoli, dell'assistenza medica e del cibo, era il cuore di Michael, la compassione e la consapevolezza che la causa principale del loro dolore era la mancanza del sentirsi amati. I bambini avvertivano questo bagliore d'amore in Michael, non appena entrava in una stanza.

Amalia Amaki, è un artista che ha cercato di descrivere il motivo per cui i bambini erano attratti da Michael Jackson:
Aveva la "consapevolezza che niente potesse toccare un altro essere umano come l'amore. Lo sapeva e ed quello che comunicava.. pensateci .... ogni volta che entrava in una stanza c'erano bambini delle Aukland,della Nuova Zelanda o bambini della Polonia, bambini di razze etnie e lingue diverse, ma il comportamento era identico."


"Iniziavano a gravitare verso di lui. Non sapevano che era una star, ma capivano che lui li amava e questa cosa li attirava a lui, questo genere di comunicazione avviene ad un livello a volte difficile da comprendere nella normalità, tant'è che e nella normalità è più facile accada che siamo costretti ad andare via da un posto perchè i bambini piangono. Non è solo la capacità di amare, è la volontà di amare ed è la volontà di farlo in qualsiasi forma necessaria e tale a far trasmettere a qualcuno che è amato!"
Questo è il motivo per cui Michael Jackson è rispettato, ammirato, e onorato in tutto il mondo. Dopo cinque anni, la gente si chiede quando i fans di Michael Jackson "supereranno" la sua scomparsa. La verità è che non lo faremo mai, probabilmente perché lui ha trasceso questo piano terreno e ora è Leggenda. L'energia vibrazionale e la positività che ha riversato su questo nostro mondo ancora risuona e continuerà a farlo per generazioni.

Questi saggi sono stati scritti dalla quarta elementare di Somerton, nella contea di Yuma, Arizona(foto post sopra). Un insegnante di una scuola elementare è stato così gentile da condividerli sul suo facebook con questo commento.

"Proprio accanto alla mia classe di quinta elementare c'è una classe di quarta. Il loro insegnante ha appena messo una bacheca di biografie che gli studenti avevano scritto sulle celebrità. Michael è per cinque volte presente nella bacheca! Questi sono tre dei migliori(foto sopra). Michael è davvero eterno. Io non sono sicuro di quali fonti gli studenti abbiano utilizzato per ottenere le loro informazioni, ma tutte le biografie erano di fatto corrette, e molto rispettosamente scritte. "



Allo stesso insegnante è stato poi regalato(da una bambina) una sorta di libro tributo, rilegato a mano, e sulla vita di Michael Jackson, dal titolo, "La storia di Michael Jackson".

Questo dono è indicativo della apertura spontanea, della naturalezza che portava Michael verso i bambini e dove ha per altro lui stesso dichiarato di vedere Dio e dove trovava l'ispirazione per la sua creatività. Ma l'aspetto più interessante è che la bambina ha pensato di preparare quel libro perché sapeva che Michael occupa un posto speciale nel cuore del suo insegnante. Questa bambina ha fatto un regalo molto speciale mettendoci se stessa, mentre regalava questo piccolo tributo a Michael, per poi donarlo a qualcuno che lo ammira. Quale modo migliore per trasmettere il messaggio d'amore che ha dominato nella vita di Michael?

MJJJusticeProject e molti altri gruppi in difesa di Michael Jackson sanno che lo studio accademico di Michael Jackson sarà l'unico modo per le nuove generazioni di far emergere un racconto veritiero della sua vita. La maggior parte dei critici, hanno classificato Michael Jackson come un "Thriller hit maker", come se non avesse realizzato niente altro a parte questo, ma la storia dimostra il contrario.
Le recenti analisi su Michael Jackson's Dangerous, di Susan Fast, hanno ricevuto enormi recensioni e riconoscimenti per aver saputo rivalutare "in maniera assolutamente intelligente il disco di Jackson del 1991 , spesso calunniato e criticato da coloro che credono di avere una cultura elevata sull'arte di Michael Jackson."(Stereoboard).

Questa è la Nuova Ondata, un cambiamento che abbiamo aspettato di testimoniare per decenni. Per anni, sono stati disponibili davvero pochissimi libri e la maggior parte degli autori come Armond White, autore di "Keep It, The Michael Jackson Chronicles" dovevano auto-pubblicarsi a causa della palese posizione anti-MJ degli editori. Armond White insieme a Lauren Trainor si incontrarono per discutere sul suo pionieristico percorso , riguardo libri che esplorino l'arte, l'influenza e l'eredità di Michael Jackson. Parla acutamente del razzismo, di come sia stato un fattore predominante nel tentativo di creare una caricatura di Michael Jackson, piuttosto che esplorare la sua realtà. Ora, per fortuna, gli atteggiamenti sono cambiati nel campo dell'editoria e siamo in grado di esaminare il suo lavoro con l'analisi di molti studiosi di musica e affezionati. L'esplorazione della mente di Michael mentre pensava un concetto e faticosamente, con l'occhio del solito perfezionista, creava e lo completava - "Earth Song: Inside Michael Jackson Magnum Opus". Un avvocato di MJ definisce il lavoro di Vogel "Il capolavoro di un capolavoro".

Non possiamo più consentire ai media di parte di inventare una caricatura di questo uomo e farla passare come un dato di fatto. “Otherness and Power: Michel Jackson and his Media Crotics " di Susan Woodward- è un " libro che esamina le origini e le basi psicologiche dell'ostilità dei media da vicino, analizzandone alcuni fra i casi più critici , quelli scritti su Jackson "(Amazon).
Se continueremo a promuovere la ricerca ed esporre la verità di ciò che era la sua vita,preoccupandoci di parlare della sua influenza in questo mondo,sarà la prossima generazione di fan di Michael a chiedere che questa ricerca, continui.

E quella generazione, quella già capace di scrivere saggi come quelli visti nella scuola elementare, non accecata dalle insinuazioni e allusioni salaci dei tabloid, sarà in prima linea e portatrice di verità su Michael Jackson. Il suo senso degli affari, che fino ad ora non è mai stato considerato seriamente, è delineato nel dettaglio in un libro dell'editore di Forbes , Zack O'Malley Greenburg, "Michael Jackson Inc., l'Ascesa, Caduta e Rinascita di un Impero di miliardi di dollari ". Greenburg prova che Michael Jackson ha aperto la strada alla capitalizzazione sui diritti di pubblicazioni musicali, il brand, il marchio di proprietà, lasciando così un progetto ben delineato per il successo finanziario di artisti come JayZ e 50Cent.

Siamo estasiati e ispirati dalla quantità di libri e articoli analitici che esplorano il suo intuitivo approccio nell' affrontare i mali della società all'interno della sua arte, la sua incredibile filantropia ancora spesso sottovalutata e la sua missione e il messaggio per una fratellanza globale e l'unità del genere umano .


venerdì 14 novembre 2014

Tutto ciò che dovete sapere sull'autografo di Michael Jackson..

Innanzi tutto vi meritate di poter vedere un originale di Michael Jackson:

Trovo che questo autografo sia bellissimo per spontaneità di tratto e naturalezza oltre che per la grafia. Stupendo. Vorrei chiarire immediatamente che io non sono un super esperto di autografi di Michael Jackson ma ne so quanto basta per darvi dei buoni consigli o spiegarvi alcune caratteristiche basilari.
Se cercate di più, insomma volete chiedere al massimo esperto mondiale su questo argomento vi invito a cercare ROGER EPPERSON ( musicista e collezionista nonché dealer e fondatore di associazioni a protezione del collezionista ). Nessuno conosce l’autografo di Michael come lui.

Prima di tutto vorrei spiegarvi come esistano almeno due versioni riconosciute valide dell’autografo di MJ. Possiamo parlare di un autografo dell’era BAD, molto semplice, quasi scolastico, con tutte le lettere che compongono nome e cognome scritte chiaramente e ben distinte ( un po’ come quello che trovate nelle copertine di alcuni suoi album ) ed uno POST BAD come quello nell’immagine. Vorrei portare la vostra attenzione su questo autografo e soprattutto nella parte centrale.
Il cerchio che Michael forma con la fine della L di Michael e la J di Jackson è qualcosa di molto importante. Questo cerchio diventerà più grande mano a mano che Michael prenderà coscienza della sua grandezza come artista e della sua indipendenza come uomo.

In grafologia un simbolo come questo rappresenta la “MADRE” o la “CASA” e quindi mi verrebbe da pensare che nel subconscio Michael richiamasse i giorni con la sua famiglia, quelli che avrebbe voluto avere non di certo quelli che ebbe in realtà. Il cerchio che tutto racchiude credo simboleggi perfettamente la sua solitudine.





sabato 8 novembre 2014

Michael Jackson, l’uomo, l’artista e il prodotto:l’evoluzione del Business Pop, THE JACKSON SHOP

di Giuseppe Mazzola
Sin dai primi passi della musica moderna nella cultura mondiale, decine di Mega-Stars hanno stravolto i cuori del grande pubblico. Da Frank Sinatra ai Rolling Stones, da Bob Dylan a Madonna; dagli ABBA agli U2; esse hanno tutte lasciato un segno indelebile nella propria epoca, dettando mode e creando tendenze di stile, come di cultura di massa.


Tuttavia, tre sono le stelle, tra le infinite galassie, che sono andate oltre: Elvis Presley, i Beatles e Michael Jackson. Tre persone complesse e uniche, tre personalità inspiegabili, tre epoche differenti: Elvis negli anni Cinquanta; i Beatles negli anni Sessanta; Michael Jackson negli anni Ottanta. La loro influenza si è spinta oltre i limiti del mondo della musica. Sono stati dei veri fenomeni culturali, i simboli viventi di una come molteplici generazioni

E in questo trio surreale, Michael Jackson detiene un posto a parte, un trono d’onore: i Beatles erano in quattro, mentre Elvis era un artista solista ma anche il padre adottivo delle proprie canzoni. E anche se, tuttavia, come Jackson, riunisse il pubblico degli estremi (bianchi e neri, giovani e adulti, ceti sociali, politici e religiosi senza barriere), quest’ultimo era il creatore e lo strumento di ogni opera, ora musicale, ora visiva.


Per questo si può facilmente affermare che Michael Jackson è stato il più grande artista solista della storia della musica: egli era capace di scrivere melodie dal successo mondiale; cantare con una grinta ed emotività senza eguali; danzare meglio di qualsiasi ballerino andando oltre la storia e la logica della danza; immaginare mondi visionari che superavano l’idea stessa del cinema e della visione filmica.
AT03puXNon ci sarà mai più un artista come lui nel futuro delle generazioni a venire, come non ci sarà mai più un mondo capace di regalare a un solo uomo l’opportunità di essere una leggenda vivente.

Michael Jackson, il cui nome oggi è patrimonio genetico e culturale di tutta l’umanità, rappresenta il simbolo e l’emblema di una grande ed unica industria massmediatica e commerciale, che a lui ha dedicato ampie pagine in borsa e, su di lui, ha costruito uno dei più grandi imperi economici che la storia contemporanea possa ricordare.
L’industria massiccia che si sviluppa sulla sua figura (artistica e mediatica), a partire dalla prima metà degli anni Ottanta – in risposta al caso THRILLER –, costituisce un fenomeno culturale e commerciale di massa (il primo nella storia) che, sulla scia di un fanatismo quasi religioso entro canoni sociali consumistici, costruisce un impero di marketing e massificazione globale, spinto oltre la potenziale grandezza dello stesso Jackson.
L’artista così si insidia nella catena di montaggio di una nuova tipologia di pensiero, che trasferisce l’iniziale carriera musicale in un prodotto di consumo di massa, lontano dai suoi intenti artistici; sempre più vicino alla stilizzazione del proprio nome in futili suppellettili dalla tiratura milionaria, studiati e concretizzati non più nella sua più valida estetica del talento, ma sulla riduzione del nome e del volto dell’artista stesso, in schemi di vendita meticolosamente studiati (tanto quanto lo è il personaggio di Jackson), superficiali e sterilizzanti.

Era dai tempi di Elvis e dei Beatles che l’America, come la vecchia Europa, non assaporavano quel grottesco e decadente gusto biblico dal sapore mitomane; il sapore della stessa bibita sponsorizzata da Michael, dal potere centrifugo e insano; droga effimera e spettacolare per disomogenee folle dipendenti, in preda al delirio e alla generazione disturbata di un nuovo, ineccepibile, eroe sovra terreno.

Quello che avviene con Jackson è un processo di beatificazione pagana, al dire il vero suona un po’ come replica di un vecchio film anni Sessanta, interpretato da Lennon e McCartney; in cui il protagonista, una nuova cenerentola dei tempi moderni, abusata della sua infanzia e del suo talento, si arrabbia parecchio con i genitori e con la cultura del suo tempo; al punto di vendicarsi trasformandosi un po’ in superman, un po’ in Dio. A quel punto il genere umano si accorge della sua potenza e lo venera, lo idolatra; lo rende un po’ Presley e un po’ Beatles. Appare quasi scontato il destino di quelle insolite apparizioni mariane sotto vesti militari e pagliaccesche, tra isteriche acclamazioni e violente dimostrazioni di consenso.

E‘ un popolo fedele – quanto diseducato – alla logica mediazione tra persona e personaggio, agli influssi (benefici?) che una figura come quella di Jackson possa impartire; una totale astrazione tra il mondo reale e il mondo possibile che l’artista propone.

Tuttavia, ciò che rende Jackson il nuovo Zeus dell’Olimpo di cartapesta, è proprio quello status che lo pone equamente tra il possibile e il reale; gli concede il dono dell’attenzione (mediatica) e il potere della diffusione (di massa).
Su questi presupposti si fonda l’elemento cardine della sua immagine e il conseguente fenomeno di marketing e consumismo a lui legato; Jackson infatti, tra possibile e reale, soggioga la cultura di massa, come il mercato ad essa connesso, alla possibilità di una condizione reale del tutto inedita, di fantasia; dichiarata e sottilmente negata come status individuale accessibile a chiunque ne voglia fare un acquisto; una concreta e abbordabile concessione del proprio universo interiore secondo i meccanismi dei mass media.
La spiegazione della realtà mediante l’irreale; lo stesso irreale inteso come riflesso di un mondo ideale e artificiale, raggiungibile soltanto attraverso la stessa strada di Jackson, il cui unico sentiero è acconsentito solo tramite l’acquisto di un qualsiasi oggetto che rechi impresso il suo volto.

Il fanatismo ha certamente aiutato l’industria su cui egli istituì la sua dissacrata chiesa; l’eterno Peter Pan non ha mai smesso di professare il credo della giustificazione (la vecchia bugia madre dei sui fanciulleschi stratagemmi relazionali); lasciapassare a quel mondo incantevole che autorizza chiunque a sfuggire dall’accusa di blasfemia nei suoi confronti: venerare Jackson allora non è più un peccato; perché di uomo non si parla, ma di spirito e di sogno fatato che si fa carne per redimere i desideri di bambini perduti.

Ogni prodotto di Jackson, è da lui pensato come un sogno da vendere; infinite copie dello stesso sogno da far proprio, di uomo in uomo, di paese in paese, da una parte all’altra del mondo; tutti i sogni in una scatola; sintetizzata dal suo nome e dal suo volto, innalzati alla poesia e all’arte, sfruttando egregiamente una genialità e un talento fuori dal comune, che si palesa in quei toni forti e decisi quanto la sua determinazione di supremazia; eppur sfumati e indefiniti come i confini (quasi impercettibili) che intercorrono, nella massa, di uomo in uomo, quando si manifestano nella coscienza dell’individuo.

Spetta un merito al Re del Pop; il suo sogno, democratizzato al mondo intero, ha gettato le basi per quell’ambizioso progetto umanitario mai raggiunto a compimento sotto altri aspetti (politici) più delicati. Egli ha reso la massa un’unica forma, la forma di tutti; denudandola del valore proprio per renderla aderente a chiunque; ha reso questa unica forma, la forma del’individuo, singolo e intimo; per concedere il lusso a chiunque di far proprio un mondo estraneo e godere dei suoi benefici visionari; poi ha preso questa duplice forma e ogni individuo che se ne è appropriato, e li ha radunati tutti sotto lo stesso palco: infiniti individui che diventano massa; con una medesima copia della forma tra le mani, nella testa e nel cuore....


Tutti uguali (sotto il suo regno) eppure diversi (nella cultura e nella storia). Jackson ha unito le masse come mai fino ad allora era riuscito nessun uomo politico o socialmente impegnato. Ha preso di stesso quella parte buona (mescolata totalmente col talento) e l’ha donata a tutti democraticamente; in risposta, la popolazione l’ha accolto, prima intimamente e successivamente socialmente, e si è ritrovata ovunque, in ogni angolo del globo, come una grande comunità multietnica, accomunata da un unico comune denominatore, Jackson.
Si definisce un fenomeno sorprendente; egli non rappresenta più un popolo, ma tutti i popoli; un raro caso di appartenenza vivente all’umanità, al suo dna, alla storia comune (eppur lontana e indiretta) dell’uomo.

L’industria mediatica e commerciale che ruota intorno alla figura di Jackson, prima ancora di edificare le sue fondamenta sulle glorie centrifughe del personaggio, implode nella formazione dell’individualità di Jackson stesso; che agli inizi degli anni Ottanta, negli anni in cui egli forgia il suo status per intrinseco riscatto morale (diviso tra persona e personaggio), a ridosso di un passato familiare e artistico rinnegato; include tra gli strumenti di formazione (e conquista), gli efficaci congegni già collaudati e avviati del mondo e del pensiero dei mass media e del consumismo commerciale.

Sugli escamotage da baraccone che egli innalza come mura di difesa dal proprio intimo disagio, Michael tesse delle spesse e intricate trame di allucinazioni e illusioni, riadattate al mondo dello spettacolo e dell’intrattenimento; viaggiando sempre più in là, oltre i confini umani che impedivano ai suoi desideri di definirsi aperti, alle sue pulsioni di realizzarsi.
Jackson si reinventa, come abbiamo già constatato, per un intimo e fragile bisogno di riscatto; eppure, quella sua continua ostentazione di una spettrale infanzia persistente e perseguitante, voltata al poetico e all’ammiccante, non gli impedì di perdere di vista il valore del denaro e la potenza che da esso ne scaturisce.

Associò con altrettanta infantilità il proprio talento (ormai indiscutibile) con i media; che fino ad allora l’avevano sostenuto e protetto, agevolandone l’immagine pubblica e finanziaria.
Jackson conosceva bene le leggi del mercato, specie del suo; e al sorgere del nuovo decennio (gli anni Ottanta), conosceva bene anche i propri obiettivi di realizzazione e mitomania.
Indiscutibilmente il talento lo aiutò; altrimenti non si potrebbero spiegare le innumerevoli novità introdotte da lui in così breve tempo, ma egli andò oltre; si spinse controtempo verso il monopolio della cultura stessa.

Da cantante ed intrattenitore quale era, egli si immaginò su un livello molto alto, quello dell’incorruttibilità intesa come arte pure e creatrice.
A pensarci bene Jackson era, in fondo, unico figlio di se stesso, l’unico a cui dire grazie – in questo momento di re-invenzione – per il proprio successo; incontaminato e all’improvviso diseducato da quell’importante storia nera americana che gravava sulle sue canzoni. Fece di se un venditore di sogni, quelli a lungo cantati ed esibiti sul palcoscenico; pretese l’abolizione della comprensione; quando arriva Jackson non c’è più niente da capire, c’è solo un sogno da comprare. Giusto o sbagliato, questo era l’affare che proponeva.
Michael Jackson, come quell’indifeso e solitario alieno venuto dalla luna di cui ne cantò le sorti – E.T. -, scese sulla terra del supermarket mondiale, e si mise a vendere le stelle.

“[La sua musica è] la più caratteristica conferma di quello stile di vita insano e imposto, che gli Stati Uniti stanno cercando di diffondere nel resto del mondo come riflesso e manifesto di una società tanto potente e rassicurante, quanto democratica e deificante.

[Il video di Thriller] è un mortificante e subliminale atto fascista, un fascismo reso nella sua forma più estrema e forse ancor più subdola del vero antico regime; il suo intento è stato elevato a quei livelli di comunicazione ingannevole e politicamente scorretta dei quali, il governo americano, crede di potersene avvalere, per distogliere l’attenzione dai veri problemi che affliggono, non solo l’America (che poverina…oggi ha bisogno di un nero effeminato che fa danzare la gente vestendosi come una vecchia attrice dei vaudeville, per difendersi dalla verità che la sta facendo affondare), ma tutto il resto del mondo, ormai accecato e soggiogato dalla nuova bambolina messa in svendita dalla Casa Bianca. Reagan pensa che che regalandoci un sogno falso quanto le sue azioni, possa farci dimenticare la realtà, arricchendo le casse delle sua economia, vendendo dischi e cose inutili.
Thriller di Michael Jackson è uno strumento fascista in mano all’America; costringe la massa con forza e violenza, ad apprezzarlo come una droga da cui dipendere; egli vuole che il mondo dipenda da Michael Jackson, facendo di lui il rappresentante di un paese alla deriva che, purtroppo, adesso rappresenta una grande parte del mondo.
Jackson, ignaro, sottomette le categorie più deboli, i giovani e gli anziani; costringe la categoria dei forti ad accontentare i primi ed assecondare i secondi; La sua tarchiata diffusione nella rete musicale MTV [essa più americana e persuasiva di lui]; nei negozi di musica e negli scaffali dei supermercati, obbliga chiunque a ricrearsi un luogo, attorno a sé, basato sull’ossessione del suo volto.
Thriller e Jackson reprimono il pensiero, impongono al godimento errato di questa mania più maligna del loro intento, e non si può parlare d’altro…”
Sovietskaya Kultura, Quotidiano culturale ufficiale dell’U.S.S.R.
19 Giugno, 1984

Questo articolo apparso nella rivista culturale ufficiale russa, nel lontano 1984, accusa Jackson di essere diventato uno strumento in mano alla politica di Reagan, per distogliere lo sguardo dai concreti problemi, non solo del suo paese, ma del mondo intero. Che Jackson ne fosse consapevole (o d’accordo) non è facile verificarlo; egli fu sempre attento a stare lontano da prese di posizioni politiche, per meglio essere gradito e accettato dalle diverse realtà mondiali, più come ideologia umana che come rappresentante di un ideale sociale. Eppure, inconsapevolmente, questo articolo da un’idea ben chiara della diffusione mediatica (e del suo potere) non solo negli Stati Uniti, ma in tutto il resto del mondo.

Quando questo articolo va in stampa, Jackson ha da poco compiuto il suo miracolo artistico con la rivoluzione musicale e visiva di Thriller; non curante della pesante critica mossa dal paese sovietico; egli prosegue il suo percorso entrando ufficialmente (e totalmente) nel mondo del mercato.

I soldi, prima di tutto; Jackson ne guadagnò tantissimi; con le vendite dei suoi dischi ma non solo. Cercò, come mai nessun altro artista prima di lui, di fondersi totalmente con le leggi del mercato, invadendo davvero come un dittatore, ogni area possibile. Lo fece per un nobile fine, l’allontanamento dal padre per riconquistare la propria felicità; ed allora la sua politica di espansione si fece verticale; statica e ossessiva fino alla vetta più alta del suo campo di battaglia.

Ma l’espansione del suo mercato, come del suo fine, debordò con l’aumento della sua credibilità; l’espansione si fece orizzontale, sterminata, mondiale.
E’ curioso notare come, all’origine del suo impero, non ci sia un fine economico davvero dominante; Jackson voleva solo reinventare la propria persona in un mondo ideale proprio; ma il suo talento lo portò a un narcisismo mitomane che diede i suoi frutti.
Questo spiega perché, ogni contratto firmato, tutte le sue sponsorizzazioni ed immissioni nel mercato, si rivelarono sempre come manifestazioni della propria gloria; battaglia allegorica a suon di slogan e spot televisivi; che l’hanno trasformato davvero in un dittatore buono e sorridente monopolizzante.

Ho citato la saga Pepsi, che dal 1984 fino al 1992, l’ha visto testimonial della celebre bibita; dando risultati eclatanti per la multinazionale (che superò in vendite la divina Coca Cola); ma diede soprattutto a Jackson il potere di strumentalizzare i media e i suoi strumenti, per enfatizzare il suo personaggio; che secondo la sua logica di intenti, era ormai la sua unica persona.
Ecco allora che uno spot di un minuto per la Pepsi, in realtà, diventa il prodotto perfetto dell’artista Jackson: lo spot diventa short film, di cui egli ne era il padre; il prodotto lascia il posto al carisma e al talento del Re Mida, che finge di mettersi in gioco ma in realtà nasconde quell’asso piglia tutto, spiegato con un talento che la bibita gassata gli permette di mostrare ogni giorno, ininterrottamente, in tutte le TV del mondo.
Jackson dunque capì che, questa via, gli permetteva di essere pagato per manifestarsi nei piani più alti, secondo una struttura che, per renderla possibile, avrebbe lui stesso dovuto pagare, sperando in una visibilità non alla pari.

Un genio della comunicazione visiva; non c’è che dire. Il suo fu il primo caso di psicologia inversa applicata alla logica dei mass media; aprì la strada all’uso dei nuovi mezzi di comunicazione all’arte e, conseguentemente, rese questi stessi strumenti affini ad essa; tanto che da questo momento si può tranquillamente parlare di una nuova espressione artistica, quella mediatica; la pubblicità come nuova forma d’arte, più vicina al supermercato che ai musei.

Da quel momento Jackson non abbandonò mai più i media, facendosi padrone della loro influenza; ma al tempo stesso anche oggetto passivo della loro politica d’interessi.
Non smentì mai i gossip che lo citavano in giudizio, ne si difese dalle presunte gogne che lo volevano ora omosessuale, ora ipocondriaco impazzito; comprese alla lettera il potere che, qualsiasi forma di pubblicità, avrebbe potuto giovare gratuitamente con una rapidità inaudita, all’espansione della sua visibilità; e lasciò che i media facessero il proprio gioco di pettegolezzi e false verità; attendendone la maturazione, per poi raccoglierne il succo e rispondere – ai media come al pubblico famelico di tabloids – con la sua verità; nel modo a lui più congeniale; una smentita disprezzante di quel mondo che, seguendone le redini, nel silenzio ne ha giovato a lungo, e proprio con quel silenzio ne ha ritardato l’effetto apparente ma ingannevole di disinteresse; una smentita che poi ha ribaltato e rovesciato in affermazione; con un nuovo (casuale?) prodotto più coerente al suo intrattenimento.

Altro passo geniale il suo, lasciar credere ai media ciò che la gente vuol comprare e criticare; mai smentire; mai metter fine al gioco; tutto ciò equivale alla pubblicità eterna del suo nome e alla promozione più ardita della sua carriera.
Conquistare la prima pagina, giorno dopo giorno, costava tanto a una casa discografica per promuovere un artista; Jackson aveva tutto ciò gratis; e appena un uovo disco era pronto; ecco che puntualmente arrivava la smentita (indiretta), attraverso quelle megalomani contraddizioni che lui, nel frattempo aveva già elargito come modello indissolubile, negli spot pubblicitari come nei colossali videoclip.
Questo ha comportato, nella sua carriera, una persistente e mai interrotta promozione delle sue doti artistiche e della sua figura, sia come personaggio che come persona. L’ha condotto e ridotto a una responsabilità pubblica e sociale degna di un capo di stato; la sua mitomania, legata a quell’antico bisogno di affermazione e riscatto, l’ha reso più vicino a un dittatore dai toni disneyani, che a un qualsiasi uomo di spettacolo.
I risultati li conosciamo tutti.

Alla fine degli anni Ottanta, Jackson ha venduto centinaia di milioni di dischi in una sola decade; ha battuto ogni record possibile; ha stravolto e innovato il mondo della cultura contemporanea innalzandola a livelli inimmaginabili; si è reso il volto più noto e identificabile di tutta l’umanità, scivolando velocemente dalla propria individualità verso un fiume di collettivo anonimato.

 Jackson è così diventato l’artista più influente e popolare che la storia ricordi; il suo potere supera il suo ruolo artistico; la sua fama va oltre ogni spiegabile fenomeno sociale; il suo volto e la sua storia aderiscono perfettamente in quel gioco strumentalizzante dei media, capace di vendere tutto, persino gli ideali e colui che li partorisce.
Nella satura società del mercato dell’era contemporanea; Jackson si affaccia al mondo come continua sintesi di se stesso, rivisitazione delle proprie gesta per un ideale di opera perfetta che, se mai non raggiungerà, lo porterà a imprese che sfiorano la perfezione.

Un’icona, la sua storia e le sue scosse alla società, che nel traboccante mondo del commercio di massa (e quindi Pop), continuamente disturbato da un popolo selvaggio bulimico e compulsivo, cercherà nuove vie di compensazione ai vuoti non ancora colmati.

Un’icona, la sua storia e le sue scosse alla società, che nel traboccante mondo del commercio di massa (e quindi Pop), continuamente disturbato da un popolo selvaggio bulimico e compulsivo, cercherà nuove vie di compensazione ai vuoti non ancora colmati.

La musica, lo stile, le rivoluzioni da lui apportate, si restringono sempre di più nel suo volto e nel perimetro della sua materia; la stessa esile massa plastica che, affiancata al logo della Pepsi, nel 1988 promuoveva il trionfale Bad World Tour; che fino alla fine dei suoi giorni, stilizzerà sempre di più; il suo corpo e la sua musica si sterilizzano entro statiche pose di danza esasperate fino al riconoscimento assoluto; imposte con il vecchio rito – ormai per lui essenziale – dell’accanimento mediatico; quell’universo complesso (incomprensibile persino per lui), si fa sempre più ridotto e lontano dalla realtà visiva a lui cara (realtà che, in fondo, ha sempre negato e respinto); la sua fede nell’immagine perfetta e visionaria, si converte al rito pagano del simbolo; la sua identità migra ulteriormente di pianeta in pianeta; allontanatosi dal mondo reale per approdare in quella sua Isola incantata dove adesso vola, sorvola, in quel mondo per lui più divino: la fabbrica di plastica degli ideali ben confezionati.

Michael Jackson diventa un prodotto egli stesso; il perfetto status finale di tutta la sua esistenza; l’approdo felice dopo una dissanguata fuga dentro e fuori l’Isola che non c’è. Quella fabbrica, finalmente, gli permetterà l’immortalità; continue auto celebrazioni in quantità industriale; l’onnipresenza sostituisce il genio; la serialità ne minaccia l’unicità; ma gli permetterà di essere desiderato e posseduto tute le volte che la massa lo vorrà; durante e oltre la sua reale condizione umana. Non è un caso che la stessa Pepsi, lo abbandoni con indignazione nel 1993, in seguito alle infamanti accuse di abusi sui minori.

Sono le dure leggi di quel mondo Pop ipocrita che Jackson stesso ha creato; un amore, quello tra Pepsi e Jackson, opportunista e bugiardo tanto quanto quell’immensa bugia buona che sta alla base delle pubbliche relazioni del Pop. Il potente Jackson, resta pur sempre un prodotto, ma rimane un uomo solo, e si sa…ogni prodotto ha una scadenza, ogni uomo ha una coscienza.
Il prodotto seriale simil Jackson è l’opera perfetta e d’eccellenza, alla quale lo stesso Jackson avrebbe ambito per la realizzazione del suo progetto divino.
Spariscono dai suoi dischi le fotografie, troppo vicine alla realtà; a partire dal 1991, con l’abum Dangerous, ci saranno soltanto illustrazioni e simboli a mediare tra lui (con la sua musica) e il mondo.
Nei suoi video apparirà sempre più spesso come un liberatore di una patria surreale, il redentore – mai sepolto – dei bambini perduti e dei loro giochi nascosti; l’elfo inarrestabile custode della satanica danza dell’immortalità. Sul palcoscenico apparirà come un eterno alieno (e alienato) in continuo viaggio, dentro e fuori di sé, dandosi in pasto all’indefinito e approssimativamente ben conteggiato universo massificato; preservando l’immenso alla sua intimità che sembra non essere minacciata dai limiti umani.

Appaiono sugli scaffali bambole, salvadanai, portachiavi, impianti hi-fi, profumi, bibite, tavolette di cioccolato, videogames; tutti ricondotti (e sempre celebrativi) al suo nome e alla sua dittatura pacifica; tutti però predisposti ad annullare, da lui, ogni traccia di contatto umano (ma non con l’umanità).

Così, mentre l’industria musicale ne celebra il genio, il mercato mondiale ne loda l’immagine; nelle isole caraibiche di Saint Vincent (a nord di Grenada nell’arcipelago delle Antille) vengono emessi francobolli a lui dedicati, i primi a celebrare una personalità ancora in vita – esempio poi seguito nel resto del mondo; dalla Russia alla Spagna, dalla Repubblica Ceca al Sud Africa.

Le multinazionali Levis’ e Kellogs, stampano dei vinili promozionali (oggi ricercatissimi dai collezionisti) facendosi sponsor loro stessi di Jackson, che utilizzano poi come attrattiva da packaging; vengono messi in commercio i “Michael’s Pets”, la serie degli animali di stoffa modellati sullo zoo del cantante in dieci modelli differenti; le prugne californiane Raisin adottano Jackson come frutto-figlio al prodigo; la celebre casa di moda sportiva L.A. Gear lo recluta come stilista e testimonial di punta (fig. 54); il mondo dei cartoons, con la celebre famiglia della preistoria, The Flinstones Kids, dedica una puntata al Re del Pop, con i giovani Fred, Barney, Wilma e Betty che cercano di raggranellare i soldi per assistere al concerto di Michael Jackston (Michael acconsente che la sua canzone Beat It venga rielaborata con un nuovo testo che inviti i giovani a stare lontani dalla droga); mentre i Simpson dovranno vedersela con un personaggio gigantesco, bianco e con disturbi mentali, che crede di essere Michael Jackson e canta Billie Jean e Ben; duettando con Bart intonando Happy Birthday Lisa, mentre la folla di Springfield assedia la loro casa (Michael prestò la voce componendo il brano che accompagna l’episodio).
E la lista potrebbe continuare all’infinito…


Il miracolo si è compiuto; Michael Jackson è diventato finalmente l’idea e lo sponsor di Michael Jackson; quello con la minuscola “c” cerchiata del simbolo del copyrights; la sua sensibilità si è trasformata e propagata in infinite stampe; la sua identità abusata si è lasciata violare nell’anonimato della persistenza ripetitiva, annullando finalmente, sugli scaffali, i suoi dolori.
Non c’è più niente e nulla che lui non possa fare, se non ripetersi all’infinito; nulla che lui possa essere se non pensarlo e mandarlo in stampa.
E’ questo quello che davvero rende un genio indiscusso un mito.
Oggi, probabilmente, diremo che la risposta è si.

Perché quando un bambino viene rinchiuso in un’accecante gabbia dorata, cresce in quella cattività fiabesca del mondo dell’entertainment, spogliandosi della propria identità per una bugia di lusso, fa del suo stesso genio un arma autolesionista per lenire i dolori della mente e del cuore; il tempo, la storia, il genio stesso che muove le stelle e i pianeti del suo turbolento firmamento, trovano l’ordine divino nella continua ricreazione di se stesso; nella camaleontica persistenza della memoria, violentata e rigettata nell’anonima bolgia di affamati che di lui si nutre; per un sorso in più di oscuri pensieri da non dichiarare, ne dispensare nella menzogna; attraverso quella chiave di libertà che è la plastica in sostituzione di se stesso, che lo cristallizza nel tempo e nello spazio, senza una fine, senza una meta.

E allora il mito si palesa, si rafforza, si imprime nella cultura e nella memoria genetica di tutti.
Nel momento in cui Jackson è diventato un prodotto, in quello stesso momento…i sovrani delle multinazionali e le finanze dello stato mondiale, hanno esultato di questa gaia schiavitù; una prigionia bramata e compresa, che l’ha finalmente, per la prima, reso un uomo libero.
Michael Jackson, per la prima, volta, ha ceduto il trono della bugia ai suoi surrogati in saldi; l’ennesimo spot televisivo gli ha finalmente assegnato una medaglia al merito…il merito del silenzio.
E in silenzio, si sa…le bugie non si dicono.

Testo estratto da “KINGS OF POP – Da Andy Warhol a Michael Jackson . La glorificazione della cultura Pop come compensazione alla caducità dei valori individuali nell’era del consumismo, dagli anni Cinquanta ai giorni nostri. Edificazione e demolizione del mito nella cultura mass-mediatica: dall’automatismo di Andy Warhol alla mitomania di Michael Jackson; riflessi e riflessioni sui redentori dell’inappetenza americana. Il fenomeno Michael Jackson: il genio, l’artista, l’icona. Analisi storica, artistica e sociale del caso Jackson nella cultura contemporanea”, di Giuseppe Mazzola, Palermo, 2010.
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