martedì 20 maggio 2014

Il potere incompreso nella musica di Michael Jackson - Joseph Vogel


La sua influenza rivela oggi che lui sia uno dei più grandi creatori di tutti i tempi, ma l'arte di Jackson - come quella di molti artisti neri - non ha ancora trovato il pieno rispetto che merita.

Oltre 2 anni e mezzo dopo la sua prematura scomparsa, Michael Jackson continua ad intrattenere. Il popolare Michael Jackson Immortal World Tour del Cirque du Soleil sta attualmente attraversando in lungo e in largo il Nord America, mentre un recente episodio di Glee a tema Jackson ha fatto guadagnare allo show un aumento del 16% dell'audience e gli ha fatto ottenere le vendite musicali più alte della stagione. Anche lo show del SuperBowl di Madonna evocava di nuovo una tendenza iniziata da Jackson.

Ma c'è un'altra parte fondamentale dell'eredità di Jackson che merita attenzione: il suo ruolo pionieristico come artista afro-americano che lavora in un settore ancora afflitto da segregazione, rappresentazioni stereotipate, o poca rappresentanza.

Jackson non si è mai fatto nessun scrupolo riguardo le sue aspirazioni. Voleva essere il migliore. Quando il suo album di grande successo "Off the Wall" (nel 1981 l'album best-seller per un artista nero) è stato disprezzato ai Grammy Awards, ha solo alimentato la volontà di Jackson di creare qualcosa di megliore.

Il suo album successivo, "Thriller", è diventato l'album più venduto da un artista di qualunque razza nella storia dell'industria musicale. Ha anche vinto un record di 7 Grammy Awards, ha infranto le barriere del colore(della pelle) alla radio e in TV, e ha ridefinito le possibilità della musica popolare su scala globale.


Eppure tra i critici (soprattutto i bianchi) lo scetticismo e il sospetto sono solo aumentati. "Non sarà perdonato tanto rapidamente per aver cambiato così tante cose", aveva predetto James Baldwin nel 1985, "perché ha dannatamente raggiunto il massimo, e l'uomo che ha sbancato il casinò di Monte Carlo non è comparabile a Michael."

Baldwin si è mostrato quasi profetico. Oltre a una marea di azioni per metterlo in ridicolo riguardo la sua intelligenza, la razza, la sessualità, l'aspetto e il comportamento, anche il suo successo e l'ambizione sono stati utilizzati dai critici come prova che gli mancava serietà artistica.

Le recensioni spesso descrivevano il suo lavoro come "calcolato", "vacuo" e "superficiale". Istituzionali critici rock come Dave Marsh e Greil Marcus notoriamente accantonavano Jackson come il primo grande fenomeno della musica popolare il cui impatto è stato più commerciale che culturale. Elvis Presley, i Beatles e Bruce Springsteen, sostenevano, hanno sfidato e rimodellato la società. Jackson semplicemente vendeva dischi e intratteneva.


Non ci dovrebbe volere un grande sforzo per cogliere le sfumature razziali in una simile affermazione. Storicamente questo accantonare gli artisti neri (e gli stili neri) come in qualche modo privi di sostanza, profondità e importanza è vecchio quanto l'America. Era la menzogna che cantavano i menestrelli .


Era una critica comune degli spirituals (in relazione agli inni tradizionali), del jazz negli anni '20 e '30, del R&B negli anni '50 e '60, del funky e disco negli anni '70, e dell'hip-hop negli anni '80 e '90 (e ancora oggi).

I critici culturali non solo non riconoscevano inizialmente la legittimità di questi nuovi stili e forme musicali, ma avevano anche la tendenza a ignorare o ridurre le conquiste di uomini e donne afroamericani che hanno aperto loro la strada. Il Re del Jazz, per i critici bianchi, non era Louis Armstrong, era Paul Whiteman, il Re dello swing non era Duke Ellington era Benny Goodman, i Re del Rock non erano Chuck Berry o Little Richard, era Elvis Presley.


Tenendo conto di questa storia di incoronazione bianca, è opportuno prendere in considerazione il perché facessero riferimento a Michael Jackson come il Re del Pop. Certamente i suoi successi meritavano tale titolo. 
Eppure, fino alla sua morte nel 2009, molti giornalisti insistevano nel fare riferimento a lui come "l'autoproclamatosi Re del Pop". 

Infatti, nel 2003, Rolling Stone si è spinto sino a riassegnare ridicolmente il titolo a Justin Timberlake. (Per continuare con questo modello storico, proprio l'anno scorso la rivista ha messo a punto una formula che ha incoronato Eminem, su Run DMC, Public Enemy, Tupac, Jay-Z o Kanye West, come il re dell'Hip Hop).


Jackson era ben consapevole di questa situazione e costantemente opponeva resistenza. Nel 1979 "Rolling Stone" eliminò una storia dalla copertina, sul cantante, dicendo che non pensava che Jackson meritasse di stare in copertina. "Mi è stato detto più e più volte che i neri sulle copertine delle riviste non fanno vendere copie," disse un esausto Jackson ai suoi confidenti. "Ma aspettate. Un giorno quelle riviste verranno a mendicare per un'intervista". aggiunse.


Jackson, naturalmente, aveva ragione (il direttore di Rolling Stone Jann Wenner in realtà inviò una lettera di disapprovazione verso se stesso riconoscendo la negligenza nel 1984). E nel corso degli anni 80, per lo meno, l'immagine di Jackson sembrava onnipresente. Tuttavia, nel lungo periodo, la preoccupazione iniziale di Jackson sembra legittima. Come mostrato nel resoconto pubblicato di seguito, le sue apparizioni sulla copertina di "Rolling Stone", il rotocalco musicale più visibile degli Stati Uniti, sono molte meno rispetto a quelle di artisti bianchi:

John Lennon: 30
Mick Jagger: 29
Paul McCartney: 26
Bob Dylan: 22
Bono: 22
Bruce Springsteen: 22
Madonna: 20
Britney Spears: 13
Michael Jackson: 8 (2 sono state dopo la sua morte, una comprendeva anche Paul McCartney)

E' davvero possibile che Michael Jackson, probabilmente l'artista più influente del ventesimo secolo, abbia meritato meno della metà delle copertine di Bono, Bruce Springsteen e Madonna?

Naturalmente questo disprezzo non si limitava alle copertine delle riviste. Si estendeva in tutti i domini dei media su stampa. In un discorso del 2002 ad Harlem, Jackson non solo ha protestato contro gli affronti personali, ma ha anche espresso chiaramente come lui si inserisse in una stirpe di artisti afroamericani che lottano per il rispetto:
"Tutte le forme di musica popolare dal jazz all'hip-hop, al bebop, al soul (provengono dall'innovazione nera). Se si parla di balli diversi dal catwalk, a jitterbug, al charleston, alla break dance - tutte queste sono forme di danza nere. Cosa sarebbe (la vita) senza una canzone, senza una danza,la gioia e le risate, e senza la musica. Queste sono cose molto importanti, ma se andate nella libreria dietro l'angolo, non vedrete una persona nera sulla copertina. Vedrete Elvis Presley, vedrete i Rolling Stones . Ma noi siamo i veri pionieri che hanno dato vita a tutto questo".

Mentre c'è sicuramente un po' di retorica nella sua dichiarazione "non una persona di colore sulla copertina", il suo puntare il dito più ampio sulla rappresentazione gravemente sproporzionata(di bianchi sui neri) nella stampa era senza dubbio accurato. I libri su Elvis Presley sono più numerosi di quelli su Chuck Berry, Aretha Franklin, James Brown, Ray Charles, Marvin Gaye, Stevie Wonder e Michael Jackson messi insieme.


Quando ho iniziato il mio libro , "Man in the Music: la vita creativa e il lavoro di Michael Jackson" nel 2005 non c'era un libro serio incentrato sulla produzione creativa di Jackson. Infatti, alla libreria locale Barnes & Noble sono riuscito a trovare solo due libri su di lui, nient'altro. Entrambi trattavano degli scandali e delle polemiche della sua vita personale.


Sembrava che l'unico modo per Michael Jackson di ottenere una copertina fosse essere presentato come un mostro, una curiosità, uno spettacolo. Anche le recensioni dei suoi album dopo Thriller erano focalizzate sul sensazionalismo ed erano prevalentemente banalmente accondiscendenti, se non apertamente ostili.

Naturalmente, questo scarso interesse non riguardava solo la razza. I pregiudizi erano spesso più sottili, velati e codificati. Erano avvolti insieme con la sua diversità in generale e fusi con il "Wacko Jacko" creato dai media. Inoltre, come Baldwin astutamente osservava, c'erano preoccupazioni non del tutto estranee verso la sua ricchezza e fama, preoccupazioni per le sue eccentricità e la sua sessualità, presunta confusione per i suoi cambiamenti di aspetto, disprezzo per il suo comportamento infantile, e paure riguardo al suo potere....

(CONTINUA)
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FONTE ORIGINALE:
The Misunderstood Power of Michael Jackson's Music


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